L'anno corrente si prefigge di essere ricco di eventi in agenda per
l'astronomia e per
l'esplorazione spaziale in generale. Nelle ultime settimane ci sono giunte notizie riguardo l'individuazione della più antica classe di
'buchi neri' sino a ora
osservati (indirettamente): le teorie dei fisici non avevano previsto che fossero così massicci e ciò apre un nuovo mistero per gli astronomi. Abbiamo posto l'avverbio
'indirettamente' fra parentesi, perché i
'buchi neri' non sono visibili come un qualsiasi oggetto del nostro immaginario. Essi sono
invisibili, perché posseggono un
campo gravitazionale tale che, per sfuggirgli, sarebbe necessaria una velocità superiore a quella della luce (che allo stato delle conoscenze attuali non è possibile superare). Per cui, anche quest'ultima, non riuscendo a
'tornare indietro', non restituisce alcuna sembianza a questi strani oggetti. È però possibile
osservarli indirettamente mediante le
perturbazioni che determinano nello spazio adiacente: è lo stesso concetto del visualizzare un campo magnetico tramite le
forze di attrazione che una calamita esercita su alcuni frammenti di ferro. Giunge perciò sbalorditivo l'intento
dell'Event Horizon Telescope (Event Horizon, in italiano significa
'Orizzonte degli eventi', ossia la zona di un buco nero nella quale gli oggetti spariscono alla vista di un osservatore che si trovi fuori da essa,
ndr) di fotografare il mese prossimo l'ombra di
Sagittarius A: una sorgente di onde radio poste al centro della
via Lattea, la nostra galassia, che si è ipotizzato essere un
buco nero di massa pari a
4 milioni di volte quella del sole. Vi sono anche ipotesi alternative rispetto alla reale natura di quest'oggetto. Alcuni scienziati sostengono che si tratti di un
'wormhole', traducibile in italiano come
'buco di verme'. Ovvero, un
cunicolo spazio-temporale: una scorciatoia per raggiungere in tempi brevissimi regioni dell'universo che, altrimenti, sarebbero lontane
milioni di anni luce da noi. In ogni caso, gli scienziati informano che saranno necessari diversi mesi per
'processare' le immagini fornite dagli
otto telescopi coinvolti nella missione, al fine di ottenerne un
'mosaico' soddisfacente. Sempre in campo di osservazioni astronomiche è da segnalare la messa in orbita, l'anno prossimo, del nuovo
telescopio a infrarossi della Nasa, il
James Webb, che sarà capace di scrutare fino a una distanza pari a
200 milioni di anni dopo il
'Big bang' contro i
400 attuali. Parliamo di distanze in termini di tempo dopo il
'Big bang' perché l'immagine che noi, di notte, osserviamo di una qualunque
stella non corrisponde all'aspetto che quell'astro possiede nel momento esatto nel quale noi lo guardiamo. Per esempio, se una di esse è distante
10 anni luce, significa che la luce che parte da quella stella impiega
10 anni per arrivare sulla
Terra. Quindi, l'immagine che noi osserviamo nel cielo corrisponde al suo aspetto di
dieci anni fa e dobbiamo attendere il
2027 per poter vedere il suo aspetto attuale. Pertanto, ragionando in questa maniera, questo nuovo telescopio riuscirà a osservare una fotografia dell'universo risalente a circa
13,8 miliardi di anni fa, ossia a
200 milioni di anni dopo il
'Big bang': una strana sorta di
archeologia spaziale, se vogliamo. Tornando agli eventi legati al
2017, c'è sicuramente da segnalare la fine della missione
Cassini-Huygens, attiva oramai dal
1997. Si è trattato di una esplorazione che, in vent'anni, ha permesso di studiare il pianeta
Saturno e le sue numerose lune, in particolare
Titano: l'unico satellite del sistema solare dotato di una densa atmosfera, sul quale il
'lander' Huygens è atterrato con successo nel
2005, inviando foto e dati alla
Terra. In questi giorni,
l'orbiter Cassini sta compiendo delle spettacolari osservazioni degli
anelli di Saturno a una distanza mai prima d'ora così ravvicinata, rivelando tutta una serie di dati inediti per gli studiosi. Esso terminerà il suo volo a
settembre, mese nel quale sarà volontariamente condotto nell'atmosfera del gigante gassoso e, conseguentemente, disintegrato dalle enormi pressioni che incontrerà nella discesa. Una
'mossa' che permetterà, oltre che chiudere la missione in maniera spettacolare, di ottenere dati inediti degli strati più interni di questo pianeta. Segnaliamo poi una nuova missione cinese sulla luna,
Chang'e 5, che potrebbe determinare un salto di qualità di tale Paese nel campo dell'esplorazione spaziale. È previsto, infatti, che una sonda atterri sulla superficie del satellite, che raccolga campioni rocciosi, che si rimetta in orbita attorno a esso e che, in maniera totalmente automatica, riesca ad agganciarsi al razzo che la ricondurrà sulla
Terra. È praticamente dall'ultima
missione Apollo, esattamente
45 anni fa, che non è più stata tentata una manovra simile, che in
'gergo' astronautico viene denominata:
"Rendez vous". Il
2017 sarà anche l'anno di
Cses, un satellite artificiale, anche questo cinese, che avrà il compito di monitorare le
onde elettromagnetiche e altre perturbazioni presenti nell'atmosfera, nella ionosfera e nella magnetosfera, al fine di individuare legami fra queste e i
terremoti, soprattutto quelli di magnitudo elevata. Da sottolineare, in tal senso, il
contributo italiano in questa missione, che consisterà nel
rivelatore Hepd, montato sul satellite stesso, allo scopo di misurare le variazioni del flusso delle particelle intrappolate nella
fasce di Van Hallen, una particolare regione di spazio intorno alla
Terra ricca di carica elettrica. Ricordiamo, infine, dopo il successo del difficilissimo atterraggio di tre anni fa della sonda
Rosetta sulla superficie della cometa
67P/Churyumov-Gerasimenko, la continuazione dell'esplorazione di corpi celesti di piccole dimensioni. Sono previsti, infatti,
due 'lanci', uno nel
2021 e il secondo nel
2023, di due sonde:
Lucy e
Psyche. La prima avrà come obiettivo quello di studiare una
fascia di asteroidi, denominati
Troiani, legati al campo gravitazionale di
Giove; la seconda, invece, si inoltrerà nella fascia principale degli
asteroidi, situata fra
Marte e
Giove, alla ricerca di
16 Psyche, un possibile nucleo di ferro e nickel di un
primordiale pianeta andato distrutto in seguito a collisioni durante la formazione del sistema solare. Insomma, il
2017 e gli anni a venire saranno ricchi di eventi e novità. È importante ricordare agli
scettici, inoltre, che le risorse utilizzate per
l'esplorazione spaziale non sono mai
sprecati, perchè questo tipo di missioni sono quasi sempre il
banco di prova di
nuove tecnologie che, in seguito, sono destinate a diffondersi nella vita di tutti i giorni. E' un po' come per quel che accade per le innovazioni applicate in
Formula 1 e poi trasposte nelle
catene di montaggio delle
case automobilistiche di tutto il mondo. Lo
spazio è sempre un
investimento proficuo e non solo in termini monetari: sarebbe bene tenerlo a mente.