In Olanda l'utilizzo dei derivati della
cannabis è disciplinata
dall'Opium Act, approvato nel 1919 e modificato nel 1976.
L'aspetto saliente della legge olandese è la distinzione tra le cosiddette
“hard drugs”, i cui rischi sono ritenuti inaccettabili dal legislatore, e le cosiddette
“soft drugs”, la cui pericolosità presenta margini meno allarmanti. A questa seconda categoria appartengono la cannabis e i suoi derivati.
Tale distinzione risponde alla precisa finalità di
separare i mercati delle droghe e di introdurre la cannabis in un circuito di semi-legalità. Infatti, pur restando una
sostanza illecita, il consumo personale e la vendita di cannabis viene tollerato e raramente perseguito.
Una delle conseguenze immediate della modifica del 1976 è stata la creazione dei
‘coffee-shop’, all'interno dei quali i maggiorenni possono
acquistare e consumare hashish e marijuana. Al momento, i coffee-shop sono l'unico esempio al mondo di attività commerciale di questo tipo. Una simile peculiarità ha certamente dei risvolti anche per quanto concerne
l'uso medico della cannabis, trattandosi, appunto, di una sostanza a cui è possibile accedere con facilità. Il che fornisce, parallelamente, maggiori
garanzie sulla qualità della sostanza rispetto a quanto avviene in altri Paesi, dove per l'acquisto si è costretti a rivolgersi al ‘mercato nero’.
Tuttavia, il legislatore olandese è
intervenuto più volte negli ultimi anni sulla questione dell'uso medico della cannabis, anche sulla spinta delle sempre più numerose acquisizioni sulle sue
virtù terapeutiche provenienti dal mondo della ricerca. Una prima svolta si è avuta nell'estate del 1998, quando il Ministero della Sanità olandese rendeva nota l'intenzione di istituire un apposito
Ufficio per la cannabis Medica (Bureau voor Medicinale Cannabis, BMC), operativo dal 1 gennaio 2001.
Uno degli aspetti più interessanti di questo nuovo intervento è contenuto
in un messaggio dell'ottobre 2001 inviato all'International Narcotics Control Board (Incb) dal ministro della Sanità Borst-Eilers. Il messaggio del ministro indicava, in primo luogo, come
il neonato Bureau voor Medicinale cannabis fosse
in linea con quanto previsto dalle
Convenzioni Internazionali. In altri termini, il ministro difendeva la scelta olandese di fronte ai ripetuti "attacchi" dell'Incb, evidenziando opportunamente che
la Convenzione del 1961 prevede l'uso di cannabis a scopo terapeutico.
In secondo luogo, il ministro sottolineava come
"lo sviluppo di nuovi medicinali a base di cannabis è una questione che coinvolge l'interesse di tutti i Paesi del mondo, non soltanto l'Olanda", aggiungendo che
"il Ministero olandese collabora con tutti i Paesi che stanno attuando ricerche in questo campo" e che
"il Ministero considera le richieste di medicinali a base di cannabis provenienti da altri Paesi nel rispetto delle Convenzioni Onu".
In terzo luogo, nel medesimo messaggio venivano indicate anche
le finalità del Bureau, ovvero quelle di
seguire la produzione della cannabis terapeutica occupandosi del controllo sulla qualità e della sua distribuzione.
Nel luglio del 2002, la Camera ha approvato una legge che
autorizza l'esportazione e la vendita della cannabis per fini terapeutici. Ma la svolta definitiva di questo iter legislativo sulla marijuana medica è datata 17 marzo 2003, giorno dell'entrata in vigore della legge che
modifica ulteriormente l'Opium Act autorizzando i medici a prescrivere marijuana a fini terapeutici e le farmacie a vendere marijuana a pazienti in possesso della prescrizione del proprio medico. I Paesi Bassi, come nel caso dei coffee-shop, sono ordunque
il primo Paese al mondo ad aver approvato un provvedimento simile. La legge olandese è, infatti, simile a un’altra normativa già approvata da tempo in Canada, ma ne semplifica alcuni aspetti, perché
elimina anche le procedure previste dal ministero canadese per ottenere l'autorizzazione.
Nel rendere noto questo provvedimento, il governo de l'Aja ha inoltre ribadito la necessità di
garantire ai pazienti un prodotto di qualità. Oltre al contratto già esistente con la
Maripharm, il governo olandese si è attivato per stipulare
una serie di contratti con altri coltivatori, ai quali viene espressamente richiesto di
rispettare uno standard di qualità definito dall'apposito Bureau voor Medicinale cannabis e predisposto dal Ministero della Sanità olandese, che provvede, in prima persona, ad indicare a quali coltivatori le farmacie devono rivolgersi.
Fonte: ACT, Associazione per la Cannabis Terapeutica
(http://www.medicalcannabis.it/)