Francesco FravoliniLa crisi dell’economia europea risente delle scelte sbagliate adottate dai precedenti governi negli anni del benessere economico. Non si pensò ai cambiamenti di paradigma economico nel lungo periodo, ma l’unico interesse fu consumare la ricchezza del momento, senza riflettere sugli scenari di un possibile stravolgimento delle scelte adottate. L’Europa sta pagando le conseguenze. “Gli Stati Uniti – commenta Germano Dottori, uno dei curatori dell’edizione 2013 di Nomos & Khaos, annuario economico-strategico di Nomisma – sanno gestire molto bene la trasformazione economica mediante ottime proposte e intelligenti soluzioni specifiche. L’Amministrazione guidata da Obama prende decisioni pratiche e importanti che troppo spesso influenzano l’economia europea. L’America lancia la scommessa di un progetto come leader commerciale per garantirsi gli scambi internazionali. Una buona alleanza con gli Usa è certamente vantaggiosa per l’Europa, anche se l’Unione europea registra, al proprio interno, ancora troppe criticità”. Al presidente Obama non sfugge l’opportuna occasione per cercare di coinvolgere Paesi con i quali garantirsi scambi commerciali come la Cina. Le due potenze economiche stringono accordi e si sfidano su parecchie tematiche, anche se alla base c’è un forte interesse verso il business da maturare mediante scambi commerciali. Ciò che interessa alle due nazioni sono la crescita e gli accordi finalizzati ad aumentare quote di mercato estero. “Il problema europeo risiede nell’agricoltura. Che fine farà? Se aumentano gli scambi commerciali – continua Dottori – con un’Europa non perfettamente integrata come quella attuale, potrebbe avanzare un serio rischio proprio dal commercio transatlantico. C’è da notare un altro aspetto rappresentato dalla migrazione di intelligenze verso altri Paesi, autentiche eccellenze pronte a vivere altrove pur di lavorare degnamente. Questa situazione si registra in modo marcato nel Portogallo, dove molti ingegneri scelgono di andare in Africa. Ma è un fenomeno sociale che investe tutta l’Europa”. Il Vecchio Continente deve riprendere quella credibilità internazionale, troppo a lungo trascurata, se vuole competere sui mercati esteri con autentica grinta, altrimenti il suo ruolo resterà sempre di secondo piano, specialmente con le nuove economie emergenti come la Cina e l’Asia. L’economia europea deve rialzare la testa e affermare le sue scelte con maggiore incisività. “Il problema sicuramente più preoccupante dell’Europa è quello legato – conclude Dottori – ai debiti sovrani degli Stati. È una situazione cruciale la quale deve trovare una soluzione definitiva. Sarebbe opportuno capire il ruolo della Bce riguardo ai tassi di interesse poiché possono incidere sui debiti sovrani”.




(articolo tratto dal sito ‘The opinions post’  http://it.opinionspost.com/)
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