Fabrizio FedericiLa strada del dialogo interreligioso è l'unico percorso possibile per evitare uno scontro di civiltà. Per questo motivo, il comitato di #Cristianinmoschea, istituito a seguito dell'evento internazionale di dialogo interreligioso promosso, l'11 e 12 settembre scorsi, dalle comunità del mondo arabo in Italia (Co-mai) e dal movimento internazionale 'Uniti per unire', come annunciato alla stampa nella manifestazione di Roma del 22 dicembre 'A Natale regala dialogo', è diventata una confederazione che conta già più di 2 mila adesioni da parte di realtà religiose e laiche, come moschee, centri culturali arabi e musulmani, ma anche Ong, sindacati, istituti, università, comunità e associazioni internazionali cristiane ed ebraiche. La notizia ufficiale è stata diffusa da Foad Aodi, presidente di Co-mai e Uniti per unire, in chiusura dell'iniziativa #ANataleRegalaDialogo, che ha visto unirsi Imam, rappresentanti della Chiesa cattolica, delle altre comunità religiose e delle associazioni di origine straniera, per leggere messaggi di pace a favore delle vittime del terrorismo. "Lo spirito che muove la nostra missione è creare un'unione interculturale, interreligiosa, internazionale e laica, al fine di sconfiggere l'ignoranza, i pregiudizi e il terrorismo creando un grande laboratorio per il vero dialogo", dichiara Aodi. "Ringraziamo le tante realtà che ci sostengono da tutte le regioni italiane", prosegue, "e che potranno fare riferimento a una confederazione con un piano di lavoro preciso e degli obiettivi mirati". La prima stesura dell'esecutivo del comitato prevede, come portavoce, Foad Aodi; al segretariato generale, Nader Akkad (Siria), Imam della moschea di Trieste; Sami Salem (Roma), Imam della moschea 'Al Fath' di Roma; Sharif Lorenzini (Puglia), portavoce del Consiglio supremo dell'Islam in Italia (Csi) e presidente della comunità islamica d'Italia (Cidi); Umberto Puato (Roma), presidente di 'CulturAmbiente'; Jean Claude Calisesi (Francia) consigliere consolare per i francesi in Italia, Santa Sede, San Marino e Malta; Laura Frustaci, dirigente del Viminale, presidente di 'Rise Onlus'. Al coordinamento organizzativo, Amir Yones (Piemonte), presidente della comunità egiziana di Torino; Ivo Pulcini, presidente dell'associazione 'Tutti per un cuore... un cuore per tutti Onlus'; Federica Battafarano, portavoce di 'Uniti per unire'; Fabio Massimo Abenavoli, medico, presidente di 'Emergenza Sorrisi Onlus - Doctors for smiling children' (distintasi, recentemente, per le molte missioni di soccorso ai feriti in Siria); Saadie Kadhim (Iraq), presidente dell'associazione 'Amicizia Italia-Iraq'; Badia Rami (Marocco), presidente associazione 'Maraa'; Mohammed Khalili (Giordania), medico, presidente della comunità giordana in Italia; l'ammiraglio Enrico La Rosa, presidente dell'associazione culturale 'Omega' e vari altri. Fanno parte dell'Ufficio di presidenza di diritto, in qualità di consiglieri, i rappresentanti delle varie realtà aderenti alla confederazione. Gli obiettivi sono: 1) rafforzare il ruolo delle comunità e delle associazioni di origine straniera, religiose e laiche, per intensificarne la collaborazione con il Governo italiano; 2) contrastare attraverso l'unione le guerre alle religioni e il terrorismo; 3) organizzare iniziative ed eventi congiunti che favoriscano il confronto e lo scambio tra le diverse culture e religioni; 4) portare avanti il messaggio di pace di Papa Francesco, per valorizzare la buona convivenza tra cristiani e musulmani nei vari Paesi di origine dei fondatori del comitato stesso; 5) aumentare le delegazioni congiunte nei luoghi di culto di tutte le religioni, per promuovere la conoscenza; 6) favorire i gemellaggi tra le università Euro-mediterranee; 7) stabilire i requisiti per l'istituzione di un albo per gli Imam in Italia, sul modello, in parte, della Francia; 8) consentire la crescita di figure islamiche competenti, che possano portare avanti una buona informazione lavorando insieme ai laici; 9) gettare le basi per un accordo duraturo tra i rappresentanti dell'Islam e il Governo italiano, col coinvolgimento di tutte le realtà associative, istituzionali, religiose e laiche; collaborare con le istituzioni italiane, per combattere il radicalismo e le 'zone grigie' dove gli estremisti possono trovare terreno fertile. "Siamo fiduciosi che il nostro messaggio di apertura arrivi a tutti. L'Italia è pronta a dimostrare che la buona convivenza esiste e le nostre iniziative ne sono esempio", conclude Foad Aodi, recatosi il 26 dicembre scorso in Vaticano a festeggiare con i cristiani. Da parte loro, anche gli esponenti di #Cristianinmoschea proseguono la missione a favore del dialogo: l'Imam Nader Akkad ha partecipato, in Vaticano, il 25 dicembre, alla preghiera di Natale con Papa Francesco, mentre l'Imam Sami Salem, il 26 ha pranzato con i detenuti nel carcere di Roma. In programma, una prossima riunione nazionale, che raccoglierà tutti i membri della confederazione.


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Giorgio Salerno - Roma - Mail - mercoledi 11 gennaio 2017 3.25
Una volta chiarito che sono d’accordo sugli obiettivi generali, mi dispiace dire che il tono dell’articolo mi è sembrato un po’ troppo “melassoso” (mi scuso per il neologismo un po’ bruttino). Un dialogo presuppone innanzi tutto che ci si possa dire la verità e, purtroppo, su questo argomento ci sono molte verità scomode che a mio giudizio l’articolo non contribuisce a far venire alla luce. Ma a Roma si dice (mi sia consentito) che “la verità è come la cacarella, e quando deve uscire è inutile stringere le chiappe”. Infatti, nel momento in cui si afferma la necessità dell’obiettivo 8):

«consentire la crescita di figure islamiche competenti, che possano portare avanti una buona informazione lavorando insieme ai laici»

si manifesta un’asimmetria nel pensiero di chi scrive: la necessità d’intervenire per avere figure componenti è solo (o principalmente) nel campo islamico… Anche il 7) e il 9) non scherzano, ma l’8) è lampante. Forse qualcosa non quadra.


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