Ascolto in silenzio le notizie della tv o che giungono
'via Facebook' provenienti da
Amatrice e dintorni: i miei nonni materni erano originari di lì. Ho trascorso in quei luoghi la mia gioventù, tra sagre, feste patronali, fuochi d'artificio a mezzanotte,
'saltarello' e
'arrosticini' sotto le stelle cadenti. Si mangiava alla
'fattoria' da
Nando, o da
Matru. E poi,
'cornetti' con la cioccolata per tutti a mezzanotte, al bar di sotto. Bei tempi, senza nessun pensiero. Senza questa
percezione di morte che l'altra notte mi ha raggiunta e sembra non volermi abbandonare più. Guardo le immagini e mi rendo conto che la vita è una cosa
fragile. Ricordo chi diceva che la vita cambia in un giorno. Oggi, gli risponderei che la vita può cambiare in
pochi minuti: pochi, interminabili, terribili minuti in cui tutto, all'improvviso, viene
devastato. Mia madre, l'altra notte, dormiva a
Poggio Casoli di Accumoli, dove abbiamo una villetta, fortunatamente fuori dal paese, come tante altre persone che amano quei luoghi e fanno di tutto per andarci per qualche giorno, anche se a volte la vita ti porta altrove. Nessun danno, se non tanto spavento, qualche vaso rotto e un po' di
'scompiglio' nella nostra casa, almeno per ora. Mi ritengo fortunata di fronte all'ecatombe che si è presentata innanzi ai nostri occhi: il
'paesino' di mia nonna, a 100 metri da casa mia, è completamente distrutto.
Amatrice, anche.
Accumoli è solo macerie. Mia zia ha perso la sua casa di
Grisciano, come tanta altra gente in quelle frazioni. Mi sento
basita e inerme di fronte alle così tante
vite spezzate, che aumentano ogni minuto senza fine, o innanzi ai
1500 sfollati e altrettanti
feriti. Conosco ogni posto, ogni montagna, ogni fiume, ogni bosco, ogni chiesa della
'conca amatriciana'. L'ho sempre definita la mia
'piccola Svizzera', perché mio nonno la chiamava così. E quelle sue montagne impetuose e accoglienti, il
Gorzano, Pizzo di Sevo, Cima Lepre e il
Vettore, che si specchiano nel
lago Scandarello. E quei volti gentili e familiari di gente semplice, ancorata ai valori di un tempo, ma ricca di una cultura profonda. Persone semplicemente colte, non
'acculturate', che sanno raccontarti le storie del passato facendoti venire i brividi, che conoscono per filo e per segno le tradizioni e le leggende locali, raccontandole in un
idioma un po' 'buffo', che mette allegria. Ora, la maggior parte di quei posti e delle immagini che avevo scolpite nel cuore, risultano irrimediabilmente
'sfregiate'. E la fatica delle persone che, nate li, hanno trasmesso cuore e passione ai propri figli e ai figli dei propri figli, insegnando loro a creare una comunità legata da valori comuni, un
paradiso incontaminato, conosciuto non soltanto per la
pasta all'amatriciana, tutto è stato cancellato in pochi, interminabili, terrificanti minuti. Ma la tristezza infinita della
miseria umana è capace di
calpestare anche
cadaveri e macerie. Mi ero imposta il silenzio e la concretezza del condividere in rete iniziative di soccorso e di solidarietà, per l'umano rispetto che si deve alle vittime e al dolore angoscioso delle nostre famiglie. E perché ritengo inopportuno - anzi, umanamente disdicevole - ricondurre un'emergenza nazionale alla
meschinità di
certe polemiche, per lo più di mediocre profilo. Ma non nego che mi risulta difficile trattenermi di fronte al
'narcisismo mediatico' di certi
'opinionisti da talk show', che s'improvvisano
'geo-sismologi' come se fossero a un
'happy hour'; alle
'passerelle' dei politici che, fino a pochi giorni fa, non si erano mai fatti vedere in quell'ultima
'lingua' di Lazio; innanzi all'immondo
'selfie' del
'fidanzato-toy boy' di
Stefania Pezzopane con le macerie alle spalle; o a quelli
'postati' sui
'social', con le
rovine di Amatrice sullo sfondo, oppure ai centri per la raccolta del sangue:
che vergogna! Che
orribile società è quella che
si mette in mostra in momenti come questo? Che profitta della morte e della distruzione per avere un
'mi piace' sui social network? Che non riesce a
portare rispetto nemmeno innanzi alla morte e al passato distrutto di migliaia di famiglie? Eclissatevi di fronte alla sofferenza. E sperate di
non dover provare mai un dolore del genere, che
ti strappa i ricordi con violenza,
sradicandoti dalle tue stesse
'radici'.