Carlo PatrignaniPer una parola abusata e stravolta nel senso, riformismo, ce ne è un'altra letteralmente cancellata insieme al suo senso, dal lessico politico e culturale, laicità. Un fenomeno inquietante che parla di una diffusa 'incultura', che se è connaturata alla destra moderata e conservatrice, è innaturale alla sinistra, che ha già smarrito la geniale intuizione di Marx: l'uomo è, per sua natura, un essere sociale. Oggi si ritorna a votare dopo il flop delle elezioni politiche del 24-25 febbraio che annunciavano "un governo di cambiamento", come ripeteva Pier Luigi Bersani, ma che non c'è stato: c'è "il governo delle larghe intese" Pd-Pdl, da molti accostato ai "governi della non sfiducia" all'epoca dell'aureo ed inconcludente 'compromesso storico'. Si continua a galleggiare, a navigare a vista, a barcamenarsi tra un problema e l'altro, senza un progetto, una visione complessivi di società, di un nuovo modello di società. Si ritorna a votare per rinnovare amministrazioni locali tra le quali figura Roma e ci si arriva con 'le piazze vuote', segno del distacco tra politica e cittadini, tra politica e cultura. 'Piazze vuote' può significare 'urne vuote': l'astensionismo già alto da tempo, attorno al 30%, con picchi sopra il 50%, come alle elezioni siciliane, potrebbe ancora crescere. A sentire i candidati a sindaco della capitale tutti, da Ignazio Marino a Gianni Alemanno, da Alfio Marchini a Marcello De Vito, chi in un modo chi in un altro, hanno pronunciato la parola 'riformismo', ma ognuno dando alla parola la sua personale opinione che non coincide per nulla con il significato autentico della parola coniata in opposizione a 'rivoluzione armata' conquistare il potere.  Riformismo nonviolento per cambiare democraticamente l'assetto del potere, dei poteri, edificati nella società capitalista: oggi al più indica un aggiustamento, una razionalizzazione del sistema di potere, dei poteri, senza l'obiettivo del miglioramento radicale delle condizioni vita della gente in termini economici e soprattutto culturali. Al più si crede che ridurre il costo del biglietto del tram o dell'ingresso ai musei, migliori la vita: si e' incollati ai bisogni minimali e si trascurano altri importantissimi elementi che danno senso alla vita reale delle persone, come il tempo libero, la qualità della relazioni interpersonali, il benessere psico-fisico, la salute, l'istruzione. E ciò accade perché manca l'altra parola e il suo senso, laicità, che è non accettazione del dogma, della verità rivelata, del 'credo religioso', soprattutto cattolico, che diviene legge e quindi imposizione a tutti, atei e credenti di altre religioni. E' quanto diceva nei 'Quaderni del carcere', Antonio Gramsci, dopo aver studiato a fondo la Compagnia di Gesù, sui Patti Lateranensi del 1926. "I Concordati intaccano in modo essenziale il carattere di autonomia della sovranità dello Stato moderno. Lo Stato ottiene una contropartita? Certamente, la ottiene sul suo stesso territorio per ciò che riguarda i suoi stessi cittadini". Lo Stato, in tal modo, per Gramsci, diventa 'confessionale', in quanto ha ottenuto che "la Chiesa non intralci l'esercizio del potere, ma anzi lo favorisca e lo sostenga [...] La Chiesa cioè, si impegna verso una determinata forma di governo [...] di promuovere quel consenso di una parte dei governati che lo Stato esplicitamente riconosce di non poter ottenere con i mezzi propri: ecco in che consiste la capitolazione dello Stato [...] Se lo Stato rinuncia a essere centro attivo e permanentemente attivo di una cultura propria, autonoma, la Chiesa non puo' che trionfare sostanzialmente [...] Lo Stato, non solo non interviene come centro autonomo, ma distrugge ogni oppositore della Chiesa che abbia la capacità di limitarne il dominio spirituale sulle multitudini". Se manca la laicità, ogni progetto culturale e politico e' monco, perché privo di quel senso critico che riconosce nella dialettica tra le persone il bene prezioso inalienabile: in sostanza, la sinistra sa poco o nulla di realtà umana e finisce per essere inghiottita dalle subdole omelie di Papa Francesco della potente e ricca Compagnia di Gesù o dai tanti 'don' che sfilano nelle 'piazze' accanto alle bandiere rosse, per rivendicare più attenzione ai 'poveri' rispetto alle grandi banche, ossia alla finanza, come se lo Ior o l'Opus Dei stessero su Marte.




(articolo tratto dal blog www.huffingtonpost.it)
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