Giuseppe LorinIl 'selfie' è un potenziale elemento di perturbazione della serenità dell'individuo. Il fenomeno risulta essere particolarmente interessante, poiché incide sul valore che ogni individuo attribuisce alla propria immagine e sulla preoccupazione del giudizio degli altri utenti del web. "C'è una componente narcisistica nel selfie? Probabilmente, ma in realtà il narciso tradizionale disdegna il contatto con le persone; col selfie invece il soggetto vuole mostrarsi a più persone: è forse una grottesca ricerca di identità"? Sono questi gli interrogativi che si è posta Mirella Bispuri, nel suo testo 'Il selfie e l'anima', dramma esistenziale messo in scena di recente presso il teatro dell'Orologio in Roma e diretto dall'autrice stessa. Persino il Papa, oggi, si concede qualche 'selfie'. E sembra rientrare nella quotidiana normalità il concedersi all'occhio dell'obiettivo di un I-Phone personale o di altri. L'avvento dell'era digitale ha provocato profonde trasformazioni nella comunicazione sociale, così come nel modo di relazionarsi gli uni con gli altri. Tra i tanti fenomeni che contraddistinguono questa transizione, uno di particolare importanza è proprio quello dei 'selfie'. 'Il selfie e l'anima' assembla quattro episodi di vita vissuta, in cui il 'selfie' caratterizza e sottolinea la personalità dei personaggi che vivono negli appartamenti di un unico condominio. Lo spettacolo mostra un variegato 'collage' composto dai frammenti delle loro vicende umane, osservate come attraverso il buco di una serratura o in quanto colte da un obiettivo fotografico. I protagonisti si muovono in una mescolanza di comici equilibri, di grotteschi desideri di apparire o, al contrario, drammatici bisogni di scomparire, di maldestri slanci di cambiamento e infantili tentativi di travestimento. A tu per tu con 'l'ingombro' della propria immagine: quella fragile, intima e profonda e quella invece trionfante, da essi stessi vagheggiata, idealizzata e costruita ad arte per essere immortalata in un 'selfie' e poter essere mostrata al mondo tramite i social del web. Il termine 'selfie' è usato per indicare gli 'autoscatti' fatti con la fotocamera, lo Smartphone, la camera digitale, l'I-Phone o il tablet, destinati tipicamente a essere condivisi sui social networks. In un tempo in cui l'immagine sembra essere l'elemento vincente di ogni nostra azione, il 'gioco' dell'autoscatto sta ormai assumendo un aspetto emblematico, che risuona sulle corde nascoste dell'anima. 'Il selfie e l'anima' diviene un vero e proprio dramma esistenziale, dove le coscienze acquistano significato solo nell'atto digitale del "raccontare un momento della propria vita", in cui la mera questione di vanità si impone sull'azione dell'azione fatta "per divertire gli altri". Roberto Allemanini è bravo nell'interpretare la parte del portiere dello stabile, che consegna pacchi di posta ai condomini ai quali un'immancabile comunicazione dell'Amministratore sollecita a improbabili pagamenti. Roberto Segreti disegna un credibile 'single' calabrese alla ricerca della sistemazione affettiva, voluta da mammà appena prima della dipartita con un'attempata collaboratrice domestica veneta, interpretata da Paola Simonetti. Roberta Amirante e Piervincenzo Gilfelli sono i fratelli della nuova economia, con ancoraggi manageriali alla tradizione e proposte trasgressive sul web. Domenico Montuori è spudoratamente 'verdoniano' e non viene 'sorretto' da Roberta Falsarone, che usa un pentagramma diverso dall'orchestra, retta egregiamente dagli altri strumenti, dando così l'impressione di una mancata relazione tra i due. Si auspica un maggior 'rodaggio' per questo divertente e riflessivo spettacolo teatrale diretto dalla precisa Mirella Bispuri. La messa in scena, al contempo cultural-drammatica e digitale, è infatti basata su una valida analisi dell'impatto delle nuove tecnologie sulla vita degli individui. Dunque, riteniamo che anche la rappresentazione di questo testo possa senz'altro rivelarsi emblematica della marcata esigenza ad autorappresentarsi dei nostri giorni.


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