Rita Bernardini è una delle principali dirigenti nazionali del movimento dei
Radicali italiani.
Rita Bernardini, la presenza nel nostro Parlamento di una coalizione laica forte e compatta avrebbe potuto impedire l’approvazione di una legge come quella sulla procreazione medicalmente assistita che, oltre ad impedire la ricerca sulle cellule staminali embrionali, di fatto esclude l'Italia dalla comunità scientifica internazionale?
“Certamente. Una presenza più compatta del fronte laico avrebbe potuto fare molto. Anzi, vi dirò di più: la presenza di due radicali, Marco Pannella ed Emma Bonino, avrebbe impedito l’approvazione di quella legge così com’è. Il problema è proprio il fatto che loro, in parlamento, attualmente non ci sono, perché Emma e Marco avrebbero coinvolto coloro che, per ragioni disparate, hanno deciso di rimanere silenti oppure che hanno lasciato passare la cosa: non sarebbe cioè mancato quel dibattito che, invece, non c’è stato. Noi radicali cercammo lo stesso di fare qualcosa dall’esterno, grazie anche all’aiuto di Antonio Del Pennino e Luca Coscioni, i quali raccolsero l’appello di 2400 scienziati. Purtroppo, ritengo sia stata approvata una legge ‘sotto dettatura’ del Vaticano, salvo poi accorgersi, adesso, dopo pochissimi mesi, che dev’essere modificata in quanto assai lacunosa. Ma, a questo punto, io credo sia giusto che la parola passi alla gente. C’è chi ritiene errato il ricorso al referendum abrogativo, poiché il popolo non sarebbe in grado di comprendere una questione così complessa. Ma, francamente, dopo aver visto quanto licenziato dal parlamento, io credo che nemmeno i nostri politici siano degli esperti, in materia di fecondazione artificiale, e se la gente deve essere messa in grado di comprendere appieno il problema, che allora si organizzino dibattiti scientifici seri in televisione, dato che i nostri rappresentanti sono così preparati da non essersi resi conto di aver escluso dall’applicazione della legge la diagnosi preimpianto e le coppie non sterili portatrici di malattie genetiche. Insomma, è stata approvata una norma basata su presupposti sbagliati e con delle vere e proprie dimenticanze...".
Dopo il sì dell'Autorità britannica per l'embriologia alla creazione di embrioni umani per fini terapeutici, si è tornati a discutere di clonazione, termine al quale spesso attribuiamo un significato impreciso o, peggio, basato su visioni distorte e allarmistiche: può spiegarci, una volta per tutte, cosa si intende per clonazione terapeutica?
“Sì, è vero: siamo tutti abituati a pensare alla clonazione umana in maniera prettamente negativa, cioè come procedimento riproduttivo teso a creare ‘mostri’ tipo Frankenstin, oppure come ricerca dell’uomo perfetto, biondo e con gli occhi azzurri. In verità, esiste una distinzione netta tra la clonazione riproduttiva e quella terapeutica: quest'ultima, infatti, è una tecnica scientifica che punta alla produzione di un embrione dal quale ricavare cellule staminali a fini di rigenerazione di tessuti organici. Nello specifico, il procedimento si svolge utilizzando, come nella normale riproduzione sessuale, un ovulo ed uno spermatozoo, ma in questo caso il processo avviene mediante un ovocita svuotato del suo nucleo e l’immissione di una cellula adulta. A questo punto, l’ovocita inizia a dividersi in più cellule e, nel corso della fase iniziale di tale procedimento, vengono ricavate quelle cellule dette ‘staminali’ che, essendo appunto ricavate da embrioni, hanno la caratteristica di essere ‘totipotenti’, cioè sono in grado di riprodursi in qualunque tipo di tessuto umano rigenerandolo. Possono, insomma, adattarsi, differenziandosi in qualunque genere di tessuto organico”.
Per quanto la sperimentazione sulle cellule staminali embrionali umane apra uno scenario affascinante, qualcuno avverte che ad avere accesso ai centri di ricerca in grado di effettuare queste complesse tecniche di trapianto potranno essere solo pochi, fortunati, pazienti. Un rischio reale, secondo lei?
“Il problema è un altro: proprio in Gran Bretagna, ad esempio, la ricerca viene condotta mediante finanziamenti di tipo pubblico. Ritenendo cioè che questo settore terapeutico sia scientificamente molto promettente, lo Stato ha deciso di non lasciare tutto in mano ai privati e di investire esso stesso in questo genere di ricerche, al fine di rendere i risultati a beneficio di tutti i cittadini. Ciò che noi radicali riteniamo grave, invece, è proprio quanto deciso dall’Italia, che si è completamente chiusa a questo tipo di possibilità, poiché questo significherà che se presto si scopriranno, in Gran Bretagna o in altri Paesi, nuove terapie per sconfiggere gravi malattie come, ad esempio, la slerosi laterale amiotrofica di cui è afflitto Luca Coscioni. Questo fatto costringerà molti italiani a praticare, dopo il turismo abortivo del passato, anche quello curativo. Molti cittadini del nostro Paese saranno, cioè, costretti ad andare all’estero per avere la possibilità di curarsi mediante soluzioni che, in Italia, non saranno possibili, se non a caro prezzo. Tra l’altro, proprio a causa di questa chiusura ‘a riccio’ nei confronti della clonazione terapeutica, l’Italia ha già perso molto tempo: in questo genere di ricerche, i progressi scientifici che si fanno, anche solo nel giro di un anno, sono molteplici. Per un certo periodo, infatti, non accade quasi nulla. Poi, all’improvviso, avviene una ‘svolta’ che accelera moltissimo la fase espansiva di sviluppo di queste tecniche. Perdere un anno, in questo campo, corrisponde ad averne persi dieci rispetto a ricerche scientifiche fatte precedentemente”.
Ma la ricerca sulle cellule staminali comporta la soppressione dell’embrione clonato. Di qui il dibattito etico - religioso sulla legittimità di creare embrioni per soli scopi “utilitaristici”, che a sua volta ruota intorno alla questione dello statuto dell’embrione: è dunque un essere umano ‘a pieno titolo’, come sostiene la chiesa cattolica?
“Secondo me, l’embrione non è un essere umano a pieno titolo: è un inizio di vita che, per arrivare al suo completamento, deve affrontare tutta una serie di passaggi, i quali, se non avvengono, non portano alla formazione definitiva di un essere vivente. Non possiamo mescolare, in questo campo, diritto naturale e scienza, poiché sono due settori che spesso non coincidono: se non c’è un corpo di donna in grado di accoglierlo nel proprio utero, nessun embrione avrà possibilità di vita autonoma. Ed è per questo che rimango scandalizzata quando si separa completamente il discorso dell’embrione e lo si considera un essere umano che dev’essere tutelato in quanto indifeso, e non si tiene conto del fatto che l’embrione, sia proveniente da clonazione terapeutica, sia proveniente da clonazione umana, senza attecchire nell’utero di una donna non ha alcuna possibilità di evolversi. D’altra parte, coloro che li considerano esseri umani, allora dovrebbero considerare tali anche quelli che, a migliaia, nel corso della vita fertile di una donna, vengono espulsi per processo naturale. Non tutti gli embrioni attecchiscono, e non mi riferisco solo a quelli che hanno difetti genetici: ce ne sono anche di sani che vengono espulsi senza che la donna nemmeno se ne accorga. Insomma, la questione vera è quella dell’annidamento dell’embrione nell’utero della donna: secondo la religione cattolica, nel disegno perverso di un Dio che sta al di sopra di tutti noi, ci sono degli esseri umani di cui non si sa nulla, che vengono espulsi, dunque uccisi involontariamente, dalla donna, e che non hanno diritto a niente. A questo punto, se sono esseri umani, avrebbero diritto al battesimo, o alla sepoltura qualora morissero… Insomma, quest’interpretazione mi lascia molto perplessa”.
Esiste un modo per liberare la ricerca sulle cellule staminali embrionali da remore bioetiche e, contemporaneamente, assicurare che la clonazione terapeutica venga praticata in modo responsabile?
“Anche intorno a questo problema, se noi semplicemente ci limitiamo a proibire e non regolamentiamo queste tecniche di ricerca, esse verranno effettuate senza alcuna regola, senza alcun scrupolo e senza nessun controllo. Io non mi sento molto tranquilla, ad esempio, del fatto che la Cina Popolare stia investendo molto in questo genere di ricerche: anche se con moderate aperture di carattere economico, quello di Pechino rimane politicamente un regime non democratico. E che tipo di controllo democratico ci può essere all’interno di quel Paese? Per tali motivi, ritengo dunque più che giusto che Paesi democratici, come ad esempio la Gran Bretagna, consentano la sperimentazione in questo settore ed incoraggino la ricerca scientifica, pur ponendo determinate regole agli scienziati, altrimenti tutto rischia di venir lasciato in mano a coloro che possono effettuare questo tipo di sperimentazioni senza scrupolo alcuno, avvantaggiati proprio da vuoti normativi….”.
La cosiddetta “via italiana alla clonazione terapeutica” approvata dalla Commissione Dulbecco (Tnsa) nel 2000 poteva rappresentare una soluzione per aggirare l'ostacolo etico rappresentato dall'uso di embrioni umani?
“Riguardo a ciò, colgo ancora una volta l’occasione per ringraziare l’ex ministro della Sanità Umberto Veronesi, poiché fu lui che istituì quella Commissione sotto la guida del premio Nobel Renato Dulbecco e fu proprio quella commissione ad aver individuato il sentiero giusto per sviluppare questo genere di ricerche. Il sistema della clonazione terapeutica è sempre quello, passa, cioè, per l’enucleazione dell’ovocita e l’inserimento di cellule adulte per avviare un processo da cui poi ricavare le staminali. In un primo momento, i membri cattolici del Comitato di bioetica avevano votato favorevolmente alla via indicata dalla Commissione Dulbecco. Dopo, invece, probabilmente qualcuno ha detto loro che la cosa non andava bene e hanno fatto ‘dietro-front’. La commissione Dulbecco ha lavorato sul problema nel 2000. Dunque, in questo campo abbiamo già perso tre anni e avremmo potuto essere già molto più avanti se si fosse proseguito sulla strada tracciata. Noi dovevamo incoraggiare quanto stabilito allora e, invece, abbiamo buttato a mare tutto quanto. Tanto per essere chiari, su questa cosa Sirchia e Tonini avevano espresso parere favorevole. Dopo, invece, hanno fatto carte false per smentire, ma quel loro voto c’è…”.