Si è chiusa da poco, al Musèe de la Franc-Massonerie del Grand Orient de France a Parigi, la mostra dedicata a uno dei più grandi disegnatori fumettisti mai vissuti, per alcuni il più grande quanto a capacità di evocare atmosfere, creare mondi, permettere ai lettori un tale coinvolgimento e una tale identificazione da raggiungere quello che ogni artista ha come obiettivo: regalare a chi ama le sue opere un’altra esistenza, parallela a quella reale e ugualmente indispensabile. Esposti, insieme ad alcune tavole della storia «Favola di Venezia», il grembiule e la spada di venerabile, ereditata che negli anni Venti era riuscito a salvarla dal saccheggio della Gran Loggia del Gesù compiuto dalle squadre fasciste. Già, perché Mussolini i massoni non li amava affatto, come si dovrebbe sapere e invece si è dimenticato, nell’ansia di accostare la massoneria ai regimi dittatoriali, tutti, e ai giochi di potere, tutti. Nel febbraio del 1923, il Gran Consiglio in seduta dichiarava l’incompatibilità tra militanza fascista e appartenenza alla massoneria, a cui la Gran Loggia di Piazza del Gesù rispose piegandosi e assicurando fedeltà al duce e al suo governo, ma inutilmente, perché idea radicata di Mussolini era che dietro la moderna, esecrabile democrazia altri non ci fosse che la massoneria, subdola e potentissima dittatura che agiva attraverso una rete mondiale di idee, rapporti tra affiliati e alta finanza. Una rete di “illuminati” da smantellare, capaci di governare il mondo. Non sembra lo stesso concetto ripetuto oggi da chi ama le teorie complottiste? Proprio per questo il “piccolo” particolare che fascismo, Chiesa (nel codice di diritto canonico, pubblicato nel 1917, è prevista la scomunica) e regime comunista (che proclamò nel 1922 l’incompatibilità con la militanza nei partiti comunisti) se la siano presa, eccome, con i massoni, dovrebbe farci venir voglia di approfondire un po’, e comunque non liquidare il fenomeno della Libera Muratoria con un anatema. Studiare la storia e i rituali della massoneria mette in contatto con un mondo incantato, leggendario. Per chi consideri con disprezzo le interpretazioni esoteriche, ovviamente si tratta di stupidaggini bambinesche. Si parte dal Tempio di re Salomone innalzato dal maestro fonditore Hiram Abif di Tiro, in possesso di una sapienza antichissima: Hiram costruisce un edificio in cui ogni singolo tassello è una chiave per l’iniziazione, e comprendere l’intera opera vuol dire compiere un percorso spirituale. Costruire, edificare: Dio è il Grande Architetto, quindi credere in lui (fatta salva la scelta e la responsabilità delle proprie opinioni religiose) è indispensabile anche oggi per essere ammessi nella massoneria. Attraverso vicende complesse si arriva al 1161, quando in Francia compaiono alcune gilde di muratori che prendono il nome di “Figli di Salomone” e costruiscono cattedrali – le cattedrali gotiche – in una forma che appare incoerente con tutto ciò che c’è stato fino a quel momento, utilizzando nuove conoscenze matematiche e formule geometriche. Un altro momento particolare è il 1717, nascita ufficiale della massoneria che quattro gentiluomini fondano in una taverna di Londra. Attraverso e dopo accadimenti forse storici o forse solo simbolici, si snodano incredibili vicende in cui hanno parte i Templari, i papi, i personaggi più famosi che studiamo nei libri e mai avremmo immaginato di associare alla massoneria. Suggestivi i rituali, le cerimonie, i simboli (come la squadra e il compasso che si trovano anche nei giardini del George Washington Masonic National Memorial: il simbolismo è infatti prevalentemente architettonico, e si rifà gli utensili dei costruttori del medioevo che lavoravano le pietre). Su tutto, il peccato originale del segreto, che si configurerebbe anche in un reato, perché la nostra Costituzione, che riconosce e tutela la libertà d’associazione, vieta le associazioni segrete. I massoni però serenamente affermano che la loro non è affatto un’associazione segreta, bensì una società aperta a tutti i maggiorenni senza distinzione di razza e ceto sociale, uomini che hanno cari i valori morali e spirituali (dell’apertura alle donne si parlerà solo in tempi recenti) e agiscono in base ai principii di amore fraterno, carità e verità. Si potrebbe dire con lo scrittore e inventore del realismo magico Louis Pauwels che a un certo livello la conoscenza è essa stessa una società segreta: quelli che condividono uno stesso percorso iniziatico sono paragonabili in questo ai matematici, non c’è bisogno che mantengano il segreto su ciò che gli altri comunque non capirebbero. Tornando alla mostra di Parigi, alla cui inaugurazione ha presieduto anche il Gran Maestro italiano Luigi Pruneti insieme a delegati della Gran Loggia d’Italia, il titolo era «Corto Maltese et les secrets de l’initiation imaginaires et Franc-Maçonnerie a Venise autour d’Hugo Pratt». Insomma, lui. Pratt. Massone e figlio di massone, massone che non ha mai nascosto la propria affiliazione e ha inserito simboli e miti massonici nelle sue opere. E qui si apre, davvero, un capitolo che sorprenderà tutti quelli che fanno coincidere la massoneria con il pensiero più retrivo e le azioni più bieche volte solo al dominio, ancora traumatizzati dalla vicenda della P2. Accanto a Hugo Pratt, l’elenco degli artisti massoni è lunghissimo: Jonathan Swift, Mark Twain, Voltaire, Goethe, Kipling, Puskin, Collodi, Foscolo, Alfieri, Pascoli, Carducci, Quasimodo; tra i musicisti, Haydn, Liszt, Paganini, Beethoven, Berlioz, Sibelius, Louis Armstrong, Duke Ellington; tra gli attori, Clark Gable, Bob Hope, Peter Sellers, Totò, Gino Cervi, Paolo Stoppa. Ci sono poi scienziati, politici, presidenti, rivoluzionari, re. Giuseppe Garibaldi e George Washington, l’avvocato Placido Martini trucidato alle Fosse Ardeatine e Theodore Roosevelt, Crispi e Benjamin Franklin, Churchill e Casanova, Simon Bolivar e Carlo XV di Svezia. Sarebbe solo risibile affermare che tutti siano stati malvagi intriganti assetati di potere. Il povero Armstrong prese una “paghetta” dal suo impresario per tutta la vita, e dovendo guadagnarsela (è storia) fu costretto a fare un numero spaventoso di concerti e apparizioni tv, rimettendoci la salute e probabilmente accorciandosi la vita. Tanto per fare un esempio, perché se già è discutibile che l’eccezione confermi la regola, in questo caso non si tratta nemmeno di un’eccezione. Chi comunque fosse curioso, l’anno prossimo potrà consultare gli archivi della Gran Loggia d’Italia, che apriranno al pubblico: 42 volumi di registri con 20.414 schede di affiliati della Serenissima Gran Loggia d’Italia tra il 1916 e il 1925. Bisogna dunque prepararsi e in fretta ad abbandonare i pregiudizi e il gusto per le lettere scarlatte, perché, come si è appena visto, di nomi di “criminali” insospettabili e soprattutto improbabili ne troveremo parecchi.
(articolo tratto dal settimanale ‘Gli Altri’)