E adesso sono tutti sono
'macronisti'. Tralasciando per un momento i nostri
(molti) vizi e le nostre
(poche) virtù, veniamo subito al
'punto' del coerente
'europeismo' espresso, durante la propria campagna elettorale, dal nuovo presidente della Repubblica francese,
Emmanuel Macron. Questo è un elemento dell'attuale dibattito politico che riteniamo
fondamentale, poiché dimostra come i cittadini preferiscano un tasso di
coerenza e di
chiarezza, nei princìpi e nelle indicazioni strategiche che s'intendono rappresentare, che non ammette
mediazione alcuna. Se si è favorevoli al
sogno europeo, allora si deve dimostrare il coraggio politico di
difenderlo senza infingimenti, poiché ciò rappresenta un elemento di
convinzione e di
onestà intellettuale assai apprezzato dai cittadini, a fronte del
sospetto tentativo di molte forze politiche di scaricare ogni colpa, comprese le proprie, su di un comodo
'parafulmini'. Oltre a ciò, l'abbattimento progressivo dei
dazi doganali effettuato
dall'Unione europea e il successivo allargamento della stessa
Ue, avvenuto nel gennaio del
2005, ha indubbiamente prodotto alcuni
squilibri macroeconomici che hanno condotto i ceti
conservatori e le forze
reazionarie a chiedere nuove forme di
protezionismo, al fine di difendere i mercati interni dei singoli Stati membri. Ma spesso, se non quasi sempre, si tratta di
banalissima ipocrisia. I
nazionalismi sovranisti sono forze composte, in larga parte, da
emeriti opportunisti desiderosi di bloccare il processo di
libera circolazione delle merci e dei capitali poiché, in realtà, esso si è
ampliato. Dunque, si vorrebbe tornare verso
autarchiche barriere economiche che, da sempre, rendono ogni idea di società tanto
statica, quanto
malata. Una
concorrenza sana e leale pone al centro del modello di economia sociale proprio il
cittadino-consumatore, che può avvalersi, nei suoi acquisti, di
un'offerta diversificata, maggiormente competitiva sia sul versante dei
prezzi, sia in quello delle
modalità di acquisto. Nuove forme di
mercato che, ovviamente, possono essere
regolate, al fine di rendere altamente
qualitativi, innovativi e
'performanti' i beni e servizi offerti. Attardarsi a rimpiangere il passato serve unicamente a diffondere nuovo
odio ideologico, soprattutto se s'intende chiedere allo
Stato di fare un passo indietro nel gestire molti comparti economici. In realtà, il fenomeno delle
destre reazionarie, così come quello del ritorno delle
sinistre 'assistenzialiste', si configura come quello di
minoranze bene organizzate, le quali hanno beneficiato dell'avvento della
rete internet che ne ha
risvegliato l'attivismo, rendendole più
'rumorose'. Esse hanno cioè goduto delle
nuove possibilità di comunicazione a basso costo concesse proprio dal
modello di società che esse intendono
combattere. Il
paradosso che si sta rischiando in questi anni è perciò quello di
ideologie antiquate e polverose, che si avvalgono, strumentalmente, delle nuove possbilità offerte da una società sempre più
libera, aperta e
democratica. Ma certe
libertà debbono anche essere
'meritate'. Trasmissioni in cui si teorizza, pari pari, la teoria dei
'Protocolli dei Savi di Sion' o nelle quali viene invitato
sempre lo stesso circuito di persone, totalmente
inventato o letteralmente
resuscitato, sono il segnale evidente di un
generalismo televisivo che sta dando evidenti segnali di
crisi, dovuti soprattutto alla propria
superficialità. L'avvento della
rete è la prova stessa di come la
libertà di circolazione delle idee si sia
amplificata: parlano tutti, adesso, spesso senza averne alcun titolo. La
libertà, la
democrazia e la
pace debbono essere difese, poiché si tratta di valori che abbiamo ottenuto a
carissimo prezzo e mantenuto per più di
70 anni proprio grazie
all'Europa. E' dunque giunta l'ora di finirla con i troppi
'ciarlatani' della politica e del mondo dell'informazione, i quali hanno abusato eccessivamente della
pazienza altrui.