Di fronte alla crisi finanziaria ed economica dagli effetti drammatici per le condizioni di vita delle persone cui si prediligono 'i mercati finanziari' e per le sorti della democrazia soppiantata dalla 'dittatura finanziaria', si usano all'uopo parole come sacrificio (dal latino, sacer+facere, 'render sacro') e austerità (dal latino austeritas, contenere desideri, esigenze), dai forti connotati religiosi. La rivolta a questa deriva finanziario-religiosa è venuta, non a caso, dal presidente della Repubblica francese François Hollande per aver richiamato il concetto fondamentale che "c'e' un limite ai sacrifici" - il y a des limites au degré de sacrifice - che possono essere richiesti alle persone e che l'austerità "non è più il nostro destino" (n'est pas plus une fatalité). E parallelamente dal Partito socialista europeo con l'avvio, a partire dalle parole d'ordine: liberté, égalité, laicité, justice sociale, di un'affascinante ricerca, cui partecipa 'il nuovo' Partito democratico che sta costruendo Pier Luigi Bersani, sui valori della socialdemocrazia del XXI secolo: 'progresso', 'crescita', soprattutto 'ricchezza' e 'benessere' materiale e immateriale delle persone. Il sacrificio, un tempo lontano, consisteva nel fare offerte, di animali e persone, alle divinità con la speranza di una ricompensa: buoni raccolti o protezione dalle sventure. Poi il cristianesimo, con la 'credenza' in un Dio - o figlio di Dio - sacrificatosi per espiare i peccati dell'umanità, ha imposto 'la sofferenza divina' come illustrazione dell'umiltà disinteressata con cui le sventure terrestri dovrebbero essere sopportate, fino alla rinuncia dei bisogni fondamentali e della vita stessa. La 'credenza' religiosa secondo cui le 'ricompense' comporterebbero un 'sacrificio' e un contegno austero, quindi 'rinuncia' a desideri e esigenze, è diventata parte integrante di una cultura economica, il neoliberismo. Così come, sacrificare le libertà personali e rinunciare ad agi e comodità, in nome di entità fattesi spirituali: la nazionale o lo stato. Al contrario, ai mercati finanziari, alla finanza e loro istituzioni, ai poteri forti, compreso il Vaticano, non si chiede nulla! In Italia, le due parole, austerità e sacrificio, combinate con teologia ed economia hanno trovato terreno fertile per il connubio tra l'ideologia comunista e l'ideologia cattolica. Connubio le cui radici stanno nel 'catto-comunismo' di Palmiro Togliatti che in nome della 'pace religiosa' acconsentì a fare norma costituzionale i Patti Lateranensi del 1929, che Antonio Gramsci aveva bollato come 'capitolazione' dello Stato e premessa per lo Stato 'confessionale'. L'idea di una 'rivoluzione liberale' perseguita dai socialisti e degli 'azionisti' fu sconfitta e dal catto-comunismo si arrivò negli anni Settanta al compromesso storico e alla politica di 'austerità' di Enrico Berlinguer e alla linea dell'Eur dei 'sacrifici' di Luciano Lama. Austerità e sacrifici sono così entrate, di peso, nel lessico della sinistra, specie comunista, ma anche della destra: entrambe vi sono ricorse e vi ricorrono secondo le rispettive convenienze contingenti. Quel che a sinistra non si vede o si finge di non vedere è che se non ci si libera dal connubio tra le due ideologie - quella comunista e quella cattolica - non si potrà mai accedere ad un progetto culturale per un nuovo modello di società, dove prioritario sia 'il benessere' fisico e psichico delle persone e dove ciascun individuo abbia la possibilità di formarsi la propria originale identità e quindi decidere della propria esistenza. Perché? Perché, come scrive in Left 2009, lo pschiatra Massimo Fagioli: "Non mi sono sentito in grado di sopportare [...] ideologie cattoliche e comuniste che, unite, sono terribili; come se mi comparissero due fantasmi mostruosi: Religione e Ragione, contro il predominio delle quali ho lottato, perché hanno sempre annullato l'irrazionale che fa l'essere umano". Ora pare che, con la vittoria su Matteo Renzi, punto di riferimento della cultura liberista, alle primarie per la nomination a premier del centro-sinistra alle elezioni politiche di primavera, qualcosa di nuovo nel Pd di Bersani stia affiorando, rispetto alla precedente gestione di Walter Veltroni. Piccoli segni, certo, ma sarebbe sbagliato non cogliere: il solido legame con il socialismo europeo; l'affermazione 'io non sono un credente'; il richiamo al socialismo, "...la più antica parola della politica italiana: è un'idea non egoistica, modernissima e utilissima in una società dove c'è troppa disuguaglianza"; all'uguaglianza tra gli esseri umani; l'alleanza con il Psi oltre che con Sel. E ancora l'apertura fatta, il 10 dicembre scorso all'Eliseo nell'incontro con l'Analisi Collettiva, sulla distinzione tra 'bisogni' ed 'esigenze'. “Il Partito comunista, attraverso varie modificazioni, è ora scomparso dentro il Partito democratico. Bersani è apparso a tutti molto umano, interessato alla ricerca sulla realtà umana. Conosceva la distinzione tra bisogni ed esigenze e non fu evidente se aveva connesso la negazione della donna con il Logos occidentale". Lo ha scritto sul settimanale Left del 24 novembre scorso Fagioli, da sempre interessato sia al discorso culturale che alla politica.
(articolo tratto dal sito www.huffingtonpost.it)