Alessandra Mussolini è firmataria di un disegno di legge che prevede una nuova regolamentazione della prostituzione e che si prefigge, tra l’altro, di affrancarla dal controllo delle organizzazioni criminali. L’esame del progetto in questione da parte dell’aula di Montecitorio, che può in tale sede emendarlo e migliorarlo, risulta perciò quanto mai auspicabile.
On. Mussolini, lei è favorevole alla riapertura delle cosiddette "case chiuse": perché?
"Non sono favorevole alla riapertura delle 'case chiuse' tout court, com'erano un tempo: nella mia proposta di legge si parla di regolamentazione della prostituzione in zone, in quartieri. Anzi, le dirò di più: non necessariamente della creazione di veri e propri quartieri a luci rosse, ma di decisione discrezionale del Sindaco di una città o più in generale dell'amministrazione locale circa i rioni adeguati a questo tipo di attività. Un po' come si sta cercando di fare a Venezia".
Ma non si corre il rischio di reintrodurre una vecchia e antipatica istituzione del maschilismo italiano?
"No, perché si prevede una sorta di autogestione tendente ad eliminare ogni organizzazione criminale di controllo sulle prostitute - dato che sino ad oggi ci sono state e ci sono -, lasciando alla libera volontà delle singole ragazze la scelta d'intraprendere questo 'antico mestiere'. Non si parla, cioè, solamente di schiave che, come dice Don Benzi, vanno 'liberate', ma della regolamentazione della prostituzione per chi decide liberamente di prostituirsi…".
Ribaltando la faccenda, allora, si potrebbero anche creare cooperative di 'gigolo' per donne che soffrono di solitudine?
"Beh, certamente sul mercato non esiste solamente un'offerta di donne, ma anche di persone di svariato genere, transessuali o semplicemente uomini, disposte a prostituirsi. L'universo della prostituzione è tutto da analizzare…".
Quindi lei afferma che si potrebbe anche studiare questo tipo di soluzione?
"Le ripeto: non ci sono solo le donne disposte a svolgere questa attività. Dunque, perché no?"
L'Italia non è più quella del 1958, insomma…
"Assolutamente no. E' un'Italia dove la prostituzione è gestita da vere e proprie organizzazioni criminali, violente, senza il minimo rispetto per la dignità della persona e, più in particolare, della donna, che sono dedite alla tratta delle ragazze, che riducono le persone ad uno stato di vera e propria schiavitù, che trafficano droga su larga scala e talvolta, anzi spessissimo, anche armi. Esiste, ancora nel 2002, il traffico delle persone, ce ne vogliamo rendere conto? La mia proposta di legge dovrebbe essere esaminata al più presto, tralasciando ipocrisie e antiquate mentalità. Oggi ci ritroviamo in una situazione dove le 'case chiuse' ci sono lo stesso - le cinesi, ad esempio, le quali operano presso le proprie abitazioni - mentre le nigeriane vengono sbattute sulla strada, picchiate ogni giorno e ricattate psicologicamente con riti woodoo e quant'altro. Insomma, si deve andare a sconfiggere le grandi organizzazioni criminali che stanno dietro a quest'orrore."
Non si potrebbe scoraggiare la 'clientela'?
"Il tipo di soluzione che prevede la punibilità del cliente, non mi trova affatto d'accordo proprio per questi motivi: non si arriva, con tali metodi, ad eliminare le organizzazioni che speculano vigliaccamente sul problema. Rimane una soluzione fine a se stessa".
A proposito di 'antiche mentalità': cosa ne pensa del recente monito del Papa contro gli avvocati matrimonialisti e i magistrati che applicano la legge sul divorzio in Italia? Si tratta di un'impennata di moralismo del Pontefice?
"Guardi, devo dirle la verità: quando ho letto il comunicato di Televideo sono rimasta sconcertata, poiché non si trattava di un legittimo appello riguardante il divorzio come 'piaga' dolorosa e spesso traumatica per i figli, ma di una vera e propria esortazione ad avvocati e magistrati ad obbiettare rispetto ad una norma del nostro ordinamento, interferendo in tal modo su questioni dello Stato italiano che, per sua natura, è laico. Fino a prova contraria, infatti, l'Italia non ha una cultura di tipo cumulativo, non ha basato la propria civiltà su modelli quali quelli islamici o più generalmente orientali, dove la religione è parte integrante dell'organizzazione legislativa interna. Per non parlare del fatto, poi, che in molti matrimoni la soluzione della separazione e del divorzio è assolutamente necessaria, soprattutto al fine di evitare gravi situazioni di violenza. Ci sono coppie divorziate che vivono la loro condizione più serenamente, rispetto a quelle che hanno deciso di stare insieme a tutti i costi. Io sono figlia di divorziati e sono testimone di questo…"
Questo tipo di considerazioni sono un po' una novità, per un'esponente della destra…
"Mah…dipende dall'esponente. E' una questione di apertura mentale soggettiva: a destra c'è chi la pensa come me e chi, invece, è su posizioni naturalmente più conservatrici. Dipende dal vissuto personale, non da rigide schematizzazioni ideologiche o politiche."
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