Claudia Weber è una designer e artigiana di Roma, che si sta affermando nella capitale grazie al marchio, di sua invenzione,
'WeBag': borse e accessori in pelle
'made in Italy'. Dopo una laurea in Storia dell'arte e alcuni soggiorni in Spagna, anche per lei, a un certo punto, si è presentato l'annoso quesito:
"Cosa voglio fare da 'grande'? Cercare lavoro presso un'azienda? Oppure, tentare un dottorato o un tirocinio non pagato"? L'Italia sta uscendo da un lunghissimo periodo di crisi economica. E a Roma, come noto, il mercato del lavoro risulta quanto mai saturo, soprattutto per i giovani, anche quelli più preparati o mossi dalle migliori intenzioni. Per
Claudia Weber, la scelta è perciò ricaduta su un'antica e nobile passione di famiglia: la produzione artigianale di accessori e borse in pelle italiana. I primi 'step' sono coincisi con l'apertura di uno 'shop on line' su
'Etsy.com' e la partecipazione ai vari 'mercatini' sparsi nella capitale e in altre regioni italiane. Dopo alcuni anni di lavoro presso un laboratorio, la
Weber è però riuscita a fare il grande passo: ha aperto a Roma il suo
'negozio/laboratorio' in
vicolo delle Ceste, nel centro dell'Urbe. La sua attività, tra produzione artigiana e imprenditoria, si inserisce nel più ampio fenomeno - che noi di
laici.it abbiamo trattato spesso - basato sulla riscoperta, da parte delle giovani generazioni, di lavori tradizionali e passioni artigianali, in risposta al lento e inesauribile declino dei percorsi lavorativi più classici. Piuttosto che attendere il lavoro dei sogni davanti a un computer, molti ragazzi preferiscono riappropriarsi di antiche 'tecniche' (magari lasciate in eredità dai genitori o dai nonni) che, sviluppatesi nel corso dei secoli, in passato hanno fatto la fortuna del nostro
'Made in Italy'. La scelta di
Claudia Weber è stata, dunque, molto coraggiosa, poiché il percorso non era affatto semplice in una città puramente 'impiegatizia' come Roma. Ma nel caso specifico, la caratteristica di novità è stata proprio la sua capacità di riuscire a sfruttare le proprie conoscenze familiari attraverso uno sguardo contemporaneo, che le consentisse di impostare un'attività con un occhio imprenditoriale maggiormente aperto, rispetto all'artigiano del passato, alle contaminazioni del mondo esterno. La rete internet, oggi, fornisce a qualsiasi produttore gli strumenti atti a diffondere ed esportare il proprio lavoro praticamente ovunque. E, seppur con una certa lentezza, anche le istituzioni locali e nazionali stanno capendo, finalmente, come questo tipo di attività possano contribuire al rilancio economico del nostro Paese. Diverse sono, infatti, le iniziative - regionali ed europee - a sostegno di questo settore, in particolar modo a favore dell'imprenditoria giovanile e femminile. Possono essere citati, per esempio, il programma
'Bollenti Spiriti' in
Puglia, o l'approvazione, presso il
Consiglio regionale del Lazio, del
Testo Unico per l'artigianato. Le borse
'WeBag', oltre a essere originali e bellissime, sono concepite secondo uno stile essenziale e, al contempo, ricercato. Grande attenzione viene data sia alla scelta del materiale, sia alla funzionalità, comodità e praticità del prodotto. Nel suo laboratorio, tra cubi, pallet, pelli e fili di cotone,
Claudia Weber ha acconsentito a raccontarci il suo percorso imprenditoriale e professionale.
Claudia Weber, puoi parlarci della nascita del tuo marchio e raccontarci il tuo percorso formativo?"WeBag, ovvero la fusione tra il mio cognome e la parola inglese 'bag' (borsa,
ndr), ha preso ufficialmente forma nel 2011. Ma sin dai tempi dell'università realizzavo borse. L'input iniziale fu semplice e naturale: nei negozi non riuscivo mai a trovare una cartella 'vecchio stile', che potesse piacermi. Ho quindi provato a realizzarne una da sola. Questi primi modelli suscitarono l'interesse di alcuni miei conoscenti. Parenti e amici, in seguito, hanno cominciato a trasformarsi nei miei primi 'fans' e acquirenti. I loro complimenti sono stati fondamentali: mi hanno 'caricato' tantissimo e mi hanno convinto che questo poteva essere il mio mestiere. Ho dunque iniziato come autodidatta, provando empiricamente a realizzare, a mano, un'idea di borsa che avevo in 'testa'. Non avendo molti strumenti o macchine per la cucitura, all'inizio lavoravo tutto a mano, al 100%, impiegando tantissimo tempo. Via via ho acquisito sempre più manualità e professionalità, per cui mi sono messa alla ricerca, in giro per Roma, di altri artigiani del settore ancora in attività, i quali mi hanno trasmesso le loro conoscenze permettendomi di acquisire i veri 'segreti' del mestiere: come scegliere i materiali, come lavorarli, come realizzare un 'carta-modello', quali macchine era necessario acquistare. Nel 2011, sono riuscita ad aprire il mio primo 'shop on line' sulla piattaforma 'Etsy' e ho iniziato a vendere i miei modelli in tutto il mondo: spedire la mia prima borsa in Norvegia fu davvero emozionante...".
Qual è lo stile delle tue creazioni? "Si tratta di uno stile classico, rivisitato in chiave moderna. Il design è ricercato, ma al tempo stesso sintetico e pulito: direi che ho uno stile piuttosto 'nordico'. Il mio primo obiettivo è infatti quello di rendere il prodotto 'utile': per me, non c'è bellezza senza praticità. Tutte le borse 'WeBag' sono in pelle e canvas, con rifiniture e dettagli in cuoio naturale a taglio vivo. L'utilizzo del cuoio è un elemento caratteristico e identificativo. Quando realizzo un nuovo prodotto non penso a un destinatario preciso: per lo più, mi lascio ispirare da cosa mi piacerebbe indossare come accessorio. Al tempo stesso, però, cerco di essere il più possibile originale, evitando di riproporre forme e stilemi che caratterizzano le borse della grande distribuzione. Evito totalmente di seguire o aderire ai dettami della moda. E cerco di non seguire le tendenze del momento. Mi piace pensare, insomma, che le mie borse possano essere 'atemporali', quindi sempre attuali. Infine, ho compreso di dovermi rivolgere a un pubblico 'unisex' di età molto variabile, ma in principal modo giovanile".
Quali sono le tue principali fonti di ispirazione?"Studio molto i modelli di antichi borsoni da viaggio, così come gli accessori provenienti dal mondo dell'equitazione o militare. Ritengo, infatti, che la Storia e il passare del tempo abbiano dato conferma circa l'utilità e la praticità di alcuni modelli e forme specifiche. Credo sia importante, inoltre, conoscere la tecnica artigianale, capire come sia possibile costruire un determinato modello ancor prima di mettersi all'opera. Oltre a tutto ciò che disegno e realizzo secondo il mio gusto e invenzione, dò molto spazio alla creatività del cliente. Fornisco, cioè, un servizio di personalizzazione, secondo il quale è possibile scegliere, a partire da un modello standard, colore, forma, materiali e decorazioni. Voglio che l'esperienza nel mio laboratorio sia unica, come il prodotto finale, quindi gratificante tanto per me, quanto per chi acquista".
Oggi, ti senti più una designer o una giovane artigiana?"E' difficile dare una risposta: sotto il profilo sostanziale, le due cose coincidono. La fase di progettazione mi appassiona molto. Tuttavia, sento di preferire la componente artigianale, vedere il prodotto che viene alla luce, cresce e prende progressivamente forma tra le mie mani. E' un processo che mi dona grande soddisfazione".
Come sei giunta alla decisione di aprire un tuo laboratorio in un periodo così incerto, sotto il profilo socioeconomico?"Tutti i miei primi modelli sono stati realizzati in un piccolo laboratorio casalingo che mio padre, ormai in pensione, aveva costruito sul terrazzo di casa nostra. Successivamente, è stato necessario trovare un mio spazio, molto più ampio. Nel frattempo, avevo fondato, insieme ad altre tre socie, un'associazione culturale a San Lorenzo che, con il tempo, è divenuto un vero e proprio 'co-working' artigianale. Ho deciso, quindi, di trasferire lì il mio laboratorio. Ma ancora non bastava: mi serviva uno spazio tutto mio, che potesse essere aperto al pubblico. La ricerca della 'location' è stata decisamente ostica: non avendo alcuna esperienza nel campo della piccola imprenditoria non sapevo dove fosse meglio aprire il laboratorio. La risposta mi è giunta da internet, dove ho finalmente scovato il luogo ideale, con tanto di vincolo artigianale e non me lo sono fatto sfuggire. Con un po' di idee e una spesa contenuta ho arredato il negozio e l'ho finalmente inaugurato, diventando una sfida costante che, tuttavia, non mi ha mai spaventata".
Quanto è stato complesso assolvere a tutti gli adempimenti burocratici? "Devo dire che, inizialmente, la burocrazia può davvero incutere terrore, soprattutto a chi, come me, non aveva nessun tipo di conoscenza al riguardo. Gli adempimenti sono stati tanti: apertura della Partita Iva, iscrizione alla Camera di Commercio, registrazione all'Inps e ottenimento del permesso di Scia (denuncia di inizio attività). E' importante, quindi, sapersi rivolgere alle persone giuste. Nel mio caso, ho potuto fare tutto tramite il Cna (la Confederazione nazionale dell'artigianato), a cui mi sono accostata tramite un'amica. Ho potuto così usufruire del programma di finanziamenti e di sostegno alle 'start-up'. In brevissimo tempo, tramite la loro consulenza, ho potuto regolarizzare la mia posizione e ottenere tutti i permessi necessari".
Hai dei consigli per chi volesse intraprendere un'attività simile alla tua?
"Io mi sento ancora un'emergente del settore. Dunque, non ritengo di aver maturato l'esperienza per poter 'pontificare'. Tuttavia, mi sento di consigliare di procedere per gradi successivi. E' sbagliato, innanzitutto, partire subito 'in grande': è prima necessario sviluppare il giusto grado di perizia e di conoscenza del settore. E' inoltre importante utilizzare lo strumento dei social (Facebook, Instagram e Pinterest su tutti) ancor prima di aprire un laboratorio. I social, infatti, risultano utilissimi per farsi un'idea della fattibilità e delle potenzialità dell'idea d'impresa. Un altro strumento utile a farsi conoscere e crearsi un primo 'pubblico' sono i 'mercatini' cittadini. Negli anni, ho partecipato a diverse manifestazioni romane, ma anche al di là del Lazio, come per esempio 'l'Elita' al Salone del mobile di Milano".
Link utili:
www.webag.boutique
facebook/BorseWeBag
https://www.pinterest.com/weberina/webags-factory/
Instagram.com/Webag2011