Con il presente numero di www.laici.it intendiamo rispondere positivamente alla lettera inviataci in questi giorni da Maria Antonietta Farina vedova Coscioni, la quale attraverso una e-mail ci ha chiesto aiuto e solidarietà al fine di diffondere la notizia del suo sciopero della fame contro le vergognose condizioni di assistenza ai malati di Sclerosi laterale amiotrofica e altre patologie degenerative. Ci associamo, pertanto, all’appello che la compagna di vita dell’indimenticato Luca Coscioni ha rivolto in questi giorni al presidente del Consiglio dei ministri, Mario Monti, al ministro della Salute, Renato Balduzzi e al ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Elsa Fornero, affinché si possa garantire aiuto e sostegno a questo genere di malati, che soffrono di patologie le quali, oltre a dissanguare economicamente le loro famiglie, comportano una profonda prostrazione psicologica in pazienti ormai incapaci di fare autonomamente ogni cosa. Il punto realmente in questione è l’aggiornamento dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) e del Nomenclatore, ovvero del tariffario che inserisce nel servizio sanitario nazionale i moderni dispositivi di aiuto indispensabili per l’espressione e la comunicazione. Si tratta di un provvedimento atteso da anni e che, ciclicamente, il mondo politico ogni volta rimanda, ripromettendo di porvi finalmente mano. Eppure basterebbe davvero poco: una sincera volontà politica e uno stanziamento di risorse alquanto modesto. Perché, nonostante le ripetute assicurazioni e le tante promesse, ancora non si è fatto nulla? Per tali motivazioni, è importante che si parli della cosa, che si evidenzi questa notizia, che si denunci la situazione. Nei giorni precedenti l’iniziativa di Maria Antonietta, numerosi malati di Sla e di altre malattie neurodegenerative avevano già intrapreso un’analoga protesta, vissuta con grandissima dignità nonostante le intuibili difficoltà. Di qui, la decisione di Maria Antonietta di ‘sostituirsi’ a questi malati, al fine di fornire una nobile prova di ‘supplenza’ e di dialogo che intende, con gli strumenti della non violenza, superare gli ostacoli e gli impedimenti per la soluzione di questa annosa questione. Ciò che ci ha mosso a sostegno della nobile iniziativa di Maria Antonietta è inoltre la forma di protesta, civile e non violenta, scelta per sensibilizzare il Governo e l’opinione pubblica: un metodo di lotta discendente da quella spiritualità ‘gandhiana’ che rappresenta, a nostro parere, la forma più alta di laicità mai apparsa nella Storia dell’intera umanità. Le persone come Maria Antonietta Farina Coscioni interpretano nel modo migliore quella religiosità laica della democrazia che rappresenta la base stessa della nostra convivenza civile, a sua volta derivante dalla consapevolezza politica di come, nel corso della nostra esistenza, sia giusto battersi non soltanto per rivendicare i nostri diritti ma, al contempo, per difendere anche quelli degli altri, in favore cioè di coloro che non sanno di averli, oppure che non possono o non vogliono farsi valere e sentire. Perché noi cittadini dobbiamo sapere che tutti quanti abbiamo dei diritti; perché siamo tenuti a incitare quelle persone che sanno di avere dei diritti ma vi rinunciano, a non desistere dal reclamarli; perché dobbiamo spingere la collettività a sentire lo storico impulso a lottare anche per i diritti degli altri, fino a considerare incontrovertibile e fuori da ogni discussione il fatto che sia diritto di tutti pretendere i propri diritti.
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