Francesca BuffoIn una fase assai difficile della vita politica della nostra Repubblica esiste una ‘famiglia’, un ambiente, un mondo che non ha mai ‘tradito’ i cittadini: quello di Radicali italiani. Composto da persone onestissime, caratterizzate da una ferrea coerenza laica, questo movimento è storicamente in prima linea nel battersi a favore dei diritti e delle libertà pubbliche per tutti gli italiani. Il fatto poi che il suo Segretario nazionale, recentemente riconfermato alla guida di questa forza, sia da sempre un esponente assai vicino alla nostra testata di approfondimento politico non poteva esimerci dal dovere e dal piacere di proporre ai lettori la presente intervista all’amico Mario Staderini.

Mario Staderini, di recente a Roma si è tenuto il Congresso nazionale di Radicali italiani con la sua rielezione a Segretario nazionale del movimento: quali sono i punti centrali che avete analizzato e dibattuto nel corso della vostra assise e quali gli obiettivi che vi siete prefissati per l’ormai prossima campagna elettorale?
"Noi siamo arrivati al Congresso in una situazione di contesto italiano assolutamente antidemocratica: nel nostro Paese i diritti dei cittadini non valgono niente. Ciò per il semplice motivo che la giustizia, qui da noi, proprio non funziona, Se un processo impiega 11 anni per giungere a termine, che sia civile o che sia penale, ciò evidenzia, per esempio, come i diritti degli imprenditori non valgano niente, poiché non possono e non riescono a esigere i loro crediti. In Francia, per esempio, per recuperare un credito occorrono 200 giorni, mentre in Italia si impiegano, in media, 1022 giorni. Ciò significa che non valgono niente nemmeno i diritti dei cittadini normali, poiché proprio non si riesce a far valere un proprio diritto in tribunale, così come non valgono i diritti di difesa nei processi penali. Si rimane sotto processo per anni, se non per decenni. E si subisce il carcere preventivo, tenendo presente che, nel 40% dei casi, si ottiene l'assoluzione. Questa, per noi, rimane una questione complessivamente centrale. Se poi analizziamo il momento elettorale, la situazione italiana è quella di elezioni ormai prossime che saranno una truffa, poiché anche il diritto di voto risulta fondamentalmente negato. A due mesi dalle consultazioni ancora non sappiamo neanche quale sarà la legge elettorale. Ciò è un fatto senza precedenti, che vìola tutti i princìpi internazionali di democrazia. Pensate se in Germania, in Inghilterra o in America avessero cambiato la legge due mesi prima del voto. Eppure, in Italia ciò sta diventando sistematico: è accaduto alle elezioni regionali, in cui sei Regioni hanno cambiato le loro normative elettorali negli ultimi mesi; è accaduto nel 2009, alle europee, quando è stata cambiata la legge tre mesi prima; ed è accaduto nel 2006, alle politiche, con il 'porcellum' approvato soltanto due mesi prima. Queste elezioni saranno una truffa, sia sotto il profilo della legge elettorale, sia sotto l'aspetto dell'accesso alle elezioni. I sistemi sono ancora quelli che hanno permesso i casi delle firme false in Lombardia, in Piemonte e in Liguria. Il problema riguarda anche le campagne elettorali: le nostre tribune politiche sono ben diverse rispetto a quanto avviene in altri Paesi (confronti sul modello delle primarie americane o, come si è visto di recente, su quello delle primarie del centrosinistra su Sky). Normalmente, in Italia il confronto diventa polemica accesa e non viene garantito ai cittadini di potersi fare un'idea senza mediazioni che, a volte, risultano una sorta di propaganda a cura dei diversi conduttori. In pratica, le regole della democrazia sono state sospese. Analizzando tutto questo, il nostro Congresso ha dovuto decidere il da farsi. Ci siamo persino divisi al nostro interno, perché anche se l'analisi è stata comune, c'è stata una diversità nel trovare soluzioni. Alla fine è emersa una priorità, per noi radicali: quella di riconquistare legalità e democrazia per tutti gli italiani, a partire dal diritto di voto e dalla situazione della giustizia italiana”.

La politica italiana attraversa una fase di crisi strutturale, ma anche l'Europa subisce numerose critiche. Eppure, è proprio in ambito europeo che si potrebbero 'giocare' le principali battaglie sui diritti civili: voi come vedete la questione europea?

"Non c'è alcun dubbio che c’è una grave responsabilità anche della classe dirigente europea di quest’ultimo periodo: si è preferito continuare con un'Unione in quanto mera sommatoria degli Stati nazionali. Quando dall'America la crisi finanziaria è stata fatta passare sull'Europa, ciò ha comportato che tra i diversi Stati si facesse a gara a 'passarsi il cerino', quasi a pugnalarsi a vicenda, anziché fornire una risposta unica. L'Europa doveva essere impostata come dei veri e propri Stati Uniti d'Europa: un'unione politica che ci facesse sentire tutti cittadini europei, con l'elezione diretta del presidente dell’Unione, con delle linee comuni in politica estera, con una politica comune di difesa e di solidarietà. Tutto questo è risultato ‘sfalsato’, per cui oggi ci ritroviamo con un ‘doppio fronte’ che vede, da una parte, gli ‘antieuropeisti’ - da Grillo, a Berlusconi, alla Lega, sino, in parte, a Di Pietro - dall'altra gli europeisti che, in questo momento, sono i rappresentanti della ‘partitocrazia’ italiana. In merito, poi, alla questione dei diritti civili e delle politiche di Governo su fenomeni sociali come la prostituzione o il consumo di droghe, l’Italia continua a essere distante dall'Europa, poiché prevalgono logiche proibizionistiche, di genuflessione ai diktat del Vaticano. Ciò per il semplice motivo che, come dicevo prima, in Italia non c'è democrazia: chi ricorda dibattiti televisivi, in questi anni, in cui si sia parlato non a favore o contro il consumo di droga, bensì sugli effetti di vent'anni di politiche proibizionistiche? Non vi è stata alcuna discussione che vertesse su questo aspetto, così come non c'è stato nessun confronto su come governare la prostituzione, un fenomeno che di certo non può essere affrontato con le ordinanze da ‘sceriffo’ dei vari sindaci italiani alla Alemanno. Non c'è stato un dibattito serio nemmeno sul modo migliore per governare un fenomeno come l'immigrazione. Ecco, è questo, più che l'Europa, a pesare come un ‘macigno’ nella vita politica italiana: l'assenza di democrazia. Anzi, l'Europa ha un ruolo allorquando ci rivolgiamo a determinati organismi internazionali, soprattutto alla Corte europea dei diritti dell'uomo, o alla stessa commissione europea. Ma anche qui c’è stata, fino a oggi, una certa timidezza da parte di questi organismi internazionali rispetto alla necessità di assumersi delle responsabilità nei riguardi dell’Italia, ovvero nell’intervenire rispetto alla negazione che avviene, qui da noi, dei principi fondamentali della democrazia. L’Europa deve assumersi la responsabilità di un ruolo guida non solo per quanto riguarda la bancarotta finanziaria italiana, ma anche per quanto concerne la bancarotta democratica”.

La crisi economica, l'assenza di prospettive, di lavoro, di sicurezza, quanto influisce sugli italiani? Non trova che, al di là dei diritti civili, prevalga un certo individualismo che poi si riflette nelle scelte politiche?
"Io credo che siamo in una fase in cui, da un certo punto di vista, anche grazie a internet, la possibilità dei singoli cittadini, in linea teorica, di partecipare direttamente alla vita sociale e politica sia aumentata rispetto al passato. Tuttavia, le nostre istituzioni e le nostre forme di rappresentanza non si sono adeguate a queste nuove potenzialità fornite dalle tecnologie. E questo comporta un ‘cortocircuito’ tra quello che, in teoria, un cittadino si sente in grado di poter fare o decidere in proprio e ciò che invece, nella realtà, gli viene riconosciuto a livello istituzionale”.


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carlo cadorna - frascati - Mail - martedi 20 novembre 2012 18.53
La penso più o meno come Lei. Ma mi sembra che abbia omesso un punto fondamentale: Noi abbiamo perso l'indipendenza economica, e quindi la libertà, perchè abbiamo permesso che un debito enorme si formasse ed andasse, per il 60% in mano estera. Ora ci chiedono degli interessi che non siamo in grado di pagare senza l'aiuto della Germania.
Quindi il primo punto dell'agenda deve essere una proposta per uscire da questa situazione.
Io ritengo che in parte bisogna coinvolgere, con incentivi morali e fiscali, il risparmio privato; in parte adottare la tecnica finlandese (dare beni in garanzia per ottenere bassi interessi).


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