Ho atteso che mi venisse la febbre, nella sua classica veste invernale e influenzale, per commentare, in quello stato alterato di coscienza che a volte si rivela più aderente alla propria umanità, questo editoriale di una persona che stimo e apprezzo. Mi sto riferendo a Vittorio Lussana e a questo suo articolo, intitolato
Evitiamo ogni ‘forzatura’, tratto da www.laici.it. Bene, in linea generale, apprezzo la logica espressa nel suo editoriale, con la quale si invita alla calma e si ricorda a qualche onorevole italiano di fornire i dati cui si riferisce con una certa precisione, quella scientifica che, grazie a Dio, è ben diversa dalla precisione politica. Qui, io vorrei solo fare appello a due diritti/doveri che, secondo me, in ogni luogo e forse anche tempo caratterizzano la vita dell'uomo:
1) il diritto/dovere ad assumere punti di vista, ossia chiavi di lettura, che possono serenamente non tenere conto di un qualsiasi giudizio scientifico, perché ogni giudizio scientifico è, per sua natura, convenzionale, temporale e destinato ad essere confutato. Oppure, se non dovesse essere confutato, secondo le indicazioni espistemologiche di Karl Raimund Popper, almeno sottoposto a controllo continuo, ossia monitorato;
2) il diritto/dovere di assumere una chiave di lettura delle cose che accadono nel mondo con una forte dose di prudenza, che è il frutto di quella situazione mentale che anticamente si definiva "saggezza", con la quale si cerca di salvaguardare i diritti alla vita di coloro che la vivranno dopo di noi, secondo criteri che possono anche non appartenermi oggi, ma che sono sviluppabili dalle idee mie e di quelli che sono venuti dopo di me.
Sulla base di queste semplici riflessioni, mi sembra che la questione delle adozioni a coppie di omosessuali dovrebbe seguire un processo di sviluppo sociale decisamente inverso, ossia, penso che si debba prima tentare di cambiare gli atteggiamenti culturali generali verso l'omosessualità che in questa nazione sono tutto tranne che sereni ed apolitici, prima di sentenziare sulle adozioni. Poiché il nostro parlamento non è nella condizione mentale di ragionare su questo tema senza liberarsi da secoli di soggioganza mentale clericale (e scrivo clericale, sapendo che questo termine non ha nulla a che vedere con il termine "evangelica", grazie alla quale poter legiferare nel rispetto della vita in se stessa. In sostanza ritengo che il metodo utilizzato in questa nazione, anche in questo caso quello di far fare alle sentenze quello che dovrebbe fare il parlamento, sia decisamente deleterio. Non penso che con questo tipo di sentenze si permetta ad un bambino, inserito in una coppia educativa omosessuale, la formazione di un pensiero rispettoso verso le scelte sessuali individuali, siano quest’ultime dettate da uno stato "naturale" che da uno stato "culturale". In effetti, non mi interessa qui, scientificamente, riferirmi a quale dei due stati sia il più giusto, perché si tratterebbe di un giudizio di valore comunque transitorio perché umano e fallibile perché personale, quanto riferirmi al concetto di "stato". La scienza, quella tanto cara convezione culturale utile a mettere un numero maggiore di persone d'accordo, più di quanto non consenta il senso comune, non ha ancora chiaro, in questa tematica, cosa si debba davvero intendere per "naturale". Certo, la vita stessa, ci insegna che qualsiasi essere vivente, anche se non ne siamo consapevoli, possiede un proprio ruolo all'interno del sistema del quale fa parte. Ecco perché ritengo sia forse necessario ragionare più su queste tematiche, ossia sul miglioramento dell'atteggiamento mentale italiano, che tende al giudizio di valore su tutte le cose, per sviluppare atteggiamenti lontani da prurigini sessuali che fanno giudicare la diversità come un qualcosa da negare pubblicamente, ma da ricercare privatamente.
(articolo tratto dal sito www.affaritaliani.it)