Serena Di Giovanni‘Selfie’. O autoritratto fotografico ‘allo specchio’ eseguito, secondo l’Oxford dizionari online, con uno smartphone o con una webcam e, in seguito, caricato in rete. Al di là di qualsiasi definizione, una vera e propria moda oggi imperversante sui social media. Il ‘selfie’ è infatti un’abitudine che ha contagiato tutti: celebrity, politici e persino il Santo Padre, Papa Bergoglio. E, attualmente, su Instagram ci sono milioni e milioni di fotografie taggate #me. Eppure, il selfie è esistito molto prima che il termine fosse coniato. Non mancano, nel mondo dell’arte, significativi esempi ante litteram del celebre ‘autoscatto esibizionista’, che trae origine dall’autoritratto artistico, ma ancor prima nella necessità di autorappresentazione dell’uomo. Precisiamo, a ragion del vero, che esiste una sostanziale differenza fra ‘foto selfie’ e autoritratto artistico. Come spiega il critico Giorgio Bonomi, nel volume ‘Il corpo solitario’: “Per autoritratto intendiamo tutte le forme con cui un artista realizza una foto di sé o di una sua parte: con il temporizzatore, con il flessibile, con la camera in mano, con il porre una parte di sé direttamente sull'apparecchio riproduttore”. Per contro, il fenomeno ‘selfie’, sempre secondo Bonomi, avrebbe spiegazioni sociologiche più ampie, legate alla progressiva spersonalizzazione dell’essere umano nella società contemporanea e al processo di riappropriazione di sé, che non può che partire dal proprio corpo, soprattutto per le giovani generazioni, nate e cresciute in una sorta di “vuoto pneumatico”. Già in epoca medievale, l’autoritratto costituiva una forma di autoaffermazione dal punto di vista sociale: lo dimostrano le frequenti raffigurazioni che ritraggono gli amanuensi e i miniatori intenti nelle loro attività lavorative. Ma è nel Rinascimento che questo genere artistico comincia a divenire una forma di esternalizzazione degli ideali dell’uomo e della sua identità. E, soprattutto, un ‘biglietto da visita’ da presentare in occasioni importanti, nell’ottica, così moderna, del self-branding. Celebre, a questo proposito, è il virtuosistico ‘Autoritratto allo specchio convesso’ del Parmigianino, dipinto a Parma nel 1524, che doveva funzionare da promo pubblicitario alla corte di papa Clemente VII. Un ritratto in cui il pittore parmense si pone come un ‘nuovo Raffaello’, vera e propria ‘icona’ per i giovani artisti del tempo. Così voleva presentarsi e così fu, di fatto, percepito dai contemporanei. Da Edvard Munch, che si autoritrasse nella clinica di Copenhagen (‘Self-Portrait à la Marat at Dr Jacobson's Clinic in Copenhagen’, 1908-09) a Andy Warhol, o ancora a Francis Bacon; da Robert Doisneau fino a Helmut Newton nudo in un bagno d'ospedale e appena sfuggito dalle grinfie dei suoi medici (‘Self-portrait during an electrocardiogram, Lenox Hill Hospital, New York’, 1973): nel XX secolo l’autoritratto divenne sempre più un invito al dialogo, alla riflessione, a partire dalla propria quotidianità. Un vezzo d'artista col tempo trasformatosi in fenomeno di massa e, con l’introduzione delle nuove tecnologie, nel selfie artistico. Oggi sono infatti sempre più numerosi i tentativi di rielaborare questo genere fotografico in chiave creativa. Nel dicembre 2013, per esempio, in occasione della fiera d’arte londinese ‘Moving Image’, specializzata in videoarte, è stata presentata una mostra tutta dedicata al tema del selfie: National #Selfie Portrait Gallery. Un progetto ideato da Marina Galperina e Kyle Chayka che riuniva brevi video, della durata massima 30 secondi, realizzati da 19 artisti internazionali. Il progetto costituiva un meta-commento sul self-brading nell’era digitale. I video inclusi nella selezione, estremamente diversi tra loro per estetica e realizzazione, andavano dal commento ironico di Jayson Musson (più noto con lo pseudonimo di Hennessy Youngman) alla ricerca sperimentale di Alexander Porter, che utilizza la grafica tridimensionale per trasformare il proprio volto in un paesaggio. Nel 2013, il rapporto fra arte e selfie è stato anche al centro dell’open call Selfies and the New Photography. 50 Artists/50 Selfies, lanciata dal curatore, artista e ricercatore americano Patrick Lichty. Più recentemente, l’illustratore coreano Kim Dong-Kyu, nell’ambito del progetto ‘Art x Smart’, ha ritratto i protagonisti dei dipinti più famosi della Storia dell’Arte con in mano dispositivi telefonici e tablet. Così, ‘La Ragazza con l’orecchino di perla’ di Vermeer e i ‘Giocatori di Carte’ di Cézanne sono stati immortalati con un prodotto hi-tech in mano e con un atteggiamento vanesio e distratto. Perché, come insegnano il mito di Narciso e, più avanti, Gabriele D’Annunzio, l’esteta, quello vero, è colui che fa di se stesso e della propria vita un’opera d'arte. E possiamo stare certi che se oggi Narciso avesse avuto con sé una macchina fotografica, la propria immagine, della quale s'innamorò, anziché riflessa in uno specchio d'acqua, sarebbe stata sicuramente caricata su facebook, twitter o meglio ancora su Istantgram.


Lascia il tuo commento

Vittorio Lussana - Roma/Milano/Bergamo - Mail - mercoledi 2 aprile 2014 11.45
RISPOSTA AL SIG. ROBERTO: gentilissimo lettore, se lei ritiene di dover esprimere una critica nei miei riguardi, la prego vivamente di rivolgerla direttamente al sottoscritto... Mi sembrerebbe comportamento più corretto, anche se ormai nutro una profonda delusione personale nel merito di una cosiddetta 'società civile' che dei comportamenti civili dimostra, spesso e volentieri, di non conoscerne nemmeno l'ombra. Sulle accuse di centrismo, inoltre, non le rispondo nemmeno, guardi... VL
Roberto - Roma - Mail - martedi 1 aprile 2014 12.26
Cara Serena, il mio non era un intervento critico sul suo articolo, che ribadisco gradevole e interessante, un modo arioso di aprire questo sito interessante ma non sempre semplice e leggero da leggere. Le mie considerazioni erano di carattere generale su una stupidità collettiva e di mentalità che garantisce ogni tipo di libertà nel privato, soprattutto di tipo ludico ed evasivo, ma ipocritamente non riconosce nuovi diritti civili sul terreno della vita pubblica. Io non amo le tendenze centriste del direttore Lussana, in contraddizione con i suoi pregevoli trascorsi intellettuali giovanili, ma sono certo di condividere insieme a lui questo tipo di incongruenze. La vittoria dell'individualismo narcisistico ha reso fuori moda tutto quello che era sociale. Non tutto era buono o difendibile, su questo sono d'accordo anche io, ma è stato un peccato capitale arrendersi al cattolicesimo amorale delle verità taciute e delle facce voltate da un altra parte. Siamo tutti laici in Italia, in molti comportamenti che abbiamo. Basta però che non si sappia troppo in giro.....
Serena - Roma - Mail - martedi 1 aprile 2014 12.0
Ciao Roberto, sono l'autrice dell'articolo. Innanzitutto ti ringrazio per le considerazioni sullo stile! Relativamente al contenuto del tuo commento, posso solo darti ragione: il narcisismo individualistico ha vinto la sua partita ormai da tempo, specialmente in Italia, dove senso civico e rispetto delle libertà altrui sono vere e proprie utopie. Mi sembrava interessante però porre l'accento su come, ancora una volta, tale fenomeno sociale, di portata globale, si stia riflettendo nel mondo dell’arte, che è poi uno specchio delle nevrosi umane. Perché il selfie, a mio parere, non è altro che un futile e vacuo tentativo di affermazione individuale all’interno di quel vuoto contenitore che è la società contemporanea. Grazie ancora per il commento e a presto.
Roberto - Roma - Mail - sabato 29 marzo 2014 16.0
Articolo gradevole, illustrato con leggerezza di stile. Anche se tutto questo significa solamente che il narcisismo individualistico ha vinto la "sua" partita. In Italia si può essere liberi creando queste nuove tendenze a cui persino un papa può aderire, ma di diritti civili e sociali o di nuove libertà pubbliche nemmeno l'ombra.....!!!!!
Danilo - Italia - Mail - sabato 29 marzo 2014 14.53
Che ci piacciano o meno, i selfie sono entrati ormai a far parte del nostro quotidiano. :)


 1