Secondo il rapporto
'Italiani nel mondo', presentato in questi giorni dalla
'Fondazione migrantes', i nostri giovani abbandonano sempre più in
'massa' il nostro Paese, per andare a vivere il più lontano possibile
dall'Italia. Nel
2015, infatti, a iscriversi all'anagrafe
'Aire', quella degli italiani residenti all'estero, sono state
6.232 persone in più, con un incremento del
6,2% nel breve volgere di un anno. Se ne vanno soprattutto i ragazzi compresi tra i
18 e i
34 anni, una '
fascia' che segnala un
'picco' del
36,7% rispetto al
2014. Il dato è indicativo non soltanto nei confronti di un Paese che non ha saputo prevedere per tempo il proprio
sviluppo socio-economico, ma rivela anche il fatto che, alla fine, sono proprio i
giovani 'migliori' quelli che se ne vanno: i più qualificati, quelli dotati di maggior entusiasmo. Il dato della
'Fondazione migrantes' non va analizzato solamente sotto il profilo
'quantitativo', per via della cronica mancanza dei
fondi d'investimento nei settori dell'innovazione e della ricerca scientifica:
'disaggregando' i
'numeri' in un'ottica
'qualitativa', qui da noi si delinea sempre più una vera e propria
'mentalità negativa', che tende a considerare la
Laurea una sorta di
'bagaglio' e non un patrimonio di
princìpi e di
criteri formativi da applicare ogni giorno. Sono proprio quei giovani che non considerano il proprio titolo di studio un
'pezzo di carta' da attaccare al muro, quelli ritenuti dei veri e propri
'rompiscatole' con
'strane idee' in testa. Se ci si laurea non per
farsi 'belli' con amici e conoscenti o per
sposarsi e fare figli, come forse vorrebbe
'qualcuno', bensì al fine di svolgere effettivamente la professione per la quale ci si è preparati, in Italia si finisce con l'essere
'bollati' con il
'marchio' dei
'borderline'. Compito principale di atenei e accademie è, invece, quello di formare
'caratteri', non
'sofisti' esperti di enigmistica o generici
'nozionisti' della cultura. Niente da fare:
in Italia, prima ti prendi il tuo
diploma di Laurea, in seguito puoi fare la
moglie o, al massimo,
'temperare le matite'. Analizzando ancor più approfonditamente il rapporto
'Italiani nel mondo 2015' si deduce, inoltre, che il nostro
mercato del lavoro interno s'impoverisce poiché denota una
'domanda' soprattutto per impieghi
tecnici, meramente
esecutivi, come se circolasse una sorta di
'maledizione' nei confronti degli
'impiegati di concetto'. Ma se servivano soprattutto
'badanti' per l'assistenza agli anziani o
autisti di taxi, perché non dirlo prima? Semplicemente, perché è venuto totalmente a mancare ogni
'progetto' di società, di qualsivoglia genere e tipo,
socialista o
liberale che fosse. Ha vinto, come al solito, una
'Italietta populista' e
piccolo borghese, che fa le cose
'tanto per farle', completamente priva di qualsiasi
criterio culturale o punto di riferimento
identitario. Se questo è il risultato del cosiddetto
'crollo delle ideologie', comincia veramente a tornare una certa
'nostalgia' per quelle tradizioni culturali dotate di
'radici' più autentiche, salde e concrete, che formavano persone realmente
serie in ogni comparto e settore del nostro Paese. E, per favore, adesso non veniteci a dire che non vi avevamo
avvertiti.