E’ difficile, se non impossibile, tracciare in poche righe la lunga e gloriosa storia del socialismo italiano. Si tratta di un’esperienza dura e complicata, spesso attraversata da lacerazioni e scissioni. Una storia che ha segnato tutto il Novecento e che ha visto il Psi al centro del dibattito politico sempre dalla parte dei più deboli e del mondo del lavoro. Possiamo dire che il socialismo democratico ha influenzato positivamente l’evolversi del Paese attraverso il graduale passaggio dal mondo contadino, segnato spesso dalla dominanza degli agrari, a uno industriale e dei servizi, con una crescita complessiva delle conoscenze e dei saperi che consentono all’Italia di essere l’ottava potenza economica della Terra. Un percorso, quello del Psi, che si è dispiegato nel campo del progressismo italiano in un rapporto difficile con l’altra ‘costola’ della sinistra: quella comunista. I peggiori momenti del Psi, in cui c'è stata una perdita di ruolo nazionale, sono stati quelli in cui l’autonomismo socialista è stato indebolito e accantonato a favore di una indistinta unità delle sinistre a egemonia comunista. Aveva ragione Giacomo Matteotti ad affermare che i socialisti debbono stare coi socialisti e i comunisti coi comunisti, non potendosi unire e confondere storie profondamente diverse e perciò necessariamente distinte. Le vicende internazionali, la seconda guerra mondiale e la successiva divisione in blocchi hanno pesato sulle scelte unitarie del Psi a sinistra. Tuttavia, questa scelta di unità a sinistra dei socialisti consentì la vittoria del blocco conservatore egemonizzato dalla Dc, incanalando il Paese in un percorso che sarebbe stato obbligato per quasi 50 anni. In sintesi, anche se la storia non si può spiegare con i se e con i ma, la mancanza di una scelta autonomista del Psi ha agevolato l’egemonismo della Dc che, una volta consolidatosi, era difficilmente surrogabile, anche per la divisione internazionale tra occidente e impero sovietico, che rendeva impossibili cambiamenti alternativi nei rispettivi campi di appartenenza. Questo difficile equilibrio, mantenuto, fino al 1989, dalla dissuasione esercitata dai potenti schieramenti nucleari operanti, si è spezzato con la dissoluzione dell’Urss, ormai non in grado di reggere al mutato vento politico e alle difficoltà derivanti da una economia ormai agonizzante. Quello che è stato definito il secolo socialdemocratico, con l’affermazione complessiva di un welfare robusto e diffuso a favore delle classi lavoratrici dei Paesi europei dell’Occidente, cominciava a entrare in crisi non soltanto perché era cessato il pericolo comunista, ma anche per un indebolimento complessivo, dal punto di vista progettuale, dello schieramento del centrosinistra imperniato sui socialisti. La crescente terziarizzazione dei Paesi, con un indebolimento della classe operaia e contadina, innestava momenti di difficoltà per i socialisti, che non avevano saputo dare risposte esaurienti alle sfide tecnologiche e non hanno saputo contrastare l’eccessiva finanziarizzazione dell’economia. Quello che in 50 anni i lavoratori e anche il ceto medio avevano faticosamente guadagnato, con lotte graduali ma decise, oggi viene messo in crisi dalla prevalenza di una finanza avida e aggressiva, che attraverso la globalizzazione ha asservito a un mercato senza regole persino i Governi democratici, le opinioni pubbliche, oltre che il sistema istituzionale a ogni livello, compresa l’informazione, che viene manipolata e resa, spesso non innocentemente, complice. Uno scarso 8-10% di famiglie possiede oltre il 50% della ricchezza complessiva, innescando processi scandalosi di diseguaglianze sociali ormai insopportabili. Quale può essere il ruolo socialista in un mondo totalmente trasformato, soggetto all’avidità di minoranze aggressive che usano tutti i mezzi in loro potere per mantenere o addirittura far crescere il loro peso politico-economico? Celebriamo quindi i 120 anni di socialismo italiano con moderato orgoglio, anche se davanti a noi si aprono, in contesti diversi, le stesse sfide che consentirono la nascita del movimento socialista.