La parodia che diviene politica, rendendo parodistico l’originale a cui si ispira l’oggetto: ecco il ‘genio’ dei moderati italiani. La sfida è quella di eccedere sul terreno tradizionalmente appartenente al Pd: quello ‘tragicomico’. Alfano, Cicchitto e lo stesso Mario Monti fanno il verso a Bersani misurandosi sullo standard di Beppe Grillo, fino al punto di superare quest’ultimo sul registro drammatico, eccedendo cioè il modello originale, al fine di creare un mondo desolato in cui far supporre l’esistenza di una banca, il Monte dei Paschi di Siena, totalmente asservita alla sinistra. Una sindrome da alienati, un vero e proprio complesso dell’abbandono. Ecco chi sono i moderati di casa nostra: gente che ha governato il Paese per 70 anni tentando di stabilire un continuo rovesciamento dello sguardo. Sono loro a osservarci, a chiederci: “Dove siamo? In un circo di artisti erranti? Nello studio di una chiromante? Nella fumeria d’oppio di ‘C’era una volta in America’ di Sergio Leone”? Un autentico deserto spirituale, uno spaesamento che diverte in una maniera così strana da lasciarci smarriti, inaspettatamente annoiati dalla selva di fesserie che si librano nell’aere. Un vuoto che si fa ‘macchia mimetica’, che non si presta più a cercare di intercettare il voto ‘perdonista’ e ‘garantista’ sollecitato a più riprese per vent’anni, bensì il tentativo drammatico di recuperare voti a un avversario che diviene un fantasma nascosto sotto a un lenzuolo, una presenza celata, un ‘moloch’ che aspetta di entrare in scena per nutrirsi delle ultime viscere della Repubblica italiana. Per questo motivo, si avverte che il moloch sbranerà definitivamente il cittadino-consumatore, al fine di provare la propria invidia sociale nei confronti di quei ricchi che, in fondo, fanno bene, per dirla alla Guccini, “ad aver le tasche piene e non solo i coglioni”. I nostri moderati ormai recitano nella piazza deserta di una città fantasma. Come lo stesso Giulio Tremonti, che si rifiuta di rammentare il ‘casino’ generatosi sull’Alitalia dribblando l’amico Stefano Cappellini con la patetica frase: “Non siamo nel 2008, ma nel 2013”. Come se noialtri stessimo tutti qui a spaccarci la testa sulla pellagra dei contadini lombardi di fine Ottocento, sulla sconfitta di Adua o sulle relative dimissioni di Francesco Crispi. E’ il dover dar conto della propria indole quel che li sconcerta veramente: non appena un varco si apre, essi approfittano della situazione abbandonando quel che si era affermato solamente dieci minuti prima pur di provocare una reazione e provare a far politica alla Di Pietro anziché alla Einaudi, alla Ingroia anziché alla De Gasperi. Solo così si può rimanere definitivamente soli, così inaspettatamente puri da non avere più, come corrispondente, alcun cittadino, ma solamente il vuoto che essi mostrano di se stessi, nella più totale assenza di ‘voci da dentro’. I moderati di oggi sono estremisti che riescono a produrre lo ‘choc’ di un pensiero che si assenta, dovendo il pensatore porsi di fronte al masochismo di Angelino Alfano, il quale pateticamente, in quel di ‘Ballarò’, ha cercato di far ‘passare’ il ‘messaggio’ che una redistribuzione delle imposte corrisponda all’annuncio di nuovi pesanti tributi per tutti. E fu così che il cittadino, gli elettori, gli italiani tutti, rivestendo i panni del proprio stesso pensiero, dopo lo spettacolo si ritrovarono nella perfetta solitudine delle loro menti, al punto da non riuscire più a descrivere cosa in realtà avevano appena visto e ascoltato, fino a non poter raccontare nessun tipo di Storia. Perché la Storia non c’era più, se n’era già andata. Per fatti suoi.
Direttore responsabile della rivista 'Periodico italiano magazine' e dei siti www.laici.it e www.periodicoitalianomagazine.it