Se voglio conoscere più approfonditamente un albero, devo aver avuto la possibilità di vedere o toccare molti alberi simili e diversi tra loro. Per la nostra mente è di fondamentale importanza stabilire similitudini, dunque somiglianze e differenze, in sostanza, variazioni fra le cose. Senza questa capacità di differenziazione tutto ci apparirebbe talmente uguale da non stimolare in noi nessun desiderio di conoscenza. La curiosità si educa, nel senso che, durante l’infanzia, è possibile stimolare e potenziare nel bambino la sua disponibilità all’essere curioso senza, per questo, renderlo intrusivo. Il bambino nasce già fornito di questa caratteristica mentale, perché l’evoluzione della nostra specie è proprio avvenuta grazie ad essa. Se però durante la crescita il bambino vive in un ambiente che stimola in lui la curiosità, ossia la voglia di scoprire le cose oltre un dato visibile, la sua mente si pone nella condizione di interrogare il mondo costantemente. Consideriamo ad esempio il piacere che tutti i bambini dimostrano nell’utilizzare i colori per disegnare. Ora, se io metto a disposizione del bambino solo tre colori, il rosso, il blu ed il nero, egli utilizzerà solo quelli. Se gli faccio vedere dei disegni in cui compaiono colori diversi da questi tre, egli comincerà a chiedermi se esistono, da qualche parte, altri colori, oltre quelli che utilizza lui. Mettergli dunque a disposizione ulteriori colori, grazie allo stimolo che egli ha ricevuto vedendo un disegno colorato diversamente, rappresenta per lui la possibilità di sviluppare la propria curiosità verso i colori in generale. Questa possibilità è stata sollecitata nel bambino dal nostro stimolo, grazie al quale egli compie delle vere e proprie operazioni cognitive: analizza i colori accostandoli fra loro per vedere quali sono quelli uguali, quelli simili e quelli diversi; accosta i colori che ha in mano con quelli che vede nel mondo attorno a sé; comincia a prendere in seria considerazione la possibilità di imitare con un disegno colorato quello che vede. Può sembrare una constatazione relativamente banale, ma in realtà non lo è affatto, perché proprio in questo modo si stabiliscono, si sviluppano la curiosità e processi cognitivi che saranno alla base delle future azioni d'amore che si intraprenderanno una volta adulti. In effetti, quando imito qualche cosa, in questo caso disegno, io mi avvicino a quella cosa, entro nel mondo misterioso del desiderio. Ritornando al nostro albero iniziale, se io ho dunque avuto la possibilità di disegnare e vedere tanti tipi di alberi, svilupperò l’esigenza di scoprire quanto più è possibile circa gli alberi. Sarò inoltre interessato a stabilire somiglianze e differenze tra alberi che vedrò rappresentati in una fotografia, in un film, invece che in un quadro o in un disegno. E dall’albero, passerò ad interessarmi del mezzo, del supporto, grazie al quale lo vedo, sia esso la fotografia, oppure la pellicola. Lentamente, di supporto in supporto scoprirò che esistono diversi modi di considerare un albero e che tutti sono, a loro modo, veri. Ecco come si forma nella mente di ogni essere umano l’idea del vero: attraverso una serie costante di scoperte che confermano via via l’iniziale percezione di una cosa. In altre parole, se scopro che la fotografia di un albero è molto simile ad un quadro che ha per soggetto lo stesso albero, oppure ad un albero visto in un film, giungeròalla conclusione che ogni albero sia veramente fatto così come io l’ho sempre visto. Ancora più evidente è la cosa se ho la possibilità di vedere dal vivo gli alberi, ossia se ho la fortuna di vivere in montagna, o comunque lontano dalla città. Lo stesso processo si verifica nel caso di un qualsiasi altro oggetto in un qualsiasi altro contesto. Non si fa qui una questione di luogo e di cose, ma di processi mentali, che si caratterizzano tutti come relazione fra le cose, fra i sistemi organici/inorganici e la natura.
(articolo tratto dal sito www.affaritaliani.it)