Vittorio LussanaEppure sei tu, Europa. Sei tu che, in quel mese di marzo del 1957, eri ancor giovane nella mia città, in un tempo in cui gli orrori della Storia divennero attualità della tua esistenza. Forse non siamo riusciti a comprendere la tua lezione: per feroce ironia della sorte, il tuo sguardo vaga nel mondo dei vivi e in quello dei morti, nel mondo dei ricchi e in quello dei poveri. Eppure la Storia, madre assoluta di questa tragedia, mi parla di popoli a cui guardo con ostinata speranza, sebbene le cose del mondo ogni giorno m'inducano al disincanto più indifferente. Sembri quasi caduta per caso, in questo nuovo mondo. E solamente a tratti percepisco il tuo spirito, che per una legge di contrasti vive imprigionato in mezzo a ciò che, per interi secoli, ti era morto intorno. In questo Paese, in cui il mio impegno continua ostinato senza fermarsi neppure per un giorno, vivo uno spirito e una sorte non meno inquieta. E nemmeno dopo i fatti di Parigi, Bruxelles, Tunisi, Berlino e Londra riusciamo a provare quei sentimenti che il passare dei secoli non hanno mai mutato nella loro sostanza d'ingiustizia. Eppure, questo provare a pensarti come nuovo e più antico mondo è più forte e vitale di sempre, teso a raggiungere il giorno in cui potremo decretare la fine di ogni sopruso. Un mondo di cui ho bisogno, perché in me giacciono vissuti estremi: quelli di mio padre, che respingo con la mente, ma che sento indissolubilmente legato nel più profondo dei miei istinti, poiché facente parte di me stesso; e i pensieri più dinamici, animati da estetica passione. Io provo amore per la tua gioventù, i cui sogni sono per me vangelo, ma essi sono natura, non coscienza: forza antica, originaria di umanità. Altro non saprei dire, se non che la mia non è altro che umana simpatia per i popoli semplici; attrazione per i capelli corvini delle ragazze spagnole; ammirazione sincera per il silenzio operoso della gioventù tedesca; commozione infinita per la fredda dolcezza delle popolazioni slave e scandinave. Un amore che sembra astratto, composto da forme mentali non sostanziate, che vivo come un cattolico attaccato a umilianti speranze. Un amore 'privilegiato' e clandestino, che mi ha donato il lume della Storia e che mi concede di guardare dall'alto le idee e gli umori dei tiranni, trascinandomi in quella stessa Storia dalla quale in tanti vorrebbero fuggire, per poter vivere nascosti nell'ombra. Per continuare a recitare la 'parte' dei 'tagliatori di teste', in un mondo in cui servirebbe la solidarietà di tutti. Tanta o poca che sia.


 


Direttore responsabile di www.laici.it e della rivista mensile 'Periodico italiano magazine' (www.periodicoitalianomagazine.it)

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Roberto - Roma - Mail - sabato 1 aprile 2017 6.11
L'Europa è sempre stata vissuta come un sogno lontano o una notizia di sfondo, un qualcosa di secondario come un contorno di patate fritte al ristorante. Adesso viene fuori che si possono mangiare solo patate e crauti, insomma l'ideale si è molto raffreddato, o forse ha ragione lei quando lascia intendere che si tratta di una visione mercantile, senza cultura umanista. Ma allora servirebbe un'Europa politica, con regole e norme fiscali europee. Poi noi italiani, si sa, fatta la legge trovato l'inganno......
Giacinto - Napoli - Mail - martedi 28 marzo 2017 10.23
Poi sono arrivati gli strozzini e hann nguaiat tutto !


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