L'attuale presidente degli Stati Uniti,
Donald Trump, si dice convinto che una politica di forte
riarmo possa dar modo
all'industria 'pesante' americana di riprendersi, generando
nuova occupazione. Si tratta della medesima convinzione che mosse le prime decisioni in campo economico di
Adolf Hitler, dopo la sua ascesa al potere in
Germania nel
1933. Il dittatore austriaco aveva, tuttavia, la
scusante di un
trattato di pace, imposto ai tedeschi nella
'Sala degli specchi' di
Versailles nel
1919, eccessivamente
punitivo, il quale prevedeva:
a) riparazioni finanziarie onerose;
b) la perdita dell'impero coloniale e di ampie zone territoriali, compresa l'importante città portuale di Danzica;
c) la drastica riduzione dell'esercito a soli 100 mila uomini e della Marina militare a una flotta composta unicamente da
2 corazzate e
4 incrociatori;
d) nessuna aviazione. Stracciando quel trattato, l'economia tedesca si riprese quasi immediatamente, poiché le
acciaierie Krupp poterono tornare a fabbricare armi, navi, aerei, carri armati e sommergibili a
tutto 'spiano'. Donald Trump non possiede nemmeno questa
prospettiva di 'revanche': può solamente sperare in una
guerra dispendiosa, che possa consentire agli
Stati Uniti un ciclo produttivo per lo meno di medio periodo. Tuttavia, la sua politica economica si sta muovendo decisamente nella direzione di un forte aumento dei finanziamenti destinati al
riarmo. Denaro che verrà
'spostato' dagli investimenti che la precedente
amministrazione Obama aveva, giustamente, destinati alla
'green economy', finalizzata a ridurre l'inquinamento e a combattere il fenomeno del
'Global Warming': il riscaldamento globale del nostro pianeta. Come già capitato in questi ultimi decenni, in particolar modo in
Italia, certe scelte
'leaderistiche', basate su un eccesso di
personalismo politico, hanno regolarmente finito con l'essere
smentite dalla realtà. Ciò accadrà inevitabilmente anche per
Donald Trump, poiché la
conversione verso
un'economia 'green' è una scelta già da tempo effettuata da tutti i mercati internazionali. Arginare
l'inquinamento e scongiurare i
cambiamenti climatici sono questioni che non si possono ridimensionare, neanche volendo. Si tratta di esigenze largamente diffuse, che hanno mobilitato risorse economiche importanti. Persino la
Cina, tradizionalmente accusata di non mostrare molta sensibilità verso uno
sviluppo eco-sostenibile, si è decisa a ridurre l'utilizzo del
carbone come propria risorsa energetica primaria. Nel grande Paese asiatico sono inoltre aumentate, in maniera esponenziale, le
auto elettriche. E le sue immense risorse territoriali stanno consentendo al governo di
Pechino un rapido sviluppo delle
fonti rinnovabili. Insomma, tutta una serie di motivazioni rendono la
'svolta green' dell'economia mondiale sostanzialmente
irreversibile. E anche all'interno degli
Usa, la situazione si sta notevolmente
ingarbugliando, poiché si è formato un
ampio 'cartello' di forze economiche più che mai determinato a continuare la corsa verso il
'green', al fine di non perdere posizioni e sbocchi di mercato sullo
'scacchiere' internazionale. Colossi del calibro di
Apple, Tesla, Microsoft e
Google hanno già apertamente dichiarato che continueranno a investire nel settore
dell'innovazione ambientale. E i mercati di tutto il mondo sono ormai pronti all'avvento di nuovi
prodotti eco-sostenibili. Nel breve volgere di pochi anni, l'intera produzione mondiale di settori importantissimi, come per esempio quello delle
automobili e dei nostri principali mezzi di trasporto
(autobus, treni e aerei) risulterà
rivoluzionata. Attendiamo, pertanto, con pazienza il tramonto definitivo dell'impero americano e il clamoroso fallimento, tanto rapido, quanto abissale, della nuova amministrazione insediatasi a
Washington il
20 gennaio scorso. La Storia ci insegna che persino
Bonaparte, il quale possedeva un paio di stivali con gli
speroni d'oro, alla fine andò incontro a esiti ingloriosi: finirà anche l'epoca di
Donad Trump. Con buona pace dei rumorosi
'sfascisti' di tutto il mondo, pateticamente privi di ogni
progetto di
trasformazione e di
rinnovamento della società occidentale.
PER LEGGERE LA NOSTRA RIVISTA MENSILE CLICCARE QUI
Direttore responsabile di www.laici.it e della rivista mensile 'Periodico italiano magazine' (www.periodicoitalianomagazine.it)
Editoriale tratto dal mensile 'Periodico italiano magazine' n. 26 - marzo 2017