Vittorio CraxiI propositi del presidente Napolitano erano chiari sin dalla generosa accettazione di un secondo mandato: non si può forzare nuovamente la mano. Tuttavia, se questo parlamento non è stato in grado di eleggere una nuova figura due anni or sono, non si capisce come potrebbe riuscirci adesso. Il rischio che avanzino personaggi improvvisati e inadeguati, purtroppo, è alto e, in questa fase, ciò non possiamo permettercelo. Tutti quanti devono fare degli sforzi: chi frena facili entusiasmi non è un 'gufo' o un conservatore; e chi vuole cambiare lo stato delle cose cercando di adeguare il pensiero progressista ai nostri tempi non può essere 'bollato' con l'epiteto 'di destra'. Quello che tuttavia non si è ancora avviato a sinistra è un serio processo revisionistico: la 'Leopolda' non assomiglia neanche da lontano alle 'nostre' Rimini, poiché appare troppo avvolta nell'attualismo pragmatico e non individua una reale prospettiva di cambiamento e di evoluzione politica della sinistra riformista. I socialisti furono anticipatori e Craxi fu il protagonista di quella fase: oggi, è quasi normale che gli venga riconosciuto quel ruolo politico e democratico. Il Psi può mantenere un suo ruolo essenziale nella coalizione di centrosinistra: non si esaurisce, con il ruolo 'pigliatutto' di Renzi, la funzione delle tradizioni storiche. Sotto le macerie del muro di Berlino ci sono finiti quelli con cui oggi Renzi è strettamente collegato. Gli omaggi alle ortodossie comuniste del tempo sono stati ripetuti, strumentali ma sinceri e intensi. Per questo, i socialisti non intendono rinunciare alla loro presenza politica e a una loro lotta per uno spazio nella sinistra italiana, che gli deriva dalla ragione e dalla Storia.




Responsabile politica estera del Partito socialista italiano
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