Pace, dialogo e unione contro il terrorismo: questa, in sostanza, la voce corale levatasi dalle tre giornate
'Sete di pace - religioni e culture in dialogo', svoltesi ad
Assisi dal 18 al 20 settembre 2016.
500 leader religiosi di tutto il mondo si sono uniti per confrontarsi e pregare insieme.
Papa Francesco è arrivato per la cerimonia di chiusura, il
20 settembre, nella ricorrenza della
'Giornata mondiale di preghiera per la pace', convocata per la prima volta da
Giovanni Paolo II. Proprio
Karol Wojtyla, esattamente trent'anni fa (nel settembre 1986), organizzando l'incontro mondiale delle religioni ad
Assisi - incontro poi ripetuto in circostanze storiche assai più difficili, nel gennaio 2002, pochi mesi dopo l'attentato alle Torri gemelle - aveva inaugurato quella coraggiosa politica di
'esperanto religioso' destinata a passare alla Storia come una delle idee migliori del suo pontificato. E sempre in stile
'wojtyliano', ma anche
'montiniano', (non dimentichiamo che, dopo i primi coraggiosi sforzi di
Papa Giovanni XXIII, l'ecumenismo iniziò veramente con
Paolo VI, ndr), appellandosi al
'Dio della pace', Papa Bergoglio ha dichiarato:
"Uomini e donne di tutte le religioni, ci rechiamo ad Assisi per pregare. Per pregare, insieme, per la pace. Non esiste un Dio di guerra". Pur senza minimizzare l'impatto degli atti di terrorismo come quelli che quest'estate sono imperversati in mezza Europa, il
Papa ha esortato l'occidente a
"non dimenticare le tragedie di tanti Paesi dove, ogni giorno, vi sono realtà quotidiane di bombe, stragi e pulizia etnica". Per parte sua,
Foad Aodi, 'Focal point' per
l'Integrazione in Italia per l'Alleanza delle civiltà (Unaoc), organismo
Onu, nonché presidente delle
Comunità del mondo arabo in Italia (Co-mai) e del Movimento internazionale
'Uniti per unire', ha dichiarato:
"Ci uniamo all'appello di Papa Francesco, come abbiamo fatto per qualsiasi iniziativa dedicata al dialogo, alla preghiera e alla pace. Quest'evento rafforza il nostro lavoro a favore del dialogo 'porta a porta', che nasce dal popolo e va avanti col contributo del popolo. Diciamo grazie a Papa Francesco e a tutti coloro che si uniscono per fare di tanti popoli un solo popolo; di tutte le religioni una sola religione, che si chiama rispetto e amore verso il prossimo". L'ateneo 'anglo-cattolico' San Paolo Apostolo, importante università con sedi in
Gran Bretagna e
Italia, ha poi annunciato il conferimento di una
Laurea 'honoris causa' in
Scienza delle Religioni proprio al
professor Aodi. Un riconoscimento per una lunga attività volta alla promozione del dialogo tra le civiltà e le religioni, che ha già visto la grande adesione prima, il 31 luglio, di più di
20 mila musulmani all'iniziativa di solidarietà
'Musulmani in chiesa' e, in seguito, domenica 11 settembre, di
3 milioni di italiani, musulmani, cristiani, arabi e di altre religioni e laici, all'altra iniziativa
'Cristiani in moschea', promossa da
'Co-mai' e
'Uniti per unire'. Ad annunciarlo ufficialmente è il Segretario generale di
UniSanPaolo, il professor
Mauro Contili: "Il riconoscimento nasce dalla profonda stima nei confronti del presidente di Co-mai e del suo contributo al comune intento di sottolineare ciò che unisce tutti i popoli della Terra. Tradizioni, costumi e religioni diverse arricchiscono l'umanità, senza mai dividerla, in un percorso comune di pace e rispetto che farà evolvere tutti noi". Alquanto emozionato,
Aodi a sua volta ha commentato:
"Sono fiero di questo riconoscimento inaspettato, che incoraggia a proseguire nella strada intrapresa per abbattere il muro del silenzio, dell'indifferenza, dell'ambiguità e della chiusura. Dobbiamo dare risposte concrete e costruttive alla sete di dialogo e di pace", ha concluso,
"attraverso azioni popolari non solo diplomatiche, ma anche di comunicazione mediatica 'capillare' ed efficace".