La missione europea, condotta in collaborazione con la
'Roscomos' russa, nella quale l'Italia svolge un ruolo di primo piano e che avrebbe dovuto portare sul suolo marziano il modulo
'Schiapparelli', non è andata secondo i piani prestabiliti. La sonda
'Trace Gas Orbiter', partita lo scorso 14 marzo dal cosmodromo di
Bajkonur, in
Kazakistan, ha regolarmente raggiunto il pianeta rosso il 19 ottobre, posizionandosi magistralmente attorno a un'orbita ellittica, suscitando l'entusiasmo del team
Esa presso
l'European space oprations centre (Esoc) di
Darmstadt. 107 minuti dopo l'inizio di questa manovra di assestamento
l'Edm (Entry, descent & landing demonstrator module) è così entrato nell'atmosfera di
Marte. L'agenzia fa sapere che, prima di quest'attimo, precisamente alle
14:42 UTC (tempo coordinato universale), era stato stabilito un contatto con l'italianissimo modulo (staccatosi dal Tgo il 16 ottobre) tramite il
'Giant Metrewave Radio Telescope', allocato in
India, presso
Pune. Tale evento è avvenuto
75 minuti dopo l'inizio della trasmissione di un segnale
'beacon', poco prima cioè che il lander raggiungesse lo strato superiore dell'atmosfera. La discesa automatizzata, della durata di
6 minuti, prevedeva una decelerazione tramite l'apertura di paracadute e l'azionamento di
'retrorazzi'. Durante questa delicata sequenza, il segnale è andato però perduto, un minuto prima che il modulo toccasse il suolo. Le informazioni a disposizione degli scienziati hanno permesso una prima ricostruzione dell'accaduto. Pare, infatti, che durante la discesa il computer di bordo, ricevendo dati inesatti, abbia deciso di spegnere i
retrorazzi, che hanno funzionato per soli tre secondi sui trenta previsti, causando probabilmente lo schianto al suolo dello
Schiapparelli, avvenuto a circa
300 chilometri orari da un'altezza compresa tra i 2 e i 4 chilometri. Come dichiarato all'Ansa dal direttore delle operazioni di volo delle missioni Esa,
Paolo Ferri, sono in corso indagini che faranno luce sull'accaduto e i cui risultati giungeranno entro
'due-tre settimane'. Nel frattempo, la sonda
'Nasa Mro' ha fornito la prima immagine del
'Meridiani Planium', che mostra due nuove
'macchie', inesistenti nelle fotografie precedenti: la prima indicherebbe il punto in cui sarebbe precipitato lo
Schiapparelli, che ha generato un cratere di circa
15 metri per
40, mentre la seconda, distante un chilometro, dovrebbe identificarsi col paracadute. Si è trattato quindi di un
fallimento? I diretti interessati affermano di no. Come dichiarato da
Roberto Battiston, presidente dell'Agenzia spaziale italiana:
"L'Europa ha un suo satellite nell'orbita di Marte". Il
Tgo, infatti, continua la sua attività alla ricerca della presenza di metano e altri gas nell'atmosfera del
pianeta 'rosso', possibili indizi di una vita attiva sul pianeta. Lo strumento
Amelia, posizionato all'interno del lander, durante la discesa ha trasmesso regolarmente fino a poco prima dell'impatto.
Dan McCoy, project magaer della missione
'ExoMars', ha reso noto che la maggior parte dei dati riguardanti l'analisi dell'atmosfera e le prestazioni ingegneristiche del lander sono stati puntialmente raccolti e saranno utili nel proseguo futuro della missione. Il capo-progettista,
Stephen Lewis, secondo quanto riporta il sito
Euronews, ha sottolineato come
"potrebbero mancare i dati sulla densità dell'atmosfera marziana". Quasi a giustificare il buon utilizzo degli
1,5 miliardi di euro spesi, il
35% dei quali italiani, il Direttore generale dell'Esa,
Jan Woerner, ha sottolineato come la discesa dello
'Schiapparelli' "sia stato un test di atterraggio che ci ha fornito informazioni per poter condurre al meglio la prossima fase della missione, ExoMars 2020, che porterà su Marte un rover con tecnologia eurpoea. Abbiamo i dati, il test è andato a buon fine e mi ritengo soddisfatto". D'altro canto, il modulo
'Schiapparelli' nei pochi giorni di autonomia avrebbe potuto inviare, grazie alla centralina meteo di quattro chilogrammi
'Dreams', preziose informazioni circa i parametri metereologici e il campo elettrico-atmosferico in prossimità del suolo di
Marte. Il drammatico epilogo ha quindi reso in parte vane le tre missioni nel
'Sarah', condotte allo scopo di testarne la resistenza alla difficili condizioni aliene. Gli scienziati a capo della missione si mostrano, tuttavia, ottimisti e i risultati delle indagini in corso, oltre a far luce su quanto accaduto, consentiranno di mettere a punto
'migliorìe', in previsione della prossima missione che porterà sul suolo marziano un rover capace di spostarsi. Dotato di un trapano di due metri, che perforerà il terreno, sarà a sua volta completato da uno
'spettrometro' per l'analisi dell'evoluzione, geologica e biologica, del sottosuolo.