Da quel cervellone statistico che è, Bloomberg si è fatto qualche conto e ha deciso già da tempo che come gestore della città forse più importante del mondo proprio non può sopportare che i suoi cittadini si ammalino per colpa di quello che ingeriscono o inalano volontariamente. Prima se l’è presa col fumo e i grassi insaturi nei ristoranti, adesso tocca ai pop corn, alle bibite gassate, i soft drinks, il caffè e i succhi zuccherati. Ne sarà vietata la vendita in contenitori al di sopra dei 500 ml nei locali pubblici, pena una multa di 200 dollari. Tutta roba che contiene uno sproposito di calorie e, quindi, non va bene, ingrassa. A luglio gli esperti si riuniranno in seduta pubblica per spiegare ai cittadini i motivi delle proibizioni (che premurosi…), quindi si procederà a settembre con un voto finale, e dall’anno prossimo via con le super multe. E’ chiaro che l’interesse primario di Bloomberg sia quello di risparmiare quattrini, stessa linea dei commercianti di New York, che stanno valutando azioni legali perché temono, invece, di perderne. Il problema è che con la salute dei singoli tutto questo c’entra poco. Il proibizionismo non è mai servito, Bloomberg è troppo intelligente per ignorarlo e l’impatto di questa sorta di vera persecuzione su chi soffre di disturbi alimentari, o è anche semplicemente molto goloso, può essere devastante. E poi queste proibizioni riguardano tutti, nascendo da un modo distorto di intendere le funzioni di chi amministra la cosa pubblica, dall’idea malata di doversi sostituire al ‘pater familiae’ avendo a che fare con un branco di ragazzini deficienti, irresponsabili, incapaci di crescere. A proposito, anni fa alcuni di questi ragazzini fecero causa alla catena MacDonald’s perché, essendosi abboffati di panini a ritmo di una decina al giorno, si ritrovavano obesi. Ebbene, in un Paese in cui i governanti abbiano deciso di assumersi, loro, la cura degli stili di vita dei governati, niente di più logico di quella causa. Però non c’è proprio motivo per scherzare o per sentirsi superiori: la questione è seria. E contagiosa. Abbiamo dimenticato che il ministro Girolamo Sirchia voleva penalizzare gli obesi fornendo loro una qualità di servizi sanitari scadenti, per esempio relegandoli al fondo delle liste di attesa per le analisi e via dicendo, in modo da punirli per bene, i delinquenti, e costringerli a dimagrire? Abbiamo meccanismi di autoregolazione che possono attivarsi solo se si permette loro di attivarsi e le proibizioni li alterano. Se non c’è pericolo di respirare troppo è perché l’aria non costa, quindi a nessuno viene in mente di proporci di consumarla con gusto o luoghi in cui ci insegnino a consumarne di meno. Col cibo, è evidente, non è così. Ma qualunque intervento censorio e repressivo peggiorerà, ovviamente, le cose. La prevenzione, in questo campo, è un mito pericoloso, poiché impedisce di ascoltare il proprio corpo, lo dà per insano da subito, pregiudizialmente. Come disse un presidente del Consiglio di destra, il barone Ricasoli, la prevenzione può essere molto illiberale. A distanza di 120 anni, ancora non lo abbiamo capito.
(articolo tratto dal sito www.glialtrionline.it)