Senza entrare nel merito della
concreta possibilità di realizzazione di un’area liberalsocialista, io penso che bisognerebbe chiamarla
area liberal-riformista, anche per comprendere quelli che liberali e socialisti non sono, ma che sono disponibili ad assumere l’impegno per
un’effettiva modernizzazione del sistema Italia. L’iniziativa, che mi trova del tutto
consenziente, servirebbe per verificare l’esistenza della concreta disponibilità, culturale e politica,
oltre le logiche dei partiti. Ora più che mai bisogna rendersi conto che
la politica della contrapposizione, del muro contro muro, determina un effetto di valorizzazione di soggetti politici spesso improponibili, con una variabile indicativa, aritmicamente conveniente, ma politicamente pericolosa, specie nel centrosinistra. Invece, un’area riformista potrebbe consentire
lo sviluppo di soluzioni e di programmi di riforma del diritto, dell’economia e delle politiche sociali. D’altronde, il poco tempo a disposizione e la necessità di trovare delle soluzioni dovrebbero spingerci più
all’azione positiva che all’inerzia statica.
Così almeno la penso io, indipendentemente dai
doveri di lealtà e di coerenza che ho e che mantengo nei confronti della
Casa delle Libertà e di Forza Italia, di cui sono deputato.
Vicepresidente della Camera dei Deputati