Diventa complesso, a volte addirittura
penoso, parlare di laici e di laicismo. Lo scenario politico italiano, osservato a 360 gradi, sembra un deposito di
disillusioni e macerie sullo sfondo di un sistema politico che,
su altre macerie, quelle dei partiti "che furono",
non è stato in grado di edificare che il monumento alla propria inadeguatezza politica.
Destra e sinistra, centrodestra e centrosinistra rivelano, in controluce, la specularità di un'assenza, di un vuoto, di una pagina bianca: quella della
non presenza, attiva, operante, fervida, stimolante della dimensione laica.
Il laicismo, che pure da noi era variegato, disunito, inclassificabile in un solo partito - a parte l'esplicitazione radicale di questo tema collegato a quello più vasto dei diritti civili - s'è disarticolato nel momento stesso in cui le autoproclamazioni reciproche dei poli ne faceva una pura sembianza,
una declamazione verbale, una bandierina, meglio, uno specchietto per le allodole.
Nel cosiddetto centrodestra, dove la sloganistica "bonne a toute faire" ha sventolato il primo grande
partito liberale di massa, s'è visto ben presto come quel partito, più che liberale di massa, lo era
“di Messa”. In ciò dimostrandosi ben diverso da una
Dc cui peraltro si ispira nei suoi leader storici, da Sturzo a De Gasperi a Moro, dimenticando che
fu proprio la Dc "cattolica" a garantire le vittorie dei laici, a porsi essa stessa in termini laici e non confessionali
rispetto alle conquiste, pur da questa e dalla Chiesa contrastate, del divorzio, aborto etc. etc.
Oggi le cose stanno così: il primo governo il cui perno è
Forza Italia, il grande partito liberale (liberista, libertario, libero ecc.) di massa, ha una maggioranza che, appena se ne mostri l'occasione
boccia tutte, diconsi tutte, le leggi o proposte di legge in direzione di una maggior laicità.
Il caso più clamoroso è stato il provvedimento sulla
fecondazione assistita che, tra l'altro, attiene alla
libertà della ricerca scientifica, una delle pietre miliari, da sempre, sul cammino del
progresso umano. Ebbene, s'è visto come è andata a finire: una
maggioranza trasversale, da Forza Italia alla Margherita,
da Berlusconi a Rutelli(sic!) si è messa di traverso. La stessa cosa era successa con il cosiddetto
"divorzio veloce", che pure rientra nella casistica della semplificazione burocratica delle pratiche di divorzio, con i soggetti consenzienti.
Niente da fare: bocciato.
E che dire della nuova
"legge Fini" a proposito di parificazione fra droghe leggere e pesanti, se non che è una ulteriore e largamente
inutile manifestazione muscolare di giri di vite proibizonisti? Dove mai ha vinto il proibizionismo, la repressione? Semmai, ha provocato effetti opposti.
Casa delle Libertà o Casa dei divieti? Ci si chiede, insomma,
dove siano finiti i socialisti interni a Forza Italia eredi di Loris Fortuna o i liberali eredi di Baslini, il duo che portò alla vittoria la grande battaglia sul divorzio, insieme a Marco Pannella. E, allora, il governo, i governi,
erano presieduti da democristiani a denominazione d’origine controllata…
Anche nel recentissimo caso della
"legge Sofri", prima voluta da Forza Italia e poi bocciata da An, Udc ma anche da non pochi della stessa Fi, è stata scritta una pagina
antilaica, triste e opaca, nella misura con la quale
la prevalenza nella CdL di una substrato antigarantista - quello che un irato Giuliano Ferrara definisce "becerume da mozzorecchi" - ha mostrato l'incapacità a misurarsi su certi snodi storico-politici, prima ancora che giudiziario-legislativi, guardando più al tornaconto elettorale piuttosto che ai principi e alla battaglia che ne consegue, intorno al pilastro ineludibile della laicità e della lealtà: liberale, libertaria, garantista.
Il fatto è che i due poli, costituiti su coalizioni per vincere,
non riescono a diventare alleanze per governare. Proprio perché un'alleanza prevede una
omogeneità di intenti e di idee su punti fermi, fra cui il laicismo, il liberalismo. Donde una sostanziale
disillusione nel Paese, da ciò il disincanto che si va diffondendo. Pur sapendo, da parte di ogni laico vero, che la speranza è l'ultima a morire.
Purché i laici, se ci sono, battano un colpo.
Condirettore de "L'Opinione delle Libertà"