Il dato, politicamente, è più semplice di quanto non sembri: serviva e serve una ‘spinta’ di popolo per far nascere un Governo in grado di riformare radicalmente il Paese. Ora, che Beppe Grillo minacci di lasciare la politica dopo che lui stesso ha definito il modello siciliano “meraviglioso” appare alquanto stravagante, istrionico: una dichiarazione da delirio di onnipotenza. Fare di tutta l’erba un ‘fascio’ o un unico ‘calderone’ su chi ha distrutto l’Italia, innanzitutto non è corretto. In secondo luogo, la cosa potrà anche apparire un errore politico, ma a me personalmente, da molti mesi a questa parte, è risultato persino normale desiderare un dialogo con anarchici e post marxisti piuttosto che con il nulla più assoluto, con l’arrivismo qualunquista e fazioso del centrodestra italiano. I problemi sono lì, davanti agli occhi di tutti: o li si risolve, oppure il Paese stesso può pretendere, giustamente questa volta, di imboccare un’altra strada. Dire tutto e il contrario di tutto non serve a nulla e a nessuno. La Giunta Crocetta si regge su un accordo ben preciso. Per replicarlo a livello nazionale serve la nascita di un Governo che, per procedura costitutiva e costituzionale, necessita di un voto di fiducia. Pertanto, o ci si assume la responsabilità di farlo nascere per poter poi discutere ciò che si intende cambiare, oppure si farà fare alla sinistra italiana la consueta figura di un mondo da sempre diviso in due parti uguali e contrapposte: gli utopici e i realisti, i massimalisti e i riformisti, due spezzoni del progressismo italiano da sempre incapaci di fare delle cose assieme. Un dato antico e costante della politica italiana, che giustificherà per altri lunghissimi decenni il qualunquismo più ipocrita e amorale del cattolicesimo controriformista italiano. Io sento di dover ringraziare Beppe Grillo per lo sforzo sin qui fatto nel suo denunciare i numerosi problemi del Paese, compreso l’immobilismo di mentalità dei suoi apparati politici. I quali, tuttavia, se sottoposti all’obbligo di dover mutare se stessi, potrebbero mettere in atto determinati meccanismi interni in grado di generare veramente il rinnovamento generazionale richiesto. La critica è corretta, l’analisi pienamente centrata: la gestione interna dei Partiti politici italiani è verticistica, oligarchica, spesso addirittura personalistica, persino quando si tratta di forze composte da poche centinaia di migliaia di militanti, come se i tesserati fossero una ‘posta’ personale da doversi giocare al 'tavolo' delle diatribe interne, depistando completamente la funzione stessa della politica nei confronti dei problemi reali del Paese. L’esigenza di meccanismi di trasparenza e di maggior responsabilità verso l’interesse generale e collettivo del Paese è risultata palese, un messaggio pienamente arrivato a destinazione innanzi agli esponenti politici più seri e responsabili, consapevoli del fatto che non si possa continuare a far politica in questo modo. Ma tutto questo indica anche la capacità di un Movimento politico di saper individuare tali esponenti all’interno delle singole forze politiche, poiché ce ne sono. In tutte le formazioni e compagini. Non è tutto un ‘magna magna’, non tutto è da buttare. In politica, gettare l’acqua sporca insieme al bambino è un errore grave, una forma di ‘infanticidio’ che ripropone l’esempio delle due madri che si contesero innanzi a Salomone la maternità del proprio figlio. Salomone decise pertanto di tagliare il ragazzino in due parti uguali. Fu proprio allora che una delle due donne decise di ritirarsi dalla causa. E fu tale rinuncia che permise a Salomone di individuare chi, tra le due sedicenti madri, fosse quella vera, cioè quella che realmente aveva a cuore la vita del ragazzo al punto da rinunciare a imporre il proprio diritto di maternità. Ebbene, il minacciato abbandono di Grillo finalizzato a tenere bloccati i neoparlamentari del Movimento 5 stelle dimostra pienamente come non sempre una vittoria possieda tante ‘madri’, che i meriti del comico genovese, il suo infaticabile girovagare per il Paese al fine di denunciare i vizi, le arroganze e gli scandali del mondo politico italiano, siano evidenti. Un dato di cui sento personalmente il dovere morale di ringraziare questo ingegnoso artista italiano. Ma adesso che abbiamo individuato la vera ‘madre’ - o il vero padre, in tal caso - di questa vittoria della sinistra italiana, che finalmente l’ha portata oltre il 51% dei consensi, la sentenza finale sul tipo di Governo da far nascere non spetta a Grillo, che è parte in causa, bensì al capo dello Stato. Ovvero, al 'Salomone' della situazione. Grillo e il suo Movimento 5 stelle hanno vinto la causa e hanno pienamente diritto di imporre un programma di cambiamenti radicali che questo Paese deve mettersi bene in testa di affrontare. Ciò potrà dar luogo a un Governo a termine, di uno o due anni al massimo? Può darsi: questo lo vedremo in seguito. Ma quel che più conta è costringere i due distinti ‘mondi’ della sinistra italiana, quello utopista e quello riformista, a parlarsi, a mettere in campo il loro patrimonio culturale reale, fatto di intelligenza politica e di capacità di raggiungere compromessi ‘alti’, responsabili, di lungo periodo. Perché non è affatto vero che tutti i compromessi siano negativi per definizione. La nostra stessa Carta costituzionale nacque da un complesso compromesso tra le culture liberale, cattolica e socialdemocratica. E si trattò di un compromesso ‘alto’, che dura da 65 anni, capace di garantire all’Italia uno sviluppo socioeconomico e democratico che mai questo Paese aveva vissuto in precedenza. Trovare questo genere di compromessi è ciò che potrà finalmente ‘riscattare’ la politica e la sinistra italiana agli occhi dei cittadini, aiutandoli a trovare nuove forme di dialogo e di incontro all’interno della nostra comunità, pur tra momentanei passaggi di animosità e di difficoltà. Certamente, alcuni sussulti di ‘cinismo borghese’ di questi giorni sono risultati antipatici: lo capisco pienamente. Essi hanno indicato una effettiva distanza dalla vita reale di molti cittadini, in particolar modo dei giovani. Il Pigi Battista che si è divertito a ‘sghignazzare’ sul ‘Corriere della sera’ intorno alla corrente ‘complottista’ del Movimento 5 stelle ha rappresentato il classico esempio di chi non comprende come questo genere di ‘interessi’ possano anche esser giudicati un qualcosa di stimolante, in termini sociali, rispetto ai tanti giovani che non leggono nulla, che vogliono tutto facilmente senza voler imparare o apprendere alcunché, che pensano solamente a ‘evadere’ o a passare le loro domeniche sugli spalti di uno stadio calcistico. Il mondo giovanile del Movimento 5 stelle, io ritengo di conoscerlo bene. Indubbiamente, esso risulta in larga parte estemporaneo, stravagante, ‘artistico’: su questo non ci ‘piove’. Tuttavia, lo dico al collega Battista, ciò rappresenta un ‘qualcosa’. Ed è sempre meglio del ‘vuoto’ assoluto che c’è dall’altra parte, poiché comunque stiamo parlando di un ‘mondo’ di bravi ragazzi. Se dunque è questo il punto realmente in questione, caro Beppe Grillo, facciamo allora in modo che siano proprio i ‘bravi ragazzi’ a cambiare l’Italia.
Direttore responabile del mensile 'Periodico italiano magazine' e dei siti di approfondimento www.laici.it e www.periodicoitalianomagazine.it