Vittorio LussanaDa adesso in poi, il Partito democratico non avrà più scusanti: dispone di tutto il potere necessario per cercare di cambiare il Paese, nonché ampi margini di manovra in ambedue le Camere. Disporre di tre maggioranze ‘variabili’ era l’obiettivo migliore che si potesse desiderare: una prima intesa finalizzata a realizzare una serie di riforme istituzionali insieme alle destre, con le quali è obiettivamente necessario dialogare se si intende portare a termine quel processo di ‘pacificazione nazionale’ in grado di condurre gli italiani verso una maturità democratica più elevata, nell’ambito di quella democrazia dell’alternanza che ponga il Paese nelle condizioni di mutare maggioranze ciclicamente, ogni qual volta una coalizione avrà esaurito il proprio compito; una maggioranza esecutiva, composta da una parte di quel centrodestra che ha dimostrato di saper andare al di là di antiquati e ormai inutili steccati ideologici; infine, una futura maggioranza di sinistra, che potrà tornare utile nella misura in cui si potrà finalmente chiarirsi le idee sul ruolo e l’importanza di un fronte progressista unito, per far fronte alle sfide del futuro e cominciare a predisporre una serie di riforme civili in grado di far avanzare l’Italia sul terreno delle società più moderne, laiche e liberaldemocratiche. Matteo Renzi ha in mano le carte migliori di cui un esponente politico possa disporre. Se le è guadagnate con merito: inutile formalizzarsi intorno a metodi e tatticismi puramente momentanei o di passaggio. L’idea di ‘rottamare’ la classe politica italiana e di predisporre un vero e proprio cambio generazionale è stata un’illuminazione lucida, profondamente corretta. Adesso, ci sarà da vedere se da simili premesse si riuscirà a far ripartire l’intero ‘Sistema-Paese’. Un nuovo ciclo politico si è aperto, in una terra da sempre restia a cambiare qualcosa, pesantemente zavorrata da clientelismi e metodologie feudali, formalismi assoluti quanto inconcludenti. Vecchie ‘canaglie’ e qualche ‘cariatide’ in giro ancora ce ne sono: non stiamo esaltando l’avvento di una ‘radiosa alba di progresso’. Tuttavia, pur tra immensi travagli e difficoltà, un pezzo importante di questo Paese ha deciso di darsi uno ‘scossone’ e ripartire, in qualche modo e maniera. Nulla potrà più essere come prima. Il dato di un avanzamento civile, morale e culturale è ovviamente quello che più ci sta a cuore. Noi vogliamo una cittadinanza più coerente e onesta, intellettualmente obiettiva nel decidere il ricambio delle forze politiche a cui affidare ciclicamente i destini del Paese. Abbiamo sempre chiesto e cercato un Paese “normale”. Anche se chi ha teorizzato questa precisa formula politica, come Mosè ha dovuto vedere il proprio popolo giungere nella ‘terra promessa’ senza poterlo accompagnare. E’ stata una guerra lunghissima ed estenuante, che ha lasciato emergere tutto il marciume e le arretratezze di una lunga serie di retaggi incivili, protestatari, anarcoidi, egoistici, ignobili. Abbiamo dovuto sopportare ogni pena fino all’ultimo, resistere a ogni spauracchio, affrontare nostalgie totalitarie e localismi xenofobi: una marea di giustificazionismi, imbrogli, menzogne invereconde. Per cambiare l’Italia ci vogliono sempre ‘forzature’, purtroppo. Tutto ciò che negli altri Paesi avviene secondo metodologie persino scontate, qui da noi deve per forza passare attraverso difficoltà terrificanti e crisi abissali. Adesso, Renzi e il Partito democratico non hanno più scuse: è giunto il momento di affrontare i problemi concreti dei giovani, delle piccole e medie imprese, del territorio. Lavoro, economia e ambiente: 3 tematiche distinte, ma complementari tra loro. Riacquistare credibilità, recuperare efficienza, tornare a concezioni di selezione effettiva e meritocratica delle risorse umane da immettere nei ‘punti-chiave’ di gestione della macchina pubblica. Basta buffoni e ‘mignotte’: avanti con l’entusiasmo di tanti giovani onesti e lavoratori. “Torniamo allo Statuto” scrisse tanto tempo fa Sidney Sonnino. Torniamo a costruire il nostro futuro, diciamo noi oggi. Purché non si tratti di un tentativo di ricostruzione basato sul ‘vuoto’.      




Direttore responsabile di www.laici.it e di www.periodicoitalianomagazine.it
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Antonio - Torino - Mail - giovedi 6 marzo 2014 0.21
L'uomo forte ci salverà, l'uomo della provvidenza ci salverà, dopo Berlusconi, Renzi ci salverà, la democrazia morrà,il dispotismo impererà. Il nostro lassismo ci ucciderà?
Laura - Bergamo - Mail - mercoledi 5 marzo 2014 16.12
Io ora voglio vedere i fatti... spese troppe chiacchiere.... argomenti che scottano ma che fanno aprire occhi e orecchi...!!!
Eleonora - Roma - Mail - lunedi 3 marzo 2014 19.35
Basta però remare contro...lasciatelo lavorare!!!!
Cristina - Milano - Mail - lunedi 3 marzo 2014 18.53
Alcuni ministri non mi sembrano scelti x meritocrazia o per professionalità inconfutabile. Crederò solo ai fatti, visto che ci hanno portati al collasso generalizzato e loro nuotano nell'oro con i nostri soldi.
Marina - Urbino - Mail - lunedi 3 marzo 2014 15.25
Credo che Renzi sia uguale o forse peggio degli altri, intanto la guerra è alle porte e noi siamo già sotterrati da tutto ciò che è stato fatto da questi delinquenti...
Pregare servirà? Mah...io la vedo nera.
Sandro - Orte (Vt) - Mail - lunedi 3 marzo 2014 15.23
COME SAN TOMMASO...
Alice - Roma - Mail - lunedi 3 marzo 2014 15.21
Staremo a vedere... ormai ho il pessimismo nel DNA...


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