Si legge che ‘Il trono di spade’ “è volgare, pornografico, con insistite scene di violenza e di sesso, quasi gli autori fossero impegnati a ottenere l’oscar della depravazione”. In realtà, gli autori si sono impegnati non solo a ottenere ampi riscontri di pubblico, ma pure a guadagnare o a concorrere fino alle fasi finali dei principali premi della Tv americana e fantastica. La prima stagione, per esempio, ha vinto lo ‘Hugo Award’ e il più antico e prestigioso ‘Peabody Award’ con queste motivazioni: “Il Trono di Spade va molto al di là di un fantasy di routine, provocando domande sull’essenza del potere e dell’impotenza, sul desiderio di regnare e sull’atto stesso del regnare. […] Il trono di Spade riceve il Peabody Award per aver interrogato il concetto di autorità all’interno di un contesto d’intrattenimento, ma tematicamente ricco”. Senza poi contare i moltissimi riconoscimenti tecnici e al cast ottenuti, oltre alle nomination come miglior serie drammatica ai ‘Golden Globes’ e agli ‘Emmy Awards’. Ha ricevuto attenzione da parte di vari studiosi, che gli hanno dedicato pubblicazioni filosofiche. Ed è universalmente riconosciuta come uno dei vertici assoluti della Tv di qualità. Certo, affronta contenuti adatti a un pubblico maturo e, come tale, viene trasmessa da Rai4 con tanto di bollino rosso e alcuni tagli per il passaggio in prima serata. La brutalità e la sessualità del ‘Trono di spade’ non hanno, però, lo scopo di titillare o traviare il pubblico, ma di trattare il mondo diegetico con il realismo imposto dal racconto in modo relativamente inedito per il genere fantasy. Senza le situazioni criticate da Aiart, il senso di pericolo e la descrizione delle pulsioni dei protagonisti verrebbero a mancare, falsando completamente il ritratto, fantastico ma verosimile, di uno spietato gioco di corte ‘pseudomedievale’. Sarebbe come chiedere di rimuovere dalla mitologia le azioni più crudeli degli dei, o di espungere dalle tragedie greche i passaggi più violenti, come la morte di Clitennestra nelle ‘Coeffore’ di Eschilo.