Sono comunemente definite 'ragazze madri' quelle donne sole in attesa di un bambino, o che hanno già partorito. Se queste persone si trovano in gravi condizioni economiche possono rivolgersi ai Servizi sociali del Comune di residenza o della Provincia. Le ragazze madri hanno diritto a:
1) un aiuto nella ricerca di una sistemazione in una ‘casa-famiglia’ per il periodo di gravidanza e per la fase successiva alla nascita del figlio;
2) un sussidio economico per il periodo successivo alla nascita del figlio. Se si è in possesso del permesso di soggiorno e non si ha nessun sostegno economico di maternità, si può chiedere al proprio Comune di residenza un piccolo assegno per un periodo massimo di cinque mesi, per ogni figlio nato dal 1° luglio 2000 in poi. Se, invece, si stanno versando i contributi per la tutela previdenziale della maternità, oppure sono stati versati in passato per un certo periodo, ci si può rivolgere all’Inps per chiedere un assegno di maternità. La domanda deve essere presentata entro sei mesi dalla nascita del bambino. Le ‘ragazze-madri’ possono inoltre avere, attraverso i Servizi sociali del Comune di residenza, facilitazioni per inserire il bambino in un asilo nido. Inoltre, c’è una legge che risale al 1967 (contributi ex OMNI) che prevede un aiuto economico alle ‘ragazze-madri’. Tale legge prevede che l'aiuto debba essere erogato dalla Provincia di appartenenza. Ultimamente, in seguito al decentramento di competenze, se la Regione di appartenenza l’ha già applicato, bisogna rivolgersi al proprio Comune di residenza. La legge italiana consente anche di non riconoscere il figlio, al momento del parto e di lasciarlo in adozione, un escamotage che non tutti trovano ‘consono’: si aumentino dunque quantitativamente gli assegni a queste donne e si prolunghino i periodi di recepimento. Le si aiutino a trovare un lavoro come categorie protette e prioritarie, anziché indurle per fame ad abbandonare il proprio bambino.