La nostra società sta vivendo una fase decisamente
depressiva, sia sotto il profilo economico, ma anche da un punto di vista psicologico. L'anno che se ne va è stato costellato di morti e attentati. E i recenti tragici fatti di
Berlino sono risultati fastidiosi perché, per l'ennesima volta, hanno strappato alla vita una giovane italiana,
Fabrizia Di Lorenzo, che era riuscita, con le sole sue forze, ad aprirsi una sentiero di esistenza onesto e dignitoso, trasferendosi in
Germania, senza perdersi in risentimenti nei confronti dell'Italia. Un Paese, il nostro, che in questa fase storica sembra proprio non riuscire a individuare alcuna
risposta politica decente, in grado di favorire i nostri ragazzi migliori.
L'Italia, la sua classe politica e il suo ceto dirigente, stanno attraversando una lunga fase di
spaesamento e di
pericolosa debolezza, ideale e morale. Idee nuove non ve ne sono. E anche le proposte o le possibili alternative sono connotate da demagogia e da
un'arroganza irresponsabile, come il caso della città di
Roma sta testimoniando quotidianamente. Scegliere da chi essere rappresentati sta diventando
un'opzione a perdere, poiché è venuta letteralmente a mancare ogni funzione formativa e di selezione dei leader politici da parte dei nostri
Partiti, vecchi o nuovi che siano. Forme di
chiusura burocratica si alternano a movimenti eccessivamente
caotici e disordinati, che individuano o presentano
personaggi ingenui, vittime della loro stessa
immaturità. Il
decadimento sembra essere l'unica alternativa per la società italiana, che alla fine ha imboccato una
'grigia deriva' in tutti i suoi comparti e settori: una sorta di inesorabile
'piano inclinato' caratterizzato
dall'egoismo individuale e da una stucchevole
sterilità morale. Altri ambienti, come per esempio quelli del
giornalismo e delle
nuove forme di comunicazione dettate dallo sviluppo tecnologico in atto, sembrano aprire nuove possibilità. Ma ogni
evoluzione 'espansiva' viene mal tollerata dal nostro cosiddetto
'sistema-Paese', incapace di scommettere sul proprio futuro per mero
conservatorismo e
vergognosa viltà. Alla fine, ogni genere e tipo di risposta viene a mancare, oppure giunge con colpevole ritardo. Ministri
'tontoloni' e
superficiali come
Giuliano Poletti, categorizzano i tanti ragazzi costretti a fuggire all'estero attraverso
giudizi tagliati con l'accetta, mentre il nostro mondo imprenditoriale si prende giuoco del mercato del lavoro tramite
'voucher' e insulsi contratti da
precari, poiché incapaci di giuocare il proprio ruolo in una
'chiave' interpretativa autentica, cioè costituita da effettivi
rischi imprenditoriali. Politici
'finti', imprenditori
'finti' e professionisti
'finti': questo è il minimo che si possa dire di un Paese vittima di se stesso e della propria
grettezza morale. Vivere in un
Paese 'finto', che ha sempre una scusa o una giustificazione per tutto o quasi, alla fine ti fa correre il rischio di
andare a morire in un altro il quale, per lo meno, ha saputo dimostrare il coraggio di non prendere in giro se stesso, individuando nelle proprie
capacità auto-organizzative la forza per assicurare un futuro alla propria gente e persino a molti altri disperati della Terra. E' soprattutto con queste parole con intendiamo onorare, in questo
cupo Natale 2016, un Paese come la
Germania, che ha saputo ricostruire una propria identità di popolo senza
rimozioni, senza
cinismi o
prese in giro da
eterni 'commedianti': senza quell'indisponente
'buffonaggine dissimulatoria' che continua a connotare l'identità di fondo degli italiani. Gente indubbiamente fantasiosa e divertente, ma
culturalmente inconsistente, poiché totalmente priva di
coscienza storica.