Siamo impegnati in una battaglia politica per dare un Governo e una guida al Paese e, per far questo, abbiamo scelto il leader del maggior Partito alleato, Bersani. Non siamo tuttavia interessati a stucchevoli risse interne, a rese dei conti, a corteggiamenti del mondo che ha prodotto questa crisi e che non può certo pretendere di risolverla. I socialisti, nella loro Storia migliore, hanno sempre mantenuto una linea di coerenza: non demonizzare il mercato, ma non esserne nemmeno ‘prigionieri’ o subalterni. Abbiamo sottoscritto una Carta d’intenti in linea con le più limpide esperienze del socialismo europeo. La coalizione è chiara, aperta alle possibili convergenze del mondo cattolico e laico che vorranno partecipare, ma chiusa all’estremismo giustizialista di Di Pietro e dei suoi accoliti. Se ci fossero ripensamenti del giorno dopo, i socialisti saluterebbero un minuto prima. Ho sentito parlare a lungo Matteo Renzi sul tema della sinistra: alcune cose erano ben dette e pensate, altre meno. Tuttavia, la sinistra di cui Renzi parla non sembra avere parenti europei: non pare avere né ‘padri’, né ‘madri’. Egli descrive una ‘casa ideale’ di cui ne vuol diventare il proprietario, ma si capisce che non ci ha mai abitato. I suoi ‘avi’ sono De Gasperi, Adenaur, Kohl e un prete partigiano: ci inchiniamo, tiriamo giù il ‘cappello’, ma con la storia politica della sinistra, italiana ed europea, non c’entrano nulla.