La storia delle società moderne è costellata da un numero impressionante di vittime per incidenti stradali, di morti a causa della caduta di aerei, per incidenti nelle pratiche ospedaliere, in incidenti casalinghi (soprattutto anziani e bambini) e, poi, incidenti sul lavoro, anche per fuochi pirotecnici. Passato il giorno della notizia, gli eventi passano nel dimenticatoio. Invece, i giornali si spendono in continue paginate e i siti internet in allarmistiche e terrificanti conclusioni quando accanto all’incidente appare la frase: fuga di radiazioni. Allora è tutto un fiorire di possibili allarmistici finali, ma poi in ultima analisi il morto non c’è. In realtà a morire è solo il buonsenso. Nel disastroso (dal punto di vista economico) incidente giapponese di Fukushima Daiichi, il morto “nucleare”, ancora non ci sta. Eppure i reattori incidentati sono stati tre (anche il quarto ha avuto problemi, ma di meno). Il morto“nucleare” non c’è stato perché i reattori nucleari moderati ad acqua leggera hanno la peculiarità di sviluppare l’incidente lentamente. Ciò ha permesso di creare una zona di esclusione di una ventina di chilometri, per cui la gente è stata protetta. Del resto non bisogna dimenticare che gli eventi iniziali sono stati originati, non dagli impianti, ma da un maremoto con onde di 14 metri di seguito ad un terremoto terrificante 9.0 Richter, che ha provocato oltre 24 mila morti. A causa di questo incidente nucleare ad essere immessi nell’atmosfera sono stati solo i radionuclidi volatili come lo Iodio 131 e il Cesio 137 sparsi per lo più verso l’oceano e in parte verso terra. Dello Iodio 131, che ha un tempo di dimezzamento (Td) di 8 giorni, dopo due mesi è rimasto ben poco, mentre in giro abbastanza diluito è rimasto il Cesio 137 che ha un Td di 30 anni. Poiché l’integrità dei contenitori primari è stata mantenuta allora è chiaro che questo incidente non può essere paragonato a quello di Chernobyl. È stato classificato 7 provvisorio della scala Ines, ma ha immesso in atmosfera solo un decimo della radioattività emessa a Chernobyl. Inoltre da Chernobyl non uscirono solo Iodio 131 e Cesio 137, ma anche Stronzio 90, isotopi del plutonio, eccetera. Per questo motivo si possono fare tutte le strumentalizzazioni possibili ma la verità è che i radionuclidi dispersi non uccideranno nessuno né adesso né fra venti anni, viste le basse dosi in giro nella zona. Lo stesso Aldo Pinchera, endocrinologo di fama internazionale dell'Università di Pisa e per anni impegnato nello studio degli effetti di Chernobyl, prova a fugare i dubbi sul rischio contaminazione dopo la crisi della centrale nucleare danneggiata dal sisma/tsunami dell'11 marzo 2011. ''A Tokyo come a Kyoto non ci sono problemi. Certo - dice all'Ansa - non conosco a fondo la situazione a Fukushima, ma con l'esperienza maturata posso dire che non c'è alcun rischio per la popolazione neanche lì”. Poi aggiunge: “Roma ha un fondo naturale con radioattività più alta di Tokyo ma questo non significa che sia pericolosa''. Il fatto è che sulle radiazioni non c’è molta voglia di parlare, di spiegare. Sembra che Società come Sogin (Società Gestione Impianti Nucleari) e Enti come Enea (Ente per le Nuove Tecnologie, l'Energia e l’Ambiente), come Ispra(Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) o Enti internazionali come Iaea (International Atomic EnergyAgency ) sono portati a mantenere un assoluto silenzio qualunque siano le sciocchezze che escono al riguardo sui giornali o nei vari siti internet. Poi ci sono le forzature e cioè il riportare con grande enfasi notizie che sono insignificanti dal punto di vista sanitario. Mah! Ne evidenzio una e cioè quelle delle “tracce di Plutonio” vicino a Fukushima. I giornali riportano che: “il plutonio è stato registrato in una città a circa 30 km dall’impianto, con un tasso di 4 Becquerel per metro quadrato, e in un villaggio sito a circa 45 km. da Fukushima, con un tasso molto più basso di 0,82 Becquerel. Il tasso medio di plutonio trovato nelle rilevazioni sul terreno che sono state compiute di routine tra il 1999 e il 2008 in Giappone è di 0,498 Bequerel, mentre il livello più alto registrato, prima dell’incidente di Fukushima, fu di 8 Becquerel per metro quadrato”. Una domanda sorge spontanea: “ma non è che queste tracce di plutonio (che non è un elemento volatile) non c’entrano nulla con l’incidente di Fukushima, tenendo presente che le tracce c’erano pure prima”? Altra considerazione: “non è che queste tracce di plutonio trovate a 45 km possono trovarsi anche a 100 o a 1000 km visto che è molto probabile che questo Plutonio derivi dal fall out (ricaduta) di quello immesso in atmosfera a seguito degli esperimenti di bombe nucleari fatti nel Pacifico alcuni decenni prima”? In totale le esplosioni nucleari sperimentate furono 2031 (711 in atmosfera), un bel numero. Il fall out degli esperimenti americani e britannici, per esempio, di grande potenza e, tutti senza eccezione, in località nei pressi dell'equatore si sono distribuiti uniformemente sopra l'intero globo. Quindi ritengo che le “tracce di plutonio” le troveremmo dappertutto, anche in altri Paesi, oltre che in Giappone, e con l’incidente di Fukushima, a mio avviso, non ci azzeccano nulla. Questa è una delle tante fandonie. Comunque in questo articolo vediamo di fornire notizie realistiche e serie a chi è in buona fede. Ricordiamo che noi umani siamo immersi in un mare di radiazioni sia terrestri che extra-terrestri. Gli esseri umani si sono sviluppati con tutte queste radiazioni con una evoluzione che ha migliorato la specie, portando gli individui sulla terra, negli ultimi due secoli, da 1 a 7 miliardi. Da qui una mente normale capisce subito che le radiazioni non influenzano lo sviluppo umano almeno non nelle dosi che si hanno in natura. I radioprotezionisti per studiare gli effetti, al riguardo, hanno definito una grandezza che è la Dose Efficaceche si misura in Sievert (che è l’energia della radiazione assorbita da una unità di massa biologica). Nella pratica corrente si usa un sottomultiplo: il millisievert. In Italia si assorbono 2,4 mS/anno in maniera naturale, ma ci sono posti dove si assorbono 6 mS/anno e altri in cui si superano i 40 mS/anno. Tutto ciò non comporta pericolo per nessuno visto che da migliaia di anni è così. Perciò possiamo dire che ci sono radiazioni buone (quelle a basse dosi) e quelle cattive (quelle a dosi elevate). Esempio. L’esposizione alle radiazioni solari per 15 minuti, due o tre voltealla settimana, è sufficiente per garantire la quantità di vitamina D necessaria all’organismo. Il 90% della vitamina D presente nell'organismo viene prodotta, infatti, in seguito all'esposizione ai raggi ultravioletti, detti UV. Si dirà: “ma queste sono radiazioni non ionizzanti”. Bene. Ecco allora la Medicina Nucleare, che usa le radiazioni ionizzanti. Infatti la Medicina Nucleare rappresenta una branca della medicina clinica che utilizza elementi o composti radioattivi, in vivo o in vitro, allo scopo di conseguire finalità diagnostiche, terapeutiche o di ricerca. La diagnostica in Medicina Nucleare ha il compito di vagliare tutti quegli elementi che possono comunque giovare all’identificazione e al chiarimento degli stati patologici. Come faremmo, quindi, senza le radiazioni e i radionuclidi? Sia per l’analisi delle fratture che per le malattie connesse all’osteoporosi? Come apparecchiature diagnostiche abbiamo la TAC(Tomografia Assiale Computerizzata)che dà in media 7 mS/evento, la SPECT(Tomografia Computerizzata a Emissione di Fotoni Singoli), la PET( Tomografia a Emissione di Positroni) e poi si ha la Scintigrafiache danno 10-20 mS/evento. Poi abbiamo i radioisotopi che sono utilizzati in medicina in due ambiti: la diagnosi e la terapia. I radiofarmacivengono somministrati direttamente al paziente, per via orale o endovenosa. Tali somministrazioni non causano danni in quanto le dosi impiegate sono basse e i radioisotopi impiegati hanno tossicità ed energia molto bassa. La Radioterapiaè nata circa un secolo fa in seguito alla scoperta dei raggi X e dei fenomeni legati alla radioattività e consiste nella somministrazione accurata di precisedosi di radiazioni per la cura di alcune malattie, in particolare dei tumori. Oggi, purtroppo, circa un quarto dei cittadini europei è soggetto a un episodio di cancro nel corso della propria vita. Ogni anno, secondo i dati censiti dalla Associazione Italiana di Radioterapia Oncologica (AIRO), vengono trattati nei 150 centri italiani di radioterapia circa 125 mila nuovi pazienti. Energia nucleare, radiazioni e radionuclidi danno, quindi, benessere e aumento di vita media. Importante è, ovviamente, la Dose assorbita. Perciò le radiazioni buone sono quelle che, nelle giuste dosi, permettono agli esseri umani di migliorare la loro vita e sono anche queste radiazioni le stesse contro le quali si fanno quelle stupide sceneggiate rivolte alla parte più ingenua dell’opinione pubblica per intimorirla a fini politici. Ecco allora l’importanza di far parte di un movimento ecologista concreto come Fare Ambienteche vuole difendere l’ambiente in modo serio analizzando la realtà industriale e le verità scientifiche. Insomma siamo gli ambientalisti del ventunesimo secolo in linea con il pensiero di altri grandi“ambientalisti pragmatici” come Barack Obama(Presidente USA), James Hansen(climatologo di fama mondiale), James Lovelock(guru dell’ecologismo mondiale), Bill Gates(fondatore di Microsoft), Patrick Moore(cofondatore di Greenpeace), Umberto Veronese(oncologo di fama mondiale), Chicco Testa(cofondatore di Legambiente). Il futuro è quì. E’l’energia nucleare il futuro dell’umanità.
Docente di Centrali termoelettriche all’Università della Calabria e Responsabile settore Energia di Fare Ambiente