Giovedì 5 dicembre 2013, alle ore 20.30, l’associazione culturale ReadyMade con sede in Roma, alla via dei Piceni 1 (quartiere San Lorenzo) presenta ‘Deliri onirici’ di Francesco Sorrentino. Il pennello dona agli ambienti ciò che la natura a piccole dosi dispensa. Tra le molte cose che stupiscono della pittura fiamminga c’è senza dubbio la luce, così amata, così desiderata. La stessa che, invece, inonda le strade romane, calda e abbondante anche nei mesi più freddi. E questa luce Francesco Sorrentino (Roma 1977, vive e lavora ad Amsterdam) la porta sempre con sé. “Quando sono ad Amsterdam dipingo quadri pieni di luce e colore”, dice l’artista. La prima cosa che colpisce guardando le sue opere è infatti l’uso generoso e abbondante del colore, vivo, acceso, definito e netto. I fumetti (Dylan Dog, Andrea Pazienza) e la pittura onirica di Dalì e Magritte sono il punto di partenza dell’iter pittorico di Suro, così lo chiamano gli amici. Ma la vitalità e la grande energia che comunicano le sue opere vengono dal muralismo messicano, così ricco di contenuto e così veloce nella sua capacità comunicativa. Un contenuto mai superficiale ma sempre acuto e critico nei confronti della società, quella italiana soprattutto. E proprio perché con la distanza (spaziale, temporale, emotiva) è possibile guardare alle cose con una disposizione diversa, Suro riesce a esprimere tutto ciò che sente per la sua Italia a cui è fortemente legato. Così, come un romanzo epistolare usa le lettere per narrare la sua storia, Francesco Sorrentino ha iniziato spedendo le sue cartoline dipinte agli amici lontani. Suro non può dipingere senza musica, le sue opere sono un nesso inscindibile con la musica. Cresciuto con i Nirvana e con la scena di Seattle, ora ascolta prevalentemente Hip Hop. Spesso sono proprio le parole delle canzoni a guidarlo nella definizione delle sue opere, parole che ritornano anche nei dipinti come ad esempio “Jesus wasn’t only his son” ispirata a un pezzo degli Smashing Pumpkins. Il suo modus operandi inizia sempre con un disegno, il supporto è il cartoncino, la pittura è il watercolor dell’arte tattoo. Poi è il momento della riflessione e del consolidamento, la china fissa il pensiero. La musica fa il resto, riempie e porta a compimento. In mostra sono esposte una ventina di opere, dal 2006 ad oggi. Il primo periodo è caratterizzato da una scena più confusionale, fanno la comparsa le piccole decorazioni grafiche quasi a riempire lo spazio in modo inevitabile, necessario. L’ultimo periodo è invece contraddistinto da una riflessione intorno ad un unico soggetto, più sviscerato e approfondito. Senza mai perdere di vista il colore, unico protagonista indiscusso. Per ulteriori informazioni, potete contattare l’associazione culturale ReadyMade presso l’indirizzo di posta elettronica: ass.readymade@gmail.com