Oggi, gli individui senza lavoro tra i 35 e i 65 anni, tra disoccupati e inattivi, hanno raggiunto circa 3 milioni e 500 mila unità. E il Governo ignora del tutto volutamente la gravità della situazione. Il 90% delle offerte di lavoro indicano, anche illegalmente, l’età massima di 35 anni e questo rende impossibile rientrare nel mondo del lavoro. La disoccupazione matura è una problematica che riguarda non solo i disoccupati dai 35 ai 65 anni, ma tutta la popolazione, perché se le famiglie non hanno entrate non incentivano i consumi, le aziende non vendono e non creano nuovi posti di lavoro anche per i giovani. Non chiediamo sussidi o sostegno economico, bensì che vengano applicate una serie di misure che riducano la discriminazione in atto nei nostri confronti per tornare a essere valutati in base alle competenze e non esclusivamente sulla base di una data anagrafica. Questo è importante per noi, ma anche per i nostri giovani, oggi scelti solo perché più ‘economici’ e non sulla base di una reale selezione. Pari opportunità per tutti è il diritto di esistere.
PETIZIONELa disoccupazione matura è una piaga sociale che nasce da una discriminazione in atto, di cui ancora non esiste piena consapevolezza. Il numero dei disoccupati tra i 35 ed i 65 anni è in costante aumento (3 milioni e 500 mila individui, tra disoccupati e inattivi). Le offerte di lavoro, le poche disponibili, sono quasi esclusivamente riservate agli under 35. E’ una discriminazione che deve finire! Chiediamo solo pari opportunità ed essere valutati in base a competenze ed esperienze e non scartati sulla base della sola età anagrafica. Chiediamo di essere ancora utili alla società e di continuare a sostenere le nostre famiglie.
All’on. E. Letta, presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica italiana
e, per competenza,
all’on. E. Giovannini, ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali;
all’on. F. Saccomanni, ministro dell’Economia e Finanze;
all’on. Cécile Kyenge, ministro con delega alle Pari Opportunità;
Egregi onorevoli,
a causa dei recenti sviluppi della situazione economica in cui versa il nostro Paese, che ha causato la chiusura di ben 146.000 aziende nel 2012 (fonte Unioncamere), si è maggiormente acuito un fenomeno già esistente, ma che la politica stenta a riconoscere: la disoccupazione matura. I dati Istat riportano, al 31 marzo 2013, un numero totale di disoccupati tra i 15 e i 64 anni pari a 2 milioni 950 mila (con un tasso di disoccupazione su base annua pari all'11,2% della popolazione). Ma il dato significativo è il numero dei disoccupati tra i 15 ed i 24 anni. Dalle pubblicazioni Istat si legge esattamente: “Tra i 15-24enni le persone in cerca di lavoro sono 635 mila e rappresentano il 10,5% della popolazione in questa fascia d'età”. Di ‘sole’ 635 mila unità, aggiungiamo noi, perché è evidente il dato per cui in Italia esistono ben 2 milioni e 315 mila individui tra i 24 ed i 65 anni disoccupati, ai quali vanno aggiunti coloro che risultano inattivi (fonte Istat 2012): “La somma degli inattivi disponibili a lavorare e degli inattivi che cercano ma non disponibili rappresenta le cosiddette ‘forze di lavoro potenziali’ che, nel 2012, ammontano a 3 milioni 86 mila" (a cui vanno sommati i disoccupati). Tra gli inattivi disponibili ma che hanno rinunciato a cercare lavoro, risultano tra i 35 e i 74 anni 1 milione e 765 mila individui, quindi circa il 50% del totale degli inattivi”. Per cui è facile dedurre (non possiamo che ‘dedurre’, dal momento che l’Istat non fornisce un dato chiaro e definito del totale tra disoccupati e inattivi, tra i 35 ed i 64 anni) sulla base di questi numeri, che esistono in Italia circa 3 milioni e 500 mila individui (3 milioni e 500 mila di famiglie) a cui non viene data alcuna possibilità di trovare un lavoro e che rappresentano oltre la metà del totale degli individui tra disoccupati e inattivi. Non capiamo come questo numero lasci del tutto indifferente la politica, che invece si concentra esclusivamente sulla disoccupazione giovanile, su un dato che include, tra l’altro, giovani dai 15 anni ai 18, una fascia di età raramente produttiva e impegnata in attività scolastica e il più delle volte ancora a carico dei genitori maturi. Noi intendiamo portare in evidenza un problema che sta assumendo dimensioni gravissime. Al numero dei disoccupati e inoccupati tra i 35 anni e i 65 anni si aggiungono, infatti, tutti gli ex imprenditori costretti a chiudere le loro aziende, o i liberi professionisti che hanno dovuto chiudere la partita iva, sommersi dalle tasse. Parliamo di fonti di sostentamento familiare venute meno, parliamo di minori ancora da scolarizzare, di consumi ridotti all'osso, di case pignorate a causa dell'insolvibilità verso le banche e nei casi più estremi di suicidi. Perché, per quanto sia importante l'occupazione giovanile, sono le generazioni tra i 35 ed i 64 anni che rappresentano la base dei consumi nel nostro Paese. Per non parlare del sistema pensionistico: oggi, un lavoratore di 50 anni con 30 anni di contributi potrà percepire la pensione solo al raggiungimento dei 44 anni contributivi e a 65 anni, e quindi solamente nel 2027. Ma se la sua vita lavorativa risulta finita e ha oggettive difficoltà a trovare lavoro, alla pensione non potrà mai accedervi, regalando all’Inps 30 anni della sua vita. Una discriminazione che ha avuto origine dall’eccessivo peso del costo del lavoro unito alle agevolazioni contributive previste per i contratti di apprendistato, oramai gli unici che vengono sottoscritti, anche quando ‘non veritieri’ (che agevolano lavoratori dai 18 ai 29 anni e 364 giorni, quindi 30, con le dovuti eccezioni nelle regioni in cui è stato esteso fino ai 35 anni). La piccola e media azienda, quella libera dai controlli dello Stato e dei sindacati, ha via via scelto di ridurre i costi del lavoro a discapito dell'esperienza e della produttività, creando una forma mentis che ha escluso di fatto potenziali lavoratori over 35. Per avere conferma di ciò è sufficiente visionare qualunque sito di offerta di lavoro o annunci sui principali quotidiani, per rendersi conto che la realtà è ben diversa da quella su cui la politica opera le proprie soluzioni. Sulla base di questo noi cittadini disoccupati over 35 chiediamo vengano realizzate alcune procedure per incentivare l'assunzione di over 35 e finalmente porre fine ad un'evidente discriminazione:
1) chiediamo un collocamento obbligatorio attraverso una lista di iscrizione ai Cip, anche a uso transitorio per un periodo non inferiore ai 24 mesi, riservata ai disoccupati tra i 35 e i 65 anni, con punteggio assegnato sulla base di anni di anzianità lavorativa, competenza, reddito, numero familiari a carico, stato di disoccupazione, dalla quale le aziende (di qualunque dimensione) saranno obbligate ad attingere in caso di assunzione, con un rapporto pari a 1 ogni 2 dipendenti di età inferiore;
2) prevedere e incentivare (anche con bonus economici) la formazione "interna" alle aziende dei giovani attraverso dipendenti con esperienza accreditata e di lunga durata, evitando così di disperdere fondi in corsi di formazione "esterni" molto spesso inutili e fantasma, favorendo l'integrazione tra generazioni diverse e tra i diversi approcci lavorativi;
3) rivedere lo stato pensionistico contributivo, prevedendo eccezioni, per i disoccupati over 50 e con un minimo di anni di contributi già versati, con oltre 12 mesi di disoccupazione ai quali non risulta essere pervenuta nessuna offerta di lavoro nel tempo indicato, dando la possibilità di scegliere tra l'emissione immediata di un minimo di sostegno pensionistico o continuare con il sistema in corso di accumulo contributivo (nell'ipotesi di assunzione futura);
4) promuovere una campagna presso le aziende, di sostegno al lavoratore ‘maturo’, attraverso il Ministero delle pari Opportunità, per restituire valore produttivo, dignità e utilità a chi ha più di 35 anni finalizzata a modificare i preconcetti e ridurre la discriminazione esistenti verso questa categoria.
I disoccupati over 35
Gruppo facebook: Diritto al lavoro per gli over 40
Associazione Atdal over 40