Voglio rivolgere un augurio sincero a voi tutti per l'anno che viene, agli amici e ai compagni italiani, a coloro che vivono altrove e agli amici di altre nazionalità, in particolar modo ai Tunisini a me cari, i quali stanno imboccando la strada del progresso democratico nella libertà civile e religiosa e nella sicurezza. Se ci guardiamo attorno, vediamo che i tempi che stiamo vivendo sono di crisi, di incertezza e di inquietudine per il futuro. Dal mio punto di vista, essi non cesseranno a breve. Già oggi questo stato di crisi e di necessità ha modificato e condizionato le nostre esistenze e nostri molti punti di vista, che credevamo consolidati. Si dice, con un luogo comune piuttosto abusato, che la crisi significa anche nuove possibilità. Ma la crisi è crisi e basta, con tutte le conseguenze che essa comporta. Ed è assai complicato governarla con le antiche ricette, prescindendo dalle interdipendenze europee e mondiali. E' altrettanto complicato pretendere di padroneggiarla senza allearsi con le forze vive del nostro Paese o, al contrario, cercare di farlo a prescindere da esse. Per questi motivi, è necessario un forte richiamo alla solidarietà comune, alla tolleranza e al rispetto verso i disagi che crescono. E' necessario il ricorso a una politica fondata sulla razionalità e non sull'aspettativa di ricette miracolistiche e illusorie. Mi auguro, per il 2015, l'anno che vedrà l'Italia ospitare, nella mia Milano, l'Esposizione universale dopo oltre un secolo (un appuntamento in favore del quale ho profuso con orgoglio un lavoro importante per qualche anno) un nuovo protagonismo italiano, che rispetti la sua Storia e la sua grandezza nazionale. Una politica di integrazione euromediterranea che non balbetti, come ha fatto sino a ora, che non sia ripiegata su se stessa, come accade da troppo tempo, che restituisca al nostro Paese il prestigio e la centralità che gli é propria, riscattando il deludente semestre europeo, nonché raccogliendo le sfide e le insidie che provengono da un mondo in profonda trasformazione. Un augurio ai socialisti: si può e si deve fare di più. Deve cessare, nell'anno che viene, il complesso e la subalternità che ha colpito troppi nostri compagni. In vent'anni non hanno fatto altro che attribuirci demeriti. Ma in questi venti anni loro - e non noi - si sono dimostrati capaci di tutto, ma buoni a nulla. I risultati si toccano con mano, compreso un riformismo istituzionale di cui si mena vanto, ma che altro non è che il restringimento delle funzioni democratiche tramite il pretesto del risparmio economico. Si può e si deve invertire questo stato di cose, nel corso dell'anno che si apre. Certamente non da soli, ma con la cooperazione delle forze di sincera ispirazione progressista, siano esse laiche o cattoliche. Un augurio, infine, per gli appuntamenti che ci attendono e per le nostre sfide, personali e collettive, assieme a tanta salute e a tanta felicità per tutti. Buon 2015.
Responsabile politica estera del Partito socialista italiano