Vittorio CraxiA dodici anni dalla scomparsa, il ‘caso-Craxi’ resta come il paradosso clamoroso di un ‘vincitore-sconfitto’: ebbe nettamente ragione sull’evoluzione negativa del sistema comunista, ebbe intuito nel voler affrontare con decisione il rinnovamento delle istituzioni italiane ed ebbe ragione sull’esito negativo della seconda Repubblica qualora si fosse fondata non sulla verità, ma sulla menzogna. Fu un grande leader della sinistra europea, c’è poco da fare, di gran lunga uno dei migliori degli ultimi trent’anni: nessun italiano fu rispettato e riconosciuto nel socialismo europeo in quanto leader ‘forte’ come lui. E questa cosa fa dispiacere ancora a molti. I conti in patria ormai sono stati fatti: uno dopo l’altro, amici e avversari, in questi anni, hanno fatto una fine ingloriosa. Resta da ricostruire una forza più coraggiosa e rinnovare un socialismo-democratico italiano ispirato ancora dall’attualità delle sue idee, dalla sua forza e dalla sua coerenza. In una fase di emergenza, sarebbe stato difficile vedere leader politici di statura sottrarsi a responsabilità di Governo e lasciare il terreno e il timone ai cosiddetti tecnici.  La tecnocrazia e il dominio della finanza non possono schiacciare la politica democratica: se ciò avviene, è perché la politica ha perso i suoi uomini migliori e, con essi, la sua forza e autorevolezza.



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Massimo/TORNIAI - Firenze ITALIA - Mail - lunedi 23 gennaio 2012 18.21
Un rimpianto per la perdita dell'uomo politico
Un ricordo dell'episodio di Sigonella per cui mi sono sentito orgoglioso di essere italiano.
Una constatazione di decadimento della democrazia parlamentare nonostante il sollievo per aver voltato pagina.
Una ossevazione circa l'ineleuttabilità della ristrettezza di manovra in un paese in cui la libertà di scelte economico-sociali è condizionata all'appartenenza all'Europa.
Una riflessione circa la attualità dell'ideale socialista in un panorama politico caratterizzato da mero pragmatismo.




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