La scelta politica di fronte a noi è drammaticamente chiara: per impedire che lo sforzo di intere generazioni sia reso vano da uno scellerato voto ‘antisistema’ e ‘antieuropeo’, che privilegerebbe i nemici delle classi sociali più deboli, è necessario incoraggiare un voto per la socialdemocrazia europea. Non dobbiamo nascondere le difficoltà del percorso avviato da Matteo Renzi, al fine di impedire che la sua politica apra un conflitto nella stessa sinistra. Reputo un errore la sua assenza al Congresso della Cgil: leader come Craxi e D’Alema, che ebbero scontri anche aspri con il sindacato, non abbandonarono mai la via del dialogo, impedendo la deriva dell’incomunicabilità. E’ dunque necessario che si allarghi l’iniziativa della politica riformista e, affinché questa possa respirare a pieni polmoni, non bisogna restringere il campo delle alleanze, bensì allargarne il perimetro, poiché il Pd da solo non esaurisce l’offerta politica e democratica: mi domando perché mai abbandonare le radici culturali democratiche, repubblicane, liberali, radicali e socialiste a un deserto di iniziative politiche. Più Europa e più politica di sinistra riformista in Europa. E nessun cedimento ai fusionismi, ma rilancio dell’iniziativa politica dei socialisti democratici, italiani ed europei.