Luca Sofri, figlio di Adriano, è divenuto improvvisamente popolare come coconduttore, in compagnia dell’istrionico Giuliano Ferrara, della trasmissione televisiva de La 7: “8 e mezzo”.

Luca Sofri, non crede sia giunto il momento di una chiarificazione netta a sinistra: riformisti da una parte e massimalisti dall’altra?
“Direi proprio di sì”.

E non ritiene sia ancora molto forte l’impressione di sovrastrutture ideologiche nelle analisi politiche di molti esponenti della sinistra italiana?
“Ideologiche, caratteriali, psicologiche, competitive: le sovrastrutture prosperano, sotto tutti i punti di vista”.

L’accusa che il centrodestra fa alla sinistra tutta è quella di essere giustizialista: lei che porta un cognome che, per chi ha memoria, ha un preciso significato, vede nella sinistra italiana un anelito libertario?
“La sinistra italiana non esiste: o meglio, esiste come insieme del tutto eterogeneo. È come dire “gli animali”: gli animali esistono, ma alla domanda “gli animali hanno quattro zampe?” non si può rispondere. Oppure, “gli animali sono pericolosi?”. Eccetera. Ci sono giustizialisti a sinistra e a destra, e persone per bene a sinistra e a destra. La differenza, è che a sinistra sono più incongrui – i giustizialisti – con i valori che dovrebbero rappresentare”.

Meglio un’ideologia a ‘piccole dosi’ o nessuna ideologia?
“Dipende da cos’è un’ideologia. In genere sono parole che si usano per svilire principi migliori: l’ideologia e le idee, il buonismo e la bontà, eccetera. Meglio nessuna certezza, comunque. Meglio piccole fragili ideologìuzze”.

Nuova etica dei valori, spiritualismo idealista, convergenza con la riflessione cristiano-sociale, rilancio di un nuovo umanesimo laico-riformista: quale il sentiero culturale che i Ds dovrebbero decidersi ad imboccare, secondo lei?
“Urca! Non sono all’altezza, né di valutare i sentieri culturali, né di suggerire ai Ds quale imboccare. Chiedo scusa”.

Berlinguer, Craxi, La Malfa, Di Vittorio, Amendola: il suo giudizio storico su ognuno di questi personaggi ed esponenti della Prima Repubblica.
“No, no: non voglio dare giudizi storici su nessuna persona, as a whole. Non sono in grado, e non mi piace: di ciascuna ho opinioni frammentate e contraddittorie, simpatie e dubbi, eccetera…”.

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