Rukeli molti non sanno neanche chi fosse. Tantomeno, il numero
9841, a meno che non si tratti di un turista a passeggio per le strade di
Berlino il quale, nel
Viktoria Park, si imbatte in uno
'strano monumento' con lati convergenti inclinati a forma di
'ring'. Alla base, una targa in bronzo con inciso solo un numero:
'9841'. Di lato al monumento medesimo, memoriale temporaneo, vi è la firma del talento creativo ideatore dell'opera:
Alekos Hofstetter, del
Bewegung Nurr, fondato nel
1989 a
Dresden. Un'idea creativa e geniale: la lotta dell'uomo nel
'ring' dell'esistenza. Ma siamo a
Berlino. E tutte le fantasticherie interpretative o critiche crollano e si disperdono nell'aria, come le ceneri che uscivano dai
camini torreggianti nei
lager nazisti, nonostante i
'negazionisti' della
Shoah. L'epopea
nazista oggi sembra solamente un doloroso evento storico, che tuttavia ci invita a un'attenta riflessione sulle moderne forme di
razzismo e di
pregiudizio, sul rapporto che lega, attualmente, l'essere umano ai concetti di
dignità e di
diversità. 9841 è semplicemente un
numero, che corrisponde al
codice d'immatricolazione con il quale, nel campo di concentramento di
Neuengamme, nel
1943, i nazisti registrarono un
pugile di origine
sinti: Johann Wilhelm Trollmann, detto
'Rukeli'. Il campo di concentramento di
Neuengamme fu allestito il
13 dicembre 1938 e fu operativo fino al
4 maggio 1945, nella zona a sud-est di
Amburgo, lungo il fiume
Elba. Il dottor
Kurt Heißmeyer delle
SS vi effettuò degli esperimenti con il
bacillo della tubercolosi, utilizzando come
'cavie' i
deportati del campo di lavoro, in cui i prigionieri erano destinati a produrre
mattoni estraendo
argilla da una
cava. Lo
slogan del campo era:
"Sfinimento per lavoro". Fu sempre in questo campo che venne sperimentato per la prima volta il gas
'Zyklon B', poi applicato su larga scala nel
'Konzentrationslager' di
Auschwitz, consacrato allo
sterminio di massa per la
'soluzione finale'. Neuengamme, inoltre, è stato
l'ultimo campo di concentramento a essere liberato dopo l'armistizio firmato dai
nazisti con i
russi il
7 maggio 1945 e con le
truppe alleate occidentali il giorno seguente.
'Rukeli', nella lingua
romanès, ha il significato di
radici, stabilità, forza e
perseveranza. E queste erano proprio le doti identificative del pugile J
ohann Wilhelm Trollmann, detto
'Rukeli', il
'danzatore del ring'. Trollmann era il cognome tedesco. D'altronde, il
dialetto sinti possiede molti
'prestiti' linguistici dal tedesco.
9841/Rukeli è la storia di un pugile tedesco, di origine
sinti, che non va dimenticata. È merito di
Gianmarco Busetto la rievocazione dell'esistenza di un grande
boxer, vero
precursore del moderno modo di
'fare boxe'. Le notizie
inedite che lo spettacolo di
Gianmarco Busetto ci ha generosamente
donato sono quelle di un
Johann Trollmann, detto
'Rukeli', ufficialmente ucciso a
Neuengamme, ma misteriosamente
'salvato' e trasferito nel
Lager Arbeiter di
Wittenberge, Brandenburg, dove venne impiegato nel trasporto del fieno per la lavorazione della cellulosa. Il
capò di quell campo,
Emil Cornelius, un criminale con un passato da
pugile frustrato, lo riconobbe e
lo sfidò sul ring, dove
Rukeli lo mise
'ko' a metà della prima rispresa. La mattina dopo, a colpi di
badile, il campione venne
ucciso dallo stesso
Cornelius per pura
vendetta. Aveva solo
37 anni. Era il
1944: la resa incondizionata della
Germania avvenne solamente tra la fine di aprile e l'inizio di maggio del
1945. '9841/Rukeli' di
Gianmarco Busetto, da lui interpretato, è meritatamente il monologo vincitore del
Roma Fringe Festival 2016. L'ottima regia è di
Enrico Tavella, affiancato dall'autore.