Vittorio LussanaSiamo grossomodo favorevoli all'idea esposta in questi giorni dal ministro della Difesa, Roberta Pinotti, per una reintroduzione del servizio militare di leva, affiancato ovviamente anche dall'opzione civile. Evitando, però, di ripristinare 'sic et simpliciter' quel che vi era prima dell'abrogazione, ovvero una condizione in troppi casi caratterizzata da 'nonnismi', disorganizzazione e paghe bassissime. La funzione dell'Esercito italiano e delle nostre Forze Armate non può certo essere, all'alba del terzo millennio, quella della semplice difesa dei nostri confini nazionali, oppure delle guerre di 'posizione' dei primi del '900. Dunque, bisognerebbe incardinare una riforma più ampia e complessiva, finalizzata ad attualizzare e modernizzare compiti e funzioni. Il 'nonnismo' della Naja non era un fenomeno di massa, bensì riguardava alcune minoranze di soldati perennemente annoiati poiché privi di incarichi o qualifiche. Chi, come il sottoscritto, ha potuto svolgere funzioni più specifiche e specializzate, ha avuto modo di prendere il meglio da quell'esperienza, soprattutto sotto il profilo autorganizzativo e dell'applicazione costante di regole e princìpi. Chi veniva bene addestrato e specializzato tramite apposite 'scuole' e 'corsi', di certo non aveva tempo per perdersi in facezie, o nell'organizzare scherzi di cattivo gusto ai danni dei propri commilitoni. Inoltre, oggi si potrebbe ricorrere all'impiego operativo anche delle ragazze, le quali potrebbero svolgere un ruolo non indifferente di democratizzazione interna e di 'sdrammatizzazione' psicologica nei momenti difficili: eventualità sempre presenti nei nostri distinti corpi armati. Insomma, l'idea del ministro Pinotti, una 'maschiaccia' genovese con la testa sulle spalle (per una volta, vivaddio...) non è affatto peregrina. Quel che manca, oggi, a molti giovani, è proprio un punto di riferimento. E la maggior parte di loro, nel momento e nella misura in cui si ritrovano di fronte a regole chiare e obiettivi concreti, finalmente riescono a sentirsi, anche sotto il profilo psicologico, nel proprio 'elemento' come pesci nel mare. Il problema italiano non è la mancanza di regole, bensì quello delle troppe contraddizioni insite nella nostra società attuale. L'Italia non sta solamente attraversando una profonda crisi economica, ma proviene anche da una lunghissima transizione culturale, ideale e morale. Pertanto, provare a riconsegnare allo Stato il proprio ruolo di stimolazione del senso del dovere individuale può essere una delle soluzioni praticabili. Il servizio di leva e quello civile possono servire ai nostri giovani per conoscere meglio se stessi e tornare ad amare, con maggior convinzione e altruismo, i nostri valori più autentici e profondi, al fine di aver cura del nostro immenso patrimonio artistico e culturale con spirito e funzioni, finalmente, più consapevoli e coerenti.




Direttore responsabile di www.laici.it e della rivista mensile 'Periodico italiano magazine' (www.periodicoitalianomagazine.it)

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Cristina - Milano - Mail - martedi 16 maggio 2017 12.52
Sono d'accordo! Forse un insegnamento vero e una disciplina consapevole potrebbero essere importanti per le nuove generazioni. Anche se il primo esempio di questi pseudopolitici dovrebbe essere esplicativo...Perche', al di la' delle chiacchiere e dei proclami, fondamentale e' il comportamento di chi vuole insegnare qualcosa...ma qui incorriamo nelle suddette "contraddizioni"..
Renzo - Volterra (Italia) - Mail - martedi 16 maggio 2017 1.1
Torniamo indietro così.... senza nessuna idea di che cosa fare.... che roba questo governo.... invece di andare avanti... Ragazzi che ministri...siamo proprio dei somari....
Carlo Cadorna - Frascati - Mail - lunedi 15 maggio 2017 18.43
Essendo stato un attore del periodo della leva obbligatoria posso fare alcune osservazioni con cognizione di causa: nel periodo dalla fine anni '50 al '97, per valutazione della NATO noi avevamo soltanto un reparto efficiente (ma con molti difetti): la brigata paracadutisti. Questo perché vi era nella classe dirigente politica e, di conseguenza, militare un diffuso disinteresse. La conseguenza è stata la facilità con la quale si poteva essere esonerati, i molti militari impiegati in compiti che non erano i loro, il pessimo funzionamento delle scuole di specializzazione, la mancanza parziale o totale di un addestramento serio. I primi responsabili erano i comandanti di compagnia essendo anche l'ultimo livello di comando ad avere un potere effettivo nei confronti dei soldati. Le forme di nonnismo sono quindi da addebitarsi o alla loro incapacità od al loro disinteresse. La leva aveva funzioni importanti: accertare l'effettivo stato fisico dei ragazzi (l'80% ha dei problemi fisici ma non lo sa), prepararli alla vita, non solo militare, fisicamente, moralmente e sul piano della convivenza civile per essere pronti ad assolvere i numerosi compiti che le leggi gli assegnano (molti non propriamente militari). Lo sfascio dell'istituzione della famiglia e della scuola ha aumentato quelli dell'istituzione militare. Riprendere oggi il servizio, militare o civile che sia, sarebbe quindi positivo purchè venga organizzato e condotto con serietà.
Roberto - Roma - Mail - lunedi 15 maggio 2017 13.16
Annamo bene......


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