Il Partito socialista italiano non trova pace. Eppure è un Partito storico, che rappresenta più di un secolo di vita politica italiana. E’ sopravvissuto a due guerre mondiali, a innumerevoli scissioni, ai fatti di Budapest e Praga, al muro di Berlino e a Tangentopoli, tanto per dirne qualcuna, ma oggi è alla ricerca di una identità condivisa e di una collocazione politica stabile. Cosa vuol dire essere socialisti? Il Partito è diviso tra chi continua a vedere in Bettino Craxi un ‘faro’ che illumina la strada del presente, chi cerca una via d’uscita moderata, ispirata sì ai principi del socialismo, ma pragmaticamente pronta a ogni dialettica e chi si pone problemi di maggiore respiro e ha posizioni integralmente ed esclusivamente di sinistra. Non si tratta di “correnti” legate a singole persone, ma di aree politiche che hanno precise radici storiche e ideologiche. Su questo scenario, già di per sé di difficile gestione, incombe il ritorno di coloro i quali, pur mantenendo un’adesione “intima” ai valori del socialismo, si sono allontanati dal Partito e hanno sostenuto Silvio Berlusconi. La matassa è intricata e l’unica soluzione possibile sarebbe quella di avviare un confronto tra le idee, per individuare convergenze e divergenze. Una unità è possibile, a partire dai valori ideali del socialismo, semplici e chiari pilastri all’interno dei quali molti, non solo gli attuali iscritti, potrebbero trovare una casa. A Fiuggi, il 2, 3 e 4 dicembre è previsto un Congresso programmatico del Partito, che però è al centro di molte polemiche, tant’è che alcuni lo hanno definito: “Il Congresso delle idee di Nencini…”. Questo perché le regole congressuali impediscono di votare documenti diversi da quello della Segreteria, prevedendo la presentazione di documenti “integrativi”, ma solo di carattere ‘settoriale’. Questi documenti, come recitano le norme “non sono posti in votazione in alcuna sede e non determinano delegati al livello congressuale superiore”. In pratica, conversazioni tra amici senza alcun valore politico. Molti iscritti, attraverso una lettera che ha raccolto un gran numero di adesioni, hanno chiesto di rivedere le norme congressuali, ritenute lesive sia della democrazia interna poiché oscurano ogni forma di dissenso, sia dello Statuto del Partito. In effetti, ragionando con il senno di poi, le norme appaiono un grande pasticcio e un errore politico. Possiamo anche essere d’accordo sul fatto che il Psi debba sopravvivere e che, per farlo, sia obbligato a incunearsi laddove vi siano maggiori garanzie; va da sé, che per fare ciò bisogna essere compatti. Ma questo dovrebbe essere un processo condiviso, chiaro, lineare, su cui costruire un consenso diffuso e ben più che maggioritario, di fronte alla cui cogenza e necessità ben pochi potrebbero dire di no. Scomodando Thomas Hobbes, possiamo dire che il ‘Leviatano’ esiste per garantire i ‘sudditi’. Lo scopo del patto è quello di delegare a una autorità superiore le prerogative naturali degli uomini ai fini della sopravvivenza. In pratica, la guida comune non è tale per diritto “divino”, ma su espressa volontà di chi detiene e cede i propri poteri. I futuri sudditi decidono quali poteri alienare. Partendo da questo presupposto, le norme congressuali sembrano una forzatura: per agire correttamente il Segretario (il Leviatano) doveva presentarsi di fronte all’assemblea degli iscritti e chiedere un preciso mandato che, prendendo atto dell’emergenza in cui versa il Partito, gli avrebbe concesso poteri emergenziali, tra i quali anche quelli di mettere in secondo piano, temporaneamente, il dissenso ai fini della sopravvivenza del Partito medesimo. Così non è stato. Si è scelta, magari con ottime intenzioni guardando alla sola finalità, una strada particolarmente impropria, tortuosa e contraddittoria. Il risultato è stata una reazione di indignazione diffusa di fronte a quello che è stato vissuto, giustamente, dal punto di vista della filosofia politica e del diritto, come un sopruso. Ma non è tardi per invertire la rotta. Nel prossimo futuro la “questione socialista” si porrà con sempre maggiore evidenza. C’è, oggi, più che mai bisogno, in Italia, di una forza che sia senza se e senza ma “socialista”: un Partito che non sia inquinato dal cattocomunismo, una forza che sappia riappropriarsi della sua naturale collocazione a sinistra e che si ponga, negli atti, al di là del Partito democratico, dialogando con tutti per il bene del Paese, ma mantenendo ferma la propria identità, collocazione e indipendenza. Questa forza si basa sugli iscritti e sui simpatizzanti, uomini e donne che ogni giorno cercano di mantenere alti i valori del socialismo. La sopravvivenza e il potenziamento di questa ‘rete’ dovrebbero essere gli obiettivi dei dirigenti. Per ciò che riguarda l’assise di Fiuggi, oltre al documento della Segreteria vi sono 4 documenti “integrativi”. Il documento ufficiale, pur essendo condivisibile sia nel quadro generale, sia nelle proposte, appare un palliativo rispetto ai mali che ci affliggono. I testi alternativi, ottimi sia dal punto di vista dell’analisi, sia della sintesi, offrono un materiale più che valido per migliorare la proposta della Segreteria. I documenti non appaiono in netta contrapposizione tra di loro, ma sono, con un po’ di sano lavoro e di buona volontà, integrabili. I testi “alternativi” andrebbero sussunti e dialettizzati con quello “ufficiale”, che non andrebbe più inteso come articolo di fede, bensì come “materiale a disposizione”. Quello di cui i socialisti non hanno bisogno, insomma, è di essere privati della libertà e della democrazia interna. Il Psi ha bisogno, invece, di incontrarsi, di discutere, di confrontarsi, di dissanguarsi, se necessario, ma di ricomporsi in una sintesi comune. Se si farà questo, gli ideali e la pratica politica socialiste risorgeranno. Il Congresso di Fiuggi ha due opzioni di fronte a sé: essere classificato come l’assise “delle idee di Nencini”, o passare alla Storia come il Congresso che ha dato l’avvio all’inversione di rotta e alla rinascita democratica e politica del Partito. Il mio augurio è che si scelga la seconda strada, per quanto laboriosa essa possa essere.
(articolo tratto dal sito www.mariannetv.eu)