Io onestamente verso lo Stato non sento doveri. Mi sento ricattata e quindi ne accetto i diktat, perché voglio cercare di dormire senza ansia, soffrendo già di insonnia. Ma questo è un altro discorso. I doveri e i diritti di cui ci parlano non sono naturalmente separati. E’ una distinzione che ci hanno insegnato a fare, ma riflettendoci non è sana e neppure giusta. Dare una quota di quanto guadagno per consentire di vivere a chi non può lavorare, a chi è debole, vecchio, malato, bambino; dare una quota di quanto percepisco affinché malata io stessa venga curata non è un dovere, ma un diritto. Questo invece è uno Stato che non mi consulta sulle sue spese, che pretende di vivere e prosperare e sbagliare autonomamente da me cittadino. Questo è uno Stato ladro, che mi toglie il 70 per cento di ciò che guadagno (tra imposte dirette e indirette, persino di più). Questo è uno Stato impunito, che può ingrassare e commettere ogni sorta di ingiustizia senza mai pagarne le spese. Ora: questo Stato con la scusa che io sia potenzialmente un evasore fiscale (presunzione di colpa: e dove si è visto mai?) vuole addirittura controllare come spendo il denaro che mi resta dopo avermi derubato?