Maria Giovanna CappelliniSapevate che esistono profili e siti di pettegolezzo chiamati ‘Spotted’ (letteralmente: macchiato) riguardanti intere città, quartieri o scuole? Io non lo sapevo e, incuriosita, sono andata a verificare: a leggerli, puoi sperare di incappare in persone mediamente civili, serene ed educate, ma molto più spesso, ahimè, l’anonimato spalanca le strade ad autentiche meschinità, a vigliaccate assortite, a un turpiloquio da spavento, a cattiverie gratuite. Cari genitori, o più semplicemente - se non avete figli - persone di buon senso, andate a controllare di persona: ogni scuola ormai ne ha uno. Solo nella mia città, Pesaro, ce ne sono almeno tre. Alla fine dei conti, tutti si sta ‘sparlando’ e diffondendo ‘veleno’ sulla politica, sulla crisi, sulla corruzione davanti a una tastiera: dunque, perché i nostri figli non dovrebbero fare lo stesso? Dove sta la differenza? Nell’età, ovviamente. E nell’incapacità di distinguere cosa è gioco e cosa può diventare tragedia. Scrivono in anonimato, fanno nomi e cognomi di compagni, amici e conoscenti, ‘postano’ foto pornografiche, sputano sentenze e giudizi come bere un bicchier d’acqua: ho letto, giuro, cattiverie e frasi da querela. Posto che quasi tutti i profili, in modi e formati diversi, declinano ogni responsabilità sui contenuti, mi chiedo: ma le autorità competenti dove sono?


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