Se i referendum non verranno scippati da scellerati compromessi parlamentari, assisteremo ad una bella ‘primavera dei diritti’, perché gli italiani abrogheranno parti fondamentali di una legge ingiusta e illiberale. La decisione della Consulta di ammettere alla consultazione popolare solo 4 dei 5 referendum proposti rappresenta una sentenza politica, ma siamo comunque soddisfatti, poiché sono state accolte le questioni fondamentali della legge n. 40 del 2004. E siamo pronti ad una battaglia referendaria che si preannuncia non priva di difficoltà, ma i cui esiti dimostreranno, ancora una volta, la maturità e la modernità delle opinioni del nostro popolo. Il ricorso presentato dal governo innanzi alla Corte Costituzionale contro i referendum sulla fecondazione medicalmente assistita è stato un vero e proprio
‘colpo di mano’, avendo l’esecutivo scelto la strada della neutralità parlamentare. Evidentemente, vi sono ministri di area confessionale che hanno voluto approfittare della pausa delle festività natalizie per schierare impropriamente il governo contro i referendum voluti da moltissimi italiani,
compresi quelli che votano per la Casa delle Libertà La raccolta delle firme per il referendum abrogativo della legge sulla fecondazione medicalmente assistita ha infatti rappresentato un risultato straordinario in favore di una
grande battaglia laica, alla quale i socialisti di ogni tendenza hanno dato un
contributo importante.
Qualcuno si chiede, da qualche tempo, come mai il Nuovo Psi si stia dedicando a determinati problemi di tutela della
libertà di ricerca scientifica. Ebbene, il nostro partito, in quanto forza autenticamente laica e riformista, ha voluto cominciare a
riflettere seriamente intorno a quei temi che concernono la difesa delle
nuove libertà pubbliche. E ciò per una motivazione che ci è apparsa molto semplice, pur nella complessità di alcune questioni specifiche, e cioè che
scienza e ricerca non possono essere fermate. Far progredire la conoscenza rappresenta un valore insito nella natura umana,
e la volontà di far evolvere le esperienze acquisite è caratteristica precipua che distingue l’uomo dagli animali. La vita media delle persone non supererebbe i cinquanta anni se non vi fosse stata, nella Storia dell’umanità,
una grande spinta alla conoscenza e al progresso della scienza medica.
Dunque, io credo che questo genere di considerazioni siano ben valide, anche e soprattutto quando si affrontano temi come quello
della biogenetica e della clonazione, poiché oggi il nostro Paese si ritrova
minacciato da stucchevoli logiche di natura etico – religiosa che cercano di
porre un freno al progresso o, nei casi migliori, esprimono, anche se in forme talvolta comprensibili,
delle perplessità. Riguardo ad esempio alle
tecniche di duplicazione degli embrioni umani, le resistenze appaiono infatti
giustificate allorquando si riflette intorno all’ipotesi di
clonazione riproduttiva, ovvero quella che si pone l’obiettivo di
coltivare dei sosia umani, unendo una cellula matura e un ovocita al fine di impiantare l’embrione generato in un utero, dove poi farlo sviluppare sino alla nascita di un nuovo essere umano identico al donatore.
A questo punto del ragionamento, però, ci ritroviamo di fronte ad una
distinzione molto importante: quella tra
clonazione riproduttiva e clonazione ‘terapeutica’, cioè quella procedura genetica che ha come finalità
solamente l’ottenimento di cellule da utilizzare a scopi di rigenerazione di tessuti organici. In questo caso, infatti, non siamo di fronte alla programmazione di un altro essere vivente,
bensì a tecniche scientificamente avanzate ed estremamente efficaci per la cura di gravissime patologie.
L’Università di Newcastle aveva dichiarato di esser certa di riuscire a realizzare tali procedimenti ed ha quindi chiesto - e poi ottenuto - la necessaria
autorizzazione dall’Hfea, Fertilization and Embriology Authority, al fine di
proseguire in questo genere di ricerche.
La posizione di una forza laico - riformista come il
Nuovo Psi non può non essere perciò quella di
comprendere le motivazioni dell’autorizzazione concessa quest’estate in Gran Bretagna. Incoraggiare la sperimentazione e la ricerca scientifica in settori come quello di cui stiamo trattando, significa cercare di
regolamentare un fenomeno che rischierebbe di svilupparsi comunque, e nella più completa
anarchia. Pur prendendo atto delle
motivate preoccupazioni e delle sensibilità di numerosi ambienti religiosi, io ritengo che
fornire buone regole alla clonazione terapeutica potrebbe rappresentare soprattutto un buon modo per
tenerla sotto attento controllo, evitando che una materia così delicata venga
lasciata alla mercè di pseudoscienziati senza scrupoli, che potrebbero effettuare determinate sperimentazioni
clandestinamente. Inoltre, si potrebbe eludere ogni rischio di
rimanere indietro rispetto a Paesi del mondo che ottengono
progressi preoccupanti in materia biogenetica, lasciando in grave ritardo
proprio le società democratiche occidentali. Regolamentare la materia, come già si era tentato di proporre negli anni scorsi con il noto
Rapporto della Commissione Dulbecco, potrebbe dunque essere
un sentiero politicamente percorribile per fissare
limiti chiari e precisi ai ricercatori e, allo stesso tempo, impostare una
limpida prospettiva che dia alla scienza medica la possibilità di
compiere un salto di qualità nella lotta a gravissime patologie.
E’ giusto e comprensibile essere
prudenti, in questo genere di cose, ma è altresì
corretto cercare di individuare un
moderato percorso di progresso, in grado di
portare la medicina al successo nei confronti di numerose malattie, come ad esempio il diabete, il cancro o le più gravi patologie connesse all’apparato cardiocircolatorio. C’è dunque una porta innanzi a noi: non dobbiamo
sfondarla a calci, ma semplicemente aprirla, con quel normalissimo coraggio che contraddistingue la sete di conoscenza e di progresso della natura umana. Questa nostra umanissima volontà rappresenta, infatti,
un valore in cui possiamo ancora credere e sperare.
Vicesegretario e Portavoce Nazionale del Nuovo Psi