La situazione libica, con la conquista dell'aeroporto della capitale da parte di gruppi fondamentalisti, rappresenta una possibile minaccia anche per i nostri interessi nazionali, di sicurezza ed economici. Tutto questo era tutt’altro che imprevedibile, sin dall’inizio della crisi: l’intervento scomposto anche dei Paesi occidentali, compreso il nostro - rivelatosi un errore - ha contribuito a creare un vuoto di potere, data la fragilità delle opzioni politiche messe in campo sinora. Il Governo italiano ha il dovere di svolgere un ruolo politico attivo, per scongiurare pericoli di ogni natura e determinare un possibile dialogo nazionale tra le parti. La presenza diplomatica italiana sul terreno, l’unica fra tutte le nazioni occidentali, le assegna questo ruolo che penso sia necessario svolgere anche di concerto con le confinanti nazioni amiche: Egitto, Tunisia e Algeria. Le vicende traumatiche della fine del regime hanno rimesso l'Italia in una posizione di coda, surclassata dall'interventismo anglo-francese, questi ultimi tradizionalmente ambiziosi di ricostruire una leadership politica di fatto nel Mediterraneo. Solo il coraggio di un giovane ambasciatore italiano, conoscitore profondo del mondo arabo, ha impedito che a Tripoli si bissasse la brutta figura di Mogadiscio, quando l'ambasciata italiana ed i suoi carabinieri furono fatti evacuare al primo scoppio della guerra civile che, ancora oggi, si trascina stancamente distruttiva. L'Ambasciata italiana a Tripoli rappresenta il tentativo di non disperdere la fiducia e la speranza di ricostruire, in quel lembo d'Africa, un rapporto virtuoso, un dialogo serrato e franco con tutti coloro che ne saranno i rappresentati politici. Possiamo difendere i nostri interessi difendendoci a ‘riccio’ rinunciando, ancora una volta, alla nostra influenza su una terra che è stata per oltre quarant’anni un pezzo d’Italia, con tutte le contraddizioni che i possedimenti coloniali portano con sé; oppure, possiamo esercitare una ‘moral suasion’ sui combattenti di oggi, che sono e saranno sempre i nostri vicini di casa. Affinché l'operazione ‘Mare nostrum’ non si limiti al suo approccio compassionevole e umanitario è indispensabile assumere una forte iniziativa di carattere politico, che riporti l'Italia e i suoi interessi mediterranei al centro di un nuovo protagonismo politico.
Responsabile esteri del Partito socialista italiano