Susanna SchimpernaLa Chiesa cattolica condanna fermamente (e d’altra parte, o le condanne sono ‘ferme’ o non sono) il peccato di superbia. Qualche anno fa Ratzinger parlò della superbia verso Dio, non nei confronti degli altri uomini, in questi termini: guai a pensare di essere arbitri del bene e del male, guai a non porsi di fronte a Dio con umiltà, come “bambini consapevoli della propria fragilità”, abbandonandosi a Dio sereni. Domanda a Ratzinger: davvero pensa che un cattolico una mattina si svegli con la voglia di fronteggiare Dio, duellare con lui, magari sostituirsi a lui? (Qualche filosofo lo ha fatto, in teoria, come sfida astratta: perché, su questo piano, altro che un gioco intellettuale non è possibile). Dio onnipotente e onniscente: l’uomo può solo sperare di non farlo arrabbiare. Ma se Dio non c’è? Se quel tipo che si sveglia la mattina non ha alcun Dio a cui rivolgersi, da pregare, di fronte al quale farsi piccolo piccolo e leggero leggero come Lello Arena sulla bicicletta di Troisi, che si fa? Il tipo senza Dio può soltanto pensare e operare ‘libero’. Dovrà capire da solo qual è il bene e quale il male. E se si metterà in quest’impresa, in questa grandiosa mitica impresa, non potremo che ammirarlo. Invece no, per la Chiesa cattolica lui è un superbo. Doveva imporsi di credere in Dio e affidarsi a lui, che già ci ha detto (in quei libri antichi, Bibbia e Vangeli) tutto sul bene e sul male, su cosa fare e cosa no.


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Marino - CivitanovaM/ IT - Mail Web Site - martedi 1 maggio 2012 15.2
Tutta la periferia può vedere il centro ma può il centro vedere tutta la periferia? Io ho il sospetto che non possa esserci reciprocità di visione fra centro e periferia, almeno in un'ottica intellettuale come quella che la metafora in questo caso sottintende. Avere un Dio centrico è una contraddizione in termini se il mio sospetto è fondato. Dunque l'ipotesi di un Dio periferico, un Dio armonia dell'insieme, andrebbe presa in considerazione (sempre in una visione intellettule) ma sarebbe ancora un Dio? Di certo non un Dio cattedratico, sistemico, non luogo comune,un altare...
Vedo più utile una versione OS Dio beta, una utopia dell'insieme che all'errore risponde con pagina 104: OOps! Error occurred, Try again.
Paolo - Nizza Monf. - Mail - martedi 1 maggio 2012 1.24
P.S.
Amica Susanna, momentaneamente ho combinato pasticci e non riesco ad andare su facebook, spero di risolvere la cosa al più presto. Paolo !
Paolo - Nizza Monf. - Mail - martedi 1 maggio 2012 1.16
Filosoficamente parlando dire Dio non è un'altra cosa che dire quella persona non ha un dio da pregare. Il fatto che Dio ci sia o no, non lo decide l'uomo. Se cosdì fossse sarei d'accordo con il materialismo di Feuerbach, per cui, in soldoni come l'ho capito, le necessità dell'inconscio sociale delle diverse epoche e culture crea un dio appropriato. Su questo sono d'accordissimo con Feuerbach: questo è un dio filgio della struttura sociale. quindi non ha nulla a che fare con Dio. Se parlo di dio non parlo di questa idea umana di Dio. Se l'uomo con il suo ragionamento non riesce a dire di più, questo non significa nulla sull'esistenza o meno di Dio. Agostino vescovo d'Ippona non parla ad esempio di questo tipo di Dio. Analizza la sua coscienza che non può essere metro di giudizio, perchè come il corpo invecchia e muore, la coscienza s'intorpida e risponde in modo confuso. Si può comunicare con il ragionamento il significato di coscienza, ma c'è chi ha un rapporto con essa e chi un altro. Raskolnikov che diventa ossessivo dopo il duplice omicidio ha un rapporto diverso con la sua coscienza rispetto ad un'ex ss intervistata che alla domanda di cosa provasse per ogni persona fucilata ripondeva: nulla, assolutamente nulla, pensavo soltanto di prendere bene la mira. Per me le emozioni sono furtto di collegamenti fisico-neuronali, infatti prendendo apposite medicine le ho migliorate. La coscienza è invece un ente sovrasensibile. Può capire uno sccienziato l'esietenza del sovrasensibile? no. Lo può capire forse un filosofo, senza però farne esperienza. Per capire Dio bisogna uscire dalla filosofia, dal ragionamento. Su questo punto ho già detto sarei d'accordo con i materialisti storici. Bisogna annotare i propri rapporti con la propria coscienza che non corrisponde alle emozioni del cervello. un conto è la sensibilità un altro la spiritualità. lL'aldi là potrebbe essere una condizione più che un luogo. ma non so seerva contnuare il disocrso con chi fa coincidere le emozioni psico-fisiche con la coscienza e la spirtualità. Mi si potrà dire: c'è la coscienza laica. Si però è autorefernziale, non ammette di essere condizionabile dalle sue malattie, magari non gli piacciono i sensi di colpa, (che non è il peccato), e allora sostituisce l'egoismo individuale con quello collettivo, o anche l'altruismo del martirio per non essere ricattata da nulla. Insomma vuol fare come vuole. personalmente quando ho voluto fare come volevo non ho descritto la realtà, ma una realtà condizionata da un mio interesse. questo mi sembra un condizionamento troppo decisivo per seguire le ragioni di una coscienza che si detrmina da se.
federico - torino - Mail - lunedi 30 aprile 2012 18.21
E quali criteri userai per discernere ciò che è bene da ciò che è male? Quale metro di giudizio? Quale misura? Da tempo oramai qualsiasi gruppo autoreferente decide ciò che bene e si comporta in conseguenza della sua convinzione, facendosi beffe della legalità e dell'ordine costituito. Non ti va un tal treno ? Okkupa autostrade e lancia sassi sulle forze dell'ordine, tanto si sa che l'opera è inutile e dannosa. Sei contro la ricerca? Libera i cagnetti di Green Hill (chi poi avrebbe il coraggio di essere contrario alla salvezza di poveri e simpatici cagnetti), e di nuovo lotta con i maledetti poliziotti. Tanto si sa che la ricerca sui mammiferi a fini medici (dico medici, non cosmetici) è del tutto inutile. Si sa ! Chi l'ha detto ? Forse Biribò ? L'intransigenza non è solo di Ratzinger: quando tenterete di vietarci le macellerie? Quel giorno prenderò il mitra ed andrò in montagna......Contro di Voi, sempre !
rebecca - Bari - Mail - lunedi 30 aprile 2012 16.18
la superbia è un'arma infallibile verso gli arroganti :), io la uso scientemente!


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